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Informazione Corretta Rassegna Stampa
29.12.2014 IC7 - Il commento di Giorgio Berruto
Dal 21 al 27 dicembre 2014

Testata: Informazione Corretta
Data: 29 dicembre 2014
Pagina: 1
Autore: Giorgio Berruto
Titolo: «IC7 - Il commento di Giorgio Berruto»

IC 7 - Il commento di Giorgio Berruto
Dal 21 al 27 dicembre 2014

Essere cristiani oggi: Israele e territori palestinesi a confronto


Per Babbo Natale quest'anno sarà facile... l'unico luogo del Medio Oriente dove ci sono ancora dei cristiani da cui andare è... lo Stato ebraico

Per molti dei cristiani che vivono in Siria e Iraq, ha detto Papa Francesco nella lettera inviata ai cristiani del Medio Oriente in occasione del Natale, “alle note dei canti natalizi si mescoleranno le lacrime e i sospiri”. Come noto, i cristiani che vivono oggi nei Paesi arabi, e più in generale in quelli islamici, sono discriminati, perseguitati, in taluni casi uccisi. Si sta riproponendo contro di loro la stessa dinamica che ha portato alla scomparsa dell’ebraismo dal mondo arabo-islamico tra gli anni quaranta e settanta del Novecento. E senza dubbio gli appelli al dialogo da parte della Santa Sede non sono una soluzione al problema. Il Vaticano, quando si tratta della condizione delle popolazioni cristiane in Medio Oriente, dimentica volentieri di essere anche un potere politico, e non solo etico-ideologico, di riferimento per centinaia di milioni di persone in tutto il mondo.

Tuttavia non voglio parlarvi della condizione dei cristiani sotto regimi come l’Isis, riconosciuto in Occidente come intollerante e razzista e, almeno alle nostre latitudini, universalmente condannato. Vi parlerò, invece, dei cristiani che vivono in Israele e nei territori palestinesi: West Bank e Gaza.

La presenza cristiana nella Striscia di Gaza è ormai poco più di un ricordo. Esistono ancora alcune decine di cristiani, ma l’intolleranza nei loro confronti da parte del regime islamista di estrema destra di Hamas fa sì che la scomparsa definitiva del cristianesimo a Gaza sia questione di anni, forse di mesi.

Nel West Bank amministrato dall’Autorità Nazionale Palestinese (Anp) la situazione non è a tal punto drammatica, ma non è certamente confortante. Già nella Gerusalemme occupata dalla Giordania tra 1949 e 1967, la presenza cristiana crollò da 31.000 a 13.000 unità. A Betlemme, uno dei centri con presenza cristiana più antica e cospicua, oggi i cristiani non superano il 25% della popolazione, nel 1945 erano il 71%. In tutta la Cisgiordania nel 1945 i cristiani erano circa 59.000, sono precipitati a 42.000 nel 1967, dopo diciotto anni di occupazione giordana, per risalire poi nel periodo in cui Israele controllava direttamente la regione e decrescere nuovamente a partire dagli accordi di Oslo, in seguito ai quali alla Anp è stato affidato il controllo esclusivo sul 98% della popolazione non ebraica del West Bank.

Qualcuno potrebbe opinare che la decrescita della presenza cristiana in West Bank sia una conseguenza della difficile situazione economica della regione, oppure della presunta occupazione israeliana. E’ un argomento semplicemente falso, perché nei medesimi luoghi la popolazione musulmana continua a crescere a ritmo impetuoso: in Cisgiordania e a Gaza viveva un milione di arabi nel 1950, ce ne sono oltre 4.300.000 oggi. Dunque la sparizione dei cristiani dai territori palestinesi non può essere spiegata né dall’economia né dal ruolo dello Stato di Israele. I numeri parlano chiaro: i cristiani diminuiscono inesorabilmente sotto i governi arabo-islamici, che si tratti di quello di Egitto e Giordania (dal 1949 al 1967), dell’Anp (dal 1993) o di Hamas a Gaza (dal 2007).

A questo punto sorge spontanea una domanda: i cristiani stanno scomparendo dal Medio Oriente? Entro qualche decennio l’unica traccia della loro presenza sarà relegata, nella migliore delle ipotesi, ai libri di storia? La risposta è negativa. E’ vero che i cristiani sono in via di estinzione nel mondo arabo e islamico, ma è altrettanto vero che la loro presenza è in continua crescita nell’unico Stato non a maggioranza islamica della regione. Si tratta, naturalmente, di Israele. Nel 1950 vivevano in Israele 34.000 cristiani, quasi tutti arabi. Oggi i soli arabi cristiani cittadini di Israele sono 130.000, e sono perlopiù perfettamente inseriti nel vibrante tessuto sociale di questa isola di democrazia. Significa un incremento del 382%, non male per un Paese indicato dai suoi detrattori come razzista.


Giorgio Berruto
- Redazione IC


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