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Israele e l'informazione cattolica 24/12/2014

Gentilissima Redazione,
ho letto sulla Vostra rassegna stampa del 23 dicembre un breve articolo di "Avvenire" sulle dichiarazioni di Abu Mazen di condanna dello sradicamento delle comunità cristiane in Siria ed Iraq. Nel Vostro commento avete criticato "Avvenire" per non aver ricordato la felice condizione dei cristiani in Israele e sostanzialmente accusato Abu Mazen di ipocrisia o mancanza di serietà per non occuparsi della fuga dei cristiani dai Territori amministrati dall'ANP. Non sono molto d'accordo sul primo punto: non è detto che si debba parlare di Israele ogni volta che si parla di qualcuno dei suoi vicini e non mi piace l'idea di elogiarlo solo per il fatto che si comporta da nazione civile e Stato democratico, anche tenendo conto del maggiore sforzo che richiede il restare democratici in uno stato di guerra che risale all'infanzia dei miei genitori. Quello che trovo veramente grave ed offensivo, da cristiana credente, è che Abbas, da un lato, continui a parlare di Gesù come di un "messaggero palestinese", con tanti saluti alla Sua identità, come Uomo, di Figlio di Israele (non è la prima volta: credo l'anno scorso, il Prof. Volli ha scritto una splendida 'Cartolina' sul tema); dall'altro, strumentalizzi la tragedia dei cristiani siriani ed iracheni per elogiare ed incoraggiare il boicottaggio contro Israele, suggerendo un parallelo tra lo sradicamento delle comunità cristiane ed i profughi palestinesi del 1948 che storicamente non tiene e che implicitamente proietta su Israele la barbarie degli odierni terroristi dello 'Stato Islamico' e compagni. Ho appena scritto ad "Avvenire", esprimendo la mia speranza che l'articolo in questione, che nulla obietta a tali parole, sia stato accompagnato da un separato e adeguato commento in proposito e che, comunque, simili strumentalizzazioni (della Fede e delle tragedie umane) non passino più sotto silenzio.
Con i più vivi auguri di buon Natale e felice anno nuovo a Voi ed a tutti i lettori,

Annalisa Ferramosca

Ricambiamo gli auguri e sottoscriviamo gran parte della sua lettera. La trasfigurazione della figura di Gesù in palestinese è una delle armi utilizzate oggi dall'antisemitismo arabo-islamico.
Per quanto riguarda il suo disaccordo sul commento al pezzo uscito ieri su Avvenire, invece, crediamo fermamente che l'informazione di giornali cattolici sia in Italia profondamente scorretta. Il problema non è che non si parla di Israele nell'articolo in questione, ma che, su questa testata, non si parla mai di Israele, se non quando sembra possibile - a torto o a ragione, ma di solito a torto - attribuire colpe allo Stato ebraico. Quello stesso Stato dove la comunità cristiana cresce e prospera. Una grossa ipocrisia, non trova?

IC redazione


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