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Daniel il matto “…era senza dubbio il miglior scriba che si fosse mai visto a Roma. E le sue Ketuboth, i contratti matrimoniali dipinti e miniati, erano il vanto delle famiglie più agiate del ghetto…..Se solo lo avesse voluto avrebbe potuto fregiarsi del titolo di rabbino ma per farlo avrebbe dovuto accettare una disciplina cui era per natura refrattario”. Daniel il Matto però non si fa intimidire da nessuno, è un anticonformista ma anche un uomo giusto e generoso che mette in ridicolo i potenti, si fa beffe dei ricchi, sfida l’autorità ecclesiastica e non esita a difendere i più deboli da prevaricazioni e ingiustizie con mille espedienti. Attraverso il registro del racconto, Mario Pacifici ci introduce alla vita del Ghetto e intrecciando verità storica e finzione letteraria dipinge personaggi indimenticabili che interagiscono in un caleidoscopio di vicende originali con il talentuoso sofer: Josef Sacerdoti, il fattore che si scontra con lo scriba pur di conservare buoni rapporti con la Curia, la giovane moglie Rachele, capace di tenergli testa e dibattere le questioni più intricate ma anche di affidarsi a lui con fiducia e rispetto, il celebre scultore Alberto Canova che tenta invano di metterlo nel sacco, il giovane Samuel che il moré Shimon considera un “mentecatto” trova invece nella comprensione di Daniel e nell’amorevole pazienza di Rachele la capacità di esprimere se stesso. Il libro di Pacifici, che si legge d’un fiato grazie ad una prosa scorrevole e a una scrittura ariosa, offre l’occasione di addentrarci in uno dei periodi storici più difficili per la vita degli ebrei caratterizzato da fenomeni di antigiudaismo e di intolleranza che l’autore delinea con accuratezza storica mettendo in scena personaggi d’invenzione di straordinaria efficacia. Un romanzo di grande potenza espressiva da leggere e consigliare agli amici!
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