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Il Patriarca Twal, ovvero: del doppio standard di giudizio 30/12/2014

Gentilissima Redazione, mi sembra inutile chiedere al Patriarca di Gerusalemme perché viva in Israele: la sua sede patriarcale è Gerusalemme da quando questa era ancora una città dell'Impero Ottomano. Per quanto, poi, riguarda l'atteggiamento del Patriarca Twal verso Israele, se si considera che è giordano, che quasi tutti i suoi fedeli sono arabi e che il Patriarcato comprende Israele, Giordania e Territori contesi oltre, se non erro, a Cipro, non credo gli si possa rimproverare granché. Seguo le sue dichiarazioni sin dalla sua nomina e mi è parso molto più equilibrato del predecessore. Può non essere filoisraeliano, ma l'accusa di essere 'ostile ad Israele sino alla menzogna' mi sembra richieda prove più sostanziose. L'omelia natalizia era in sostanza un appello a Dio a intervenire e donare la pace e la capacità di riconciliazione in una situazione in cui umanamente si dispera di poter vedere la pace nella Terra di Gesù per questa generazione, se non oltre. L'unico accenno 'terreno' era alla zona di Cremisan, dove decine di famiglie cristiane e due conventi hanno case e terre attraversate dal tracciato della barriera difensiva in via di costruzione (credo che penda ancora un ricorso alla Corte Suprema di Israele per una modifica del tracciato). Personalmente, non ho dubbi sulla precedenza delle esigenze di difesa dell'incolumità umana, ma spero vivamente che non debbano essere delle famiglie cristiane a farne le spese.
Molto cordialmente,

Annalisa Ferramosca

Il problema è che il Patriarca Twal - e con lui larga parte della Curia - utilizza due standard di giudizio su Israele e sul mondo arabo. Perché, per esempio, il Patriarca non riconosce come l'unico Paese di tutto il Medio Oriente in cui la presenza cristiana è in crescita sia Israele? Perché non viene condannato lo stato in cui vengono costretti i cristiani nei paesi arabi?
E' troppo comodo fruire dei benefici della residenza in Israele - un Paese che concede a tutti i propri cittadini identici diritti e opportunità - e condannarlo quando persegue delle comprensibili esigenze difensive - o, se preferiamo, di sopravvivenza.

IC redazione


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