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Ugo Volli
Cartoline
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Non dobbiamo aver paura del terrorismo: né della cosa né della parola 23/12/2014

 Non dobbiamo aver paura del terrorismo: né della cosa né della parola
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

 

L'islamismo uccide la libertà di parola

Cari amici,
che rapporto c'è fra le parole e le cose? Dal Cratilo di Platone un grande tema filosofico, c'entra anche la magia che crede di poter manipolare gli oggetti coi loro “veri nomi” ma è anche un problema pratico e politico, perché chiamare le cose col loro nome obbliga ad agire di conseguenza.

Vi faccio l'esempio che mi ha suscitato questa riflessione. Negli scorsi giorni in Francia ci sono stati tre attacchi dello stesso tipo che da qualche tempo sono compiuti anche in Israele: un tale è entrato in una stazione di polizia, ha accoltellato due poliziotti ed è stato abbattuto (http://www.today.it/mondo/abbattuto-uomo-francia-tours.html); un altro ha investito la folla con una macchina a Digione (http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2014/12/21/grida-allah-u-akbar-e-investe-11-persone_3a802a92-3e90-4edd-a613-d922d4a20b9f.html), un terzo ieri a Nantes ha fatto la stessa cosa con un furgone (http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/ESTERI/nantes_automobilista_investe_passanti_pugnala/notizie/1081996.shtml). Che cosa avevano in comune questi crimini? E' semplice, chi li ha commessi era un musulmano e questa era la sua motivazione, come ha sottolineato lui stesso col grido di fede (ma anche di guerra) “Allah è grande”. Ma c'è un'altra cosa che questi attentati hanno in comune: che le autorità si sono affrettate a negare la matrice politica dei crimini, seguiti subito da giornali e media “autorevoli”: non c'è terrorismo, bisogna definire gli autori come “disturbati” o “pazzi”. (http://blog.eretzyisrael.org/post/105723607950/20-dec-14-bbc-unable-to-call-him-terrorist)

La stessa cosa è successa del resto, sempre in questi giorni, a New York: l'attentatore che ha ucciso due poliziotti a caso, si chiamava Ismaaiyl Abdullah Brinsley e nella sua pagina Facebook aveva collocato una citazione del Corano che vi raccomando caldamente di meditare: “Metti il terrore nel cuore dei nemici di Allah e dei tuoi nemici" (http://www.jewishpress.com/news/breaking-news/ny-police-search-for-missing-links-on-deranged-muslim-murderer-of-cops/2014/12/22/). Naturalmente è proibito parlare di attacco politico o religioso. Anche lui, poverino, era matto. Ci dev'essere una strana congiunzione astrale che fa agitare i matti di questi tempi. Perché anche in Italia c'è stato ieri un attentato alla stazione di Bologna, un incendio doloso che ha messo fuori servizio gli impianti dell'Alta Velocità, naturalmente mettendo anche a rischio la sua sicurezza. Il movimento No Tav aveva preannunciato più volte l'estensione della sua attività criminale fuori della Val di Susa, ha lasciato la sua firma in una scritta su un muro e il Ministro dei trasporti Lupi ha qualificato subito l'attentato come “un atto di terrorismo contro le ferrovie”; ma Renzi si è affrettato a ridimensionare le frasi del ministro: “Non rievochiamo le parole del passato” (http://www.lastampa.it/2014/12/23/italia/cronache/a-bologna-treni-fermi-per-un-incendio-doloso-ZpQmN8qntdHmpzb3uP48EP/pagina.html). Val la pena di notare che i No Tav, come i loro fratelli maggiori del terrorismo degli anni Settanta, sono andati a imparare il mestiere nei campi palestinisti (http://www.notav.info/movimento/dallitalia-alla-palestina-israele-gli-attivisti-condividono-riflessioni-sulla-lotta-popolare/).

Già, “le parole del passato”, la prima delle quali e la più proibita è “terrorismo”. Tutti cercano di evitare questa parola, come se con ciò si scongiurasse anche il fatto. Sentite come la BBC stabilisce che si debbano trattare casi del genere nel suo regolamento: “Uso della lingua (§11.4.5): Dobbiamo denunciare gli atti di terrorismo in modo rapido, preciso, pienamente e responsabilmente. Il terrorismo è un argomento difficile ed emotivo con notevoli implicazione politiche; è richiesta molta cura nell'uso di un linguaggio che porta giudizi di valore. Cerchiamo di evitare l'uso del termine "terrorista" senza attribuzione. Quando lo facciamo dovremmo sforzarci di farlo in maniera coerente nelle storie che riportiamo in tutti i nostri servizi e in un modo che non mini la nostra reputazione di obiettività e precisione. La parola "terrorista" può essere un ostacolo piuttosto che un aiuto alla comprensione... Non dovremmo adottare il modo di esprimerci degli altri soggetti come nostro; la nostra responsabilità è quella di rimanere obiettivi e riferire in modi che consentano ai nostri spettatori di fare le proprie valutazioni su chi ha fatto che cosa cosa a chi." In sostanza la BBC non accetta di condannare il terrorismo e neanche di nominarlo, neppure se è qualificato come tale da stati e polizie. Per un'elaborazione più completa di questa programmatica ipocrisia, leggete la versione completa di queste istruzioni qui: http://www.bbc.co.uk/editorialguidelines/page/guidance-reporting-terrorism-full. In sostanza nulla è terrorismo, perché il terrorismo non esiste; o meglio è l'etichetta che i cattivi governi applicano alle buone lotte popolari, in particolare ai poveri islamisti oppressi che si ribellano. Il risultato di questa magia linguistica è che i media si sono inventati un nuovo termine “politically correct” per queste attività : “Allahu-akbar-attack” (http://blog.eretzyisrael.org/post/105723607950/20-dec-14-bbc-unable-to-call-him-terrorist).

Il fatto è che il termine terrorismo è molto più giusto, perché è nato proprio in Francia nell'Ottocento per indicare la violenza politica indiscriminata, che non mirando a colpire avversari precisi ma persone simbolo (Napoleone III, Umberto I, gli zar russi) o in generale la folla o le strutture di servizio collettivo funzionavano soprattutto attraverso la loro risonanza mediatica per creare un clima di insicurezza e di terrore, piegando così la volontà degli stati nemici. Erano terroristi gli anarchici, i socialisti rivoluzionari, lo furono molti “movimenti di liberazione” del Terzo Mondo, per esempio quello algerino, che vinse col terrorismo e poi naturalmente continuò a governare col terrore. Da sempre sono terroristi i movimenti palestinisti, che ritengono di avere il diritto di colpire tutti gli israeliani, dai neonati ai vecchi, ma anche tutti gli ebrei e chi è loro vicino. In questo modo indiscriminato di combattere si cela una profonda ideologia nazista e nichilista: nessuna persona, per innocua che sia è degna di rispetto, nessuna cosa è fuori dalla minaccia della distruzione: ogni persona, ogni cosa sono uno strumento di “lotta”, proprio perché sono care, amate, utili, innocenti. Più si colpisce ciò che è amato, più si uccidono persone non coinvolte nel conflitto, senza una responsabilità politica, più si fa del male. E i terroristi (che amano la morte, lo dicono loro, quelli di Hamas come lo dicevano i franchisti spagnoli, guardate qui come lo dichiarano esplicitamente: http://palwatch.org/main.aspx?fi=157&doc_id=12235), hanno l'obiettivo di far soffrire il più possibile le proprie vittime.

Oggi questa pratica si sta generalizzando, ed è arrivata anche largamente in Occidente. Al posto dei grandi attentati, difficili da organizzare, c'è un terrorismo diffuso, svolto da persone apparentemente isolate, ma propagandato e insegnato sul web. E' necessario reagire, isolarlo, distruggerlo, perché è (ancora) piuttosto minoritario anche nel suo ambiente. Per farlo però bisogna averne coscienza e denunciarlo e dunque nominarlo. Non abbiamo paura almeno di chiamare terrorismo il terrorismo; la paura è proprio quel che il terrorismo cerca di produrre in noi.


Ugo Volli


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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