Riporendiamo dalla STAMPA di oggi, 04/01/2015, a pag.14, con il titolo " Egitto, la denuncia di Amal 'Stavano pe arrestarmi', la cronaca di Francesca Paci.
Francesca Paci La coppia Clooney
La moglie di George Clooney stava per essere arrestata ? Ma non scherziamo, nemmeno Francesca Paci può prendere per vera una bufala simile! Eppure il suo pezzo gronda simpatia per i miliziani di Al Jazeera ( ci rifiutiamo di chiamarli giornalisti). Al Jazeera è stata lo strumento inventato dall'Emiro del Qatar per destabilizzare i governi dei Paesi arabi pragmatici al fine di favorire l'arrivo al potere dei Fratelli Musulmani, come dire l'introduzione della Shari'a in tutto il mondo arabo:
Paci lo sa benissimo, i cosiddetti giornalisti erano in realtà dei miliziani, dei propagandisti di una dittatura spietata come quella del Qatar. Gli egiziani quando si sono accorti di chi era veramente Morsi, sono passati dalla parte di Al Sisi per cacciare il capo della Fratellanza Musulmana. Se oggi il Qatar viene a più miti consigli, l'hanno raccontato nei giorni scorsi su IC Zvi Mazel e Mordechai Kedar. Paci legga le loro analisi, e capirà perche 1) sono stati arrestati i miliziani di Al Jazeera e 2) perchè tra un po' verranno liberati dopo che il Qatar ha promesso di cambiare politica.
E' ora che l'Occidente la pianti di considerare il mondo arabo-musulmano con lo stesso metro che si applica nei paesi democratici. Da quelle parti, per bene che vada, si tratta di paesi 'pragmatici', ma pur sempre dittature. La scelta è fra il peggio e il meno peggio. E'quello che l'America non ha mai capito negli anni di Obama, esattamente come la Signora Clooney dimostra con la sua incredibile ingenuità.
Ecco l'articolo:
«Se criticare la magistratura può costare il carcere alla signora Clooney immaginate cosa rischiamo noi», nota un attivista egiziano commentando il botta e risposta tra il regime del presidente Sisi e Amal Alamuddin, l’avvocatessa dei diritti umani che difende uno dei tre giornalisti di al Jazeera in cella da dicembre 2013 con l’accusa di aver fiancheggiato gli ormai banditi FratelliMusulmani.Un tribunale del Cairo ha appena annullato le vecchie condanne (dai 7 ai 10 anni) ordinando un nuovo processo nei confronti dei reporter della tv qatariota diventati il simbolo della restaurazione in corso sulle ceneri di piazza Tahrir. Ma la smentita del ministero dell’Interno, che nega di aver mai minacciato di arrestare la bella penalista già ingaggiata da Assange, Timoshenko e l’ex ghedaffiano Abdullah Senussi se avesse pubblicato il rapporto della International Bar Association contro il sistema giudiziario nazionale, apre una finestra sulla tormentata transizione egiziana. Quattroannidopo A che punto è il Paese a quasi 4 anni dalla intrepida quanto naif rivoluzione contro il Faraone Mubarak? LadyClooney rivela al «Guardian» le intimidazioni ricevuteprimaancoradiassumere la difesa del canadese-egiziano Fahmy, alla sbarra con i colleghi Greste e Mohammed per aver raccontato la deposizione dell’ex presidente Morsi e la successiva sanguinaria repressione dei suoi sostenitori. Il Cairo punta l’indice contro il complotto, come ha già fatto con i rapporti diHuman Rights Watch, Amnesty, Reporters senzaFrontiere,Onu eCommittee to Protect Journalists (che hamesso l’Egitto tra i 10 paesi più nemici dei giornalisti 2014), tutti concordi nel denunciare il giro di vite contro la libertà d’espressione provato da 40 mila detenuti dal luglio 2014 e 20 mila civili giudicati da tribunali militari. Venerdì il Nadeem Center for Rehabilitation of Victims of Violence ha pubblicato una lista di 100 personemorte nel 2014 nelle prigioni egiziane per vari motivi tra cui la tortura. È possibile che, sebbene i corrispondenti di al Jazeera per ora restino in carcere, il loro caso venga risolto, anche perché grazie alla mediazione dell’Arabia Saudita sembra essersi affievolita l’ostilità del Cairo verso il Qatar, che nei giorni scorsi ha chiuso il canale MubasherMisr, un all news dedicato alla controrivoluzione egiziana. Vuol dire che il successore di Mubarak è consapevole di dover mettere un freno alle sue ambizioni in virtù della coscienza politica acquisita dal popolo il 25 gennaio 2011? Il blogger liberal Ahmed Moeeb è scettico: «I giornalisti di Doha sono make up, servono alle relazioni internazionali, cominceremo migliorare davvero solo quando verranno liberati tutti gli attivisti arrestati dal 2013». Riflettori accesi L’Egitto post Morsi ha puntato molto sulGolfo che, dopo lamessa al bando dei Fratelli Musulmani, ha promesso aiuti per 5 miliardi di dollari sauditi, quasi altrettanti da parte di Abu Dhabi e 4miliardi dalKuwait.Ne sono arrivati meno anche per via del deprezzamento del petrolio ma il problema è che secondo gli analisti servirebbero almeno 30 miliardi l’anno per 4 anni. Così il governo egiziano ha bisogno di un pedigree spendibile a livello internazionale che mal si concilia con l’immagine di Mohamed Nagy Shehata, il giudice che il 3 gennaio augurò «buon anniversario della libertà di stampa» ai reporter di al Jazeera dietro le sbarre.L’arrivo diAmalClooney ha fatto il resto: bella, nota e ben sposata, l’avvocatessa anglo-libanese accende i riflettori e il Cairo non può tirarsi indietro. Il ministero nega, la magistratura cerca una soluzione, gli attivisti temono le ritorsioni a telecamere globali spente.
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