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La Stampa Rassegna Stampa
05.01.2015 Corte Penale Internazionale: i crimini che dovrebbe indagare sono quelli di Hamas e Fatah
Cronaca e commento di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 05 gennaio 2015
Pagina: 15
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «'Porteremo Netanyahu alla corte dell'Aia' - Sgominata cellula islamista»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 05/01/2015, a pag. 15, con il titolo "Porteremo Netanyahu alla corte dell'Aia", la cronaca e commento di Maurizio Molinari; con il titolo "Sgominata cellula islamista", la cronaca di Maurizio Molinari.


Arabi palestinesi scagliano pietre contro i soldati di Tzahal

"Porteremo Netanyahu alla corte dell'Aia"


Maurizio Molinari

Il primo atto di accusa contro Israele per «crimini di guerra» riguarderà il recente conflitto a Gaza: ad anticiparlo è Shawan Jabarin, capo dell’Istituto palestinese sui Diritti Umani a Ramallah, in coincidenza con la pubblicazione da parte di Al Fatah su Facebook di un fotomontaggio in cui si suggerisce che il premier israeliano Benjamin Netanyahu è destinato a essere condannato all’impiccagione da parte del Tribunale penale internazionale (Tpi). «Il governo palestinese ha iniziato a istruire i casi da presentare al Tpi dell’Aia - anticipa Jabarin - il primo riguarderà crimini contro i civili commessi a Gaza durante la guerra d’agosto e il secondo la costruzione di insediamenti in Cisgiordania».
Il presidente Abu Mazen, il capo negoziatore Saeb Erakat e i consiglieri legali del governo palestinesi hanno compiuto tale scelta perché «le violenze contro i civili a Gaza e gli insediamenti sono due crimini di guerra prolungati nel tempo e dunque sono evidenti a tutti».

Cappio per Bibi su Facebook
La reazione del governo di Gerusalemme è arrivata con il premier Benjamin Netanyahu che ha preannunciato «nuovi e più duri passi» dopo la scelta di non consegnare ai palestinesi 125 milioni di dollari di ritenute fiscali. «L’Autorità palestinese ha scelto la strada dello scontro e non resteremo con le mani in mano ad assistere al linciaggio dei nostri soldati davanti al Tpi» ha aggiunto il premier. Fra le ipotesi in discussione, secondo il ministro della Sicurezza Yuval Steinitz, vi sono «più severe sanzioni finanziarie» e anche la denuncia dei leader palestinesi, a cominciare da Abu Mazen, in sedi internazionali o davanti a un tribunale degli Usa, per «sostegno al terrorismo» in ragione del patto di governo in vigore con Hamas.
«Il blocco delle rimesse fiscali mensili è un ulteriore crimine contro i palestinesi - ha commentato Erakat - e potremmo reagire sciogliendo l’Autorità palestinese, perché non abbiamo più i fondi per pagare dipendenti pubblici, vigili e infermieri». In questa maniera, assicura Erakat «i territori torneranno alla situazione del 1992, sotto totale occupazione israeliana, ma è questo che Netanyahu vuole». Sarebbe la fine del processo di Oslo. A conferma della scelta palestinese di puntare all’incriminazione di Netanyahu per «crimini di guerra» c’è il post sulla pagina Facebook di Al Fatah, il partito di Abu Mazen, in cui si sovrappone la sua foto a un cappio, suggerendo che il Tpi deciderà nei suoi confronti la massima pena. Mahmoud al-Aloul, portavoce di Al Fatah, nega ogni responsabilità ma il post non è stato rimosso. La delegittimazione reciproca delle leadership è totale.

La fine del processo di Oslo
Si spiega così anche la fuga di notizie sull’incontro che Avigdor Lieberman, ministro degli Esteri israeliani, avrebbe avuto la scorsa settimana in una capitale europea con Mohammed Dahlan, ex capo della sicurezza palestinese e acerrimo avversario di Abu Mazen. Resta da vedere quali passi compierà l’amministrazione Obama, contraria alla denuncia di Israele al Tpi: se dovesse anch’essa adottare sanzioni finanziarie, l’Autorità palestinese rischierebbe il collasso. Proprio l’ipotesi di sanzioni Usa spiega la scelta di Abu Mazen di ipotizzare un «ritorno al Consiglio di Sicurezza dell’Onu» dopo lo smacco subito la scorsa settimana.

"Sgominata cellula islamista"


Hebron

Le forze di sicurezza israeliane hanno arrestato una cellula dello Stato Islamico (Isis) a Hebron, in Cisgiordania. Il blitz, avvenuto in novembre, è stato divulgato ieri assieme all’identità dei tre terroristi: Ahmed Wadeh Salah Shehadeh, 22 anni, Muhammad Fayyad Abd al-Qader, 21, e Ktzai Ibrahim Dib Maswadeh, 23. Il loro piano era uccidere soldati israeliani, impossessarsi delle loro armi e fare strage di civili. Avevano inoltre immaginato di far esplodere bombe ad alto potenziale contro i soldati e di attaccare il «Pozzo di Abramo» a Hebron. I tre hanno ammesso di appartenere a Isis, svelando il piano di creare una rete jihadista nei Territori e in Israele. È la prima cellula dello Stato Islamico finora trovata nei Territori. L’esercito israeliano ha creato una task force ad hoc per dare la caccia a possibili fiancheggiatori.

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