Riprendiamo da AVVENIRE, a pag. 8, la cronaca "Abu Mazen: 'Lo sradicamento dei cristiani è crimine davanti alla legge e davanti a Dio' ".
L'articolo pubblicato sul quotidiano dei vescovi è paradossale fin dal titolo: Abu Mazen che condanna lo sradicamento, la persecuzione e l'espulsione dei cristiani da parte dei regimi islamisti. Si tratta di un paradosso perché in tutto il Medio Oriente, inclusi i territori amministrati dalla Anp dello stesso Abu Mazen - non solo nelle regioni controllate dallo Stato islamico - i cristiani stanno diminuendo di numero. In molte zone sono già scomparsi: convertiti a forza, uccisi, fuggiti. Betlemme ne è un vistoso esempio: da quando è sotto la totale gestione dell'Anp (Zona A) i cristiani sono vessati oltre ogni misura, e infatti cercano di andarsene, se possono.
Solo uno Stato in Medio Oriente costituisce un'isola felice per i cristiani. E' un piccolo Stato dove, negli ultimi 60 anni, la popolazione cristiana è triplicata e - lungi da venire perseguitata - si è perlopiù integrata nel vibrante tessuto sociale del Paese.
Questo piccolo Stato è Israele, e Avvenire dovrebbe tenerlo bene a mente.
Nell'articolo che riproduciamo seguono le affermazioni deliranti di Abu Mazen, un leader che ormai soltanto la cecità occidentale può considerare "moderato".
Abu Mazen
Ecco l'articolo:
"L'islam porta la pace!"
"Mi sembrano tutti decisamente in pace"
«Lo sradicamento delle comunità cristiane da parte di organizzazioni terroristiche in Siria e in Iraq, come le uccisioni di fedeli di tutte le religioni, è un crimine davanti alla legge internazionale e un peccato davanti a Dio». Queste le parole pronunciate dal presidente palestinese Abu Mazen in occasione del suo messaggio di Natale. Un messaggio in cui, più volte, ha ricordato il viaggio di papa Francesco in Terra Santa a maggio, riprendendone la forte esortazione: «Non c'è Medio Oriente senza cristiani».
Il presidente ha sottolineato che «i palestinesi conoscono bene questo sradicamento», e che «le moschee e le chiese di Gerusalemme continueranno a ricordare al mondo dell'identità palestinese, araba, cristiana e musulmana della città». Poi Abu Mazen ha ringraziato le «Chiese, di sacerdoti e fedeli di tutto il mondo che si sono uniti alla campagna per boicottare e disinvestire nelle aziende che sostengono l'occupazione israeliana, così come le Chiese che si sono rivolte ai loro governi per riconoscere lo Stato di Palestina». Dopo aver ricordato che si celebra la nascita di Gesù, «un messaggero palestinese di amore, giustizia e pace», Abu Mazen ha detto che tutto ciò che chiede per Natale è «giustizia». E giustizia, ha precisato, vuol dire «fine dell'occupazione israeliana di Gerusalemme Est, parte integrale dello stato di Palestina sulla base dei confini del 1967».
Per inviare la propria opinione ad Avvenire, telefonare 02/67801, oppure cliccare sulla e-mail sottostante