Daniel il matto
Mario Pacifici
Edizioni Opposto euro 15
“…era senza dubbio il miglior scriba che si fosse mai visto a Roma. E le sue Ketuboth, i contratti matrimoniali dipinti e miniati, erano il vanto delle famiglie più agiate del ghetto…..Se solo lo avesse voluto avrebbe potuto fregiarsi del titolo di rabbino ma per farlo avrebbe dovuto accettare una disciplina cui era per natura refrattario”.
Daniel Fornari è il miglior artista ed erudito del Ghetto di Roma: una notorietà quella del sofer conquistata non solo per l’innegabile talento ma anche per il carattere collerico che lo porta a dispute accese con i rabbini e ad accessi d’ira verso quei pochi discepoli che riescono a frequentare per qualche tempo la bottega prima di essere cacciati o prima di andarsene loro stessi, incapaci di sopportare oltre i suoi modi aspri e bizzarri. Per tutto questo “il ghetto lo chiamava senza alcun imbarazzo Daniel il matto, sintetizzando in quel graffiante soprannome le sue esuberanze caratteriali”. Siamo alla fine del 1700 nel Ghetto di Roma in un periodo storico in cui la Chiesa ingerisce in modo pesante nella vita degli ebrei con vessazioni e soprusi di ogni sorta. Con questo nuovo romanzo Mario Pacifici, che nel 2008 ha vinto il concorso indetto dal festival della Letteratura Ebraica con un racconto sulle leggi razziali, ci regala un meraviglioso affresco di quell’epoca ritraendo in modo magistrale la vita degli ebrei e i loro rapporti conflittuali con le autorità ecclesiastiche. In quegli anni infatti la Chiesa tenta in vari modi di ricondurre gli ebrei alla “fede autentica” obbligandoli per esempio alle prediche “forzate” o condannandoli alla gogna per qualsiasi intemperanza.
Daniel il Matto però non si fa intimidire da nessuno, è un anticonformista ma anche un uomo giusto e generoso che mette in ridicolo i potenti, si fa beffe dei ricchi, sfida l’autorità ecclesiastica e non esita a difendere i più deboli da prevaricazioni e ingiustizie con mille espedienti. Attraverso il registro del racconto, Mario Pacifici ci introduce alla vita del Ghetto e intrecciando verità storica e finzione letteraria dipinge personaggi indimenticabili che interagiscono in un caleidoscopio di vicende originali con il talentuoso sofer: Josef Sacerdoti, il fattore che si scontra con lo scriba pur di conservare buoni rapporti con la Curia, la giovane moglie Rachele, capace di tenergli testa e dibattere le questioni più intricate ma anche di affidarsi a lui con fiducia e rispetto, il celebre scultore Alberto Canova che tenta invano di metterlo nel sacco, il giovane Samuel che il moré Shimon considera un “mentecatto” trova invece nella comprensione di Daniel e nell’amorevole pazienza di Rachele la capacità di esprimere se stesso.
Il libro di Pacifici, che si legge d’un fiato grazie ad una prosa scorrevole e a una scrittura ariosa, offre l’occasione di addentrarci in uno dei periodi storici più difficili per la vita degli ebrei caratterizzato da fenomeni di antigiudaismo e di intolleranza che l’autore delinea con accuratezza storica mettendo in scena personaggi d’invenzione di straordinaria efficacia. Un romanzo di grande potenza espressiva da leggere e consigliare agli amici!
Giorgia Greco