Heidegger, Vattimo & Hitler
Commento di Vitaliano Bacchi
Il filosofo di Hitler l'allievo, Gianni Vattimo
Gianni Vattimo, diffusore del filosofo nazista in Italia, è' indubbiamente il maggior conoscitore italiano della filosofia di Heidegger; lo è perchè è il solo che ha saputo fare una analisi dell'opera di questo autore con i suoi stessi mezzi, senza cioè prescindere dal suo linguaggio e dal suo apparato concettuale originario. Tutti gli altri interpreti, compresi i più ortodossi come Lowith, hanno creato un metalinguaggio critico per poter esaminare un'opera filosofica di lettura impossibile, Vattimo no; è rimasto all'interno dell'universo heideggeriano, che condivide in quanto di pura critica del pensiero informale di Nietzsche che trova per la prima volta un suo ordine intellettuale proprio nella analisi heideggeriana ed è questo che ha legato questi due autori: la possibilità di fondare sulle teorie inattuali di Nietzsche la loro difficoltà di sostenere con critica razionale e non poetica o teologica - o politica come nel caso di Vattimo - la loro perdente polemica antimetafisica.
Incapace di teorizzare una gnoseologia fondamentale (cioè una teoria della conoscenza o intelligenza che dir si voglia) su basi sociali, come hanno fatto Lukacs e Schaff o scientifiche come Ernst Mach e Karl Mannheim, Heidegger ha sofferto del complesso di inferiorità nei confronti della filosofia classica tedesca per il semplice motivo che tutta la teoria filosofica tedesca della intelligenza è patrimonio esclusivo del razionalismo ebraico, che di tedesco aveva solo la sede delle università dove questi intellettuali ebrei insegnavano al tempo ed è così che pur di eludere il confronto per lui impossibile con i giganti della teoria della intelligenza, a cominciare dal suo maestro Husserl poi Wittgentsein e Reichenbach e Carnap e Schlick e poi Hermann Cohen e Kelsen e Freud tutti gli altri autentici filosofi di questa eccezionale scuola di pensiero del razionalismo ebraico, il filosofo nazista ha eluso il confronto mistificandolo su basi solo ermeneutico-linguistiche nella forma e teologico-poetiche nella sostanza. In questo modo questo nazista della prima ora ha adempiuto il mandato del suo Führer riservandosi la bolla degli ebrei come razza nemica del popolo tedesco e lo ha fatto con il suo linguaggio bislacco e odioso definendoli “il popolo metafisico per eccellenza” e cioè abili nel pensiero astratto in tutte le sue forme, senza avere il coraggio di confessare che confrontarsi con il pensiero metafisico ebraico per lui era impossibile ed è per questo che poesia e teologia confluiscono e sono elaborate nella sua bizzarra ermeneutica con un solo oggettivo risultato: quello di aver confessato involontariamente la inaccettabile verità e cioè che senza metafisica non è possibile il pensiero scientifico.
L'elusione del confronto con il razionalismo ebraico e quindi con la più potente scuola metafisica venne realizzato con ricorso a categorie della religione della poesia e dell'oroscopo proprio per la incapacità di sostenere un confronto soprattutto con Husserl verso il quale il filosofo di Hitler conservò per tutta la vita un complesso di inferiorità intellettuale fin quasi patetico.
Heidegger ha fallito in teoria della intelligenza non perchè fosse un ignorante, perchè era un prete e i preti sono uomini di fede non di ragione e cioè di filosofia; le sue lezioni a Friburgo erano sui padri della Chiesa: Agostino, Duns Scoto e la mistica medioevale, lezioni di teologia quindi non di filosofia.
Al congresso di filosofia a Roma nel 1936 si presentò con una prolusione su Holderlin, un poeta tedesco e l'assemblea dei filosofi italiani del tempo dovette comunque applaudire perchè quello era il filosofo di Hitler senza che nessuno di loro abbia avuto il coraggio di far presente che illustrare un poeta ad un congresso di filosofia faceva capire le ragioni per le quali aveva potuto teorizzare il pensiero razionale come la causa dell'oblio dell'essere e quindi proporre in sua vece una nuova intelligenza religiosa e non più razionale del mondo.
Quello che conta è che la sua polemica antimetafisica ed il suo linguaggio da manicomio hanno trovato la vergogna finale nella recente pubblicazione dei suoi “quaderni neri” nei quali gli ebrei “sono l'emblema della astrattezza matematica e quindi della razionalità scientifica” un modo retorico per sostenere l'antisemitismo nazista che aveva indicato questa abilità razionale come segno di turpe affarismo. Doveva quindi bollare e disprezzare la comunità ebraica tedesca e costruirne l'iconografia dell'odio per adempiere il mandato che il Führer gli aveva commissionato ed ha semplicemente salvato le apparenze ricorrendo ad un lessico che nemmeno lui capiva e che quindi andava bene per tutto, compresa la judenreine di Himmler.
La sola cosa che non ha avuto il coraggio di scrivere è che le ragioni dell'antisemitismo sono tante; l'invidia per un livello intellettuale irraggiungibile è una delle più potenti. Non che a Vattimo sia comune questa invidia, ma è certamente comune l'odio per Israele, moderno sostituto dell'antisemitismo non più presentabile, che probabilmente lo ha aiutato non poco nel recupero culturale del filosofo di Hitler.
Vitaliano Bacchi