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Dario Sanchez
Un giovane, oggi, in Israele
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Giulia, non ebrea, 18 anni, arriva in Israele 21/12/2014
 Giulia, non ebrea, 18 anni, arriva in Israele
Commento di Dario Sanchez

Giulia è una ragazza italiana , non ebrea, di diciotto anni, che ha deciso di festeggiare il raggiungimento della maggiore età tornando per una seconda in Israele, dopo essere rimasta affascinata dalla mia terra e dai suoi abitanti, in un precedente viaggio fatto la scorsa estate con una sua amica.
Coinvolto dal suo entusiasmo, ho accettato di aiutarla nella realizzazione della sua tesina di maturità che avrà per tema principale la Storia di Israele e di ospitarla e di fargli da guida per una settimana tra i luoghi storici del sionismo e dell’ebraismo. In questi giorni ha avuto modo di vedere diversi musei a Tel Aviv e Gerusalemme, di visitare un kibbutz israeliano rimasto tradizionale, di assistere alle celebrazioni della festa di Channukah e di prender parte alla cena dell’entrata di Shabbat, ospite di una famiglia israeliana.

Sono sempre più i giovani italiani non ebrei che per svago, studio e lavoro comprano un biglietto low cost ed affollano gli ostelli dello Stato Ebraico: generalmente questi giovani una volta tornati a casa diventano veri e propri ambasciatori di Israele del mondo, invitando altri ragazzi a partire alla luce della loro esperienza positiva.
Spesso, come nel caso di Giulia, poi ritornano. Questo fenomeno - in costante crescita e assolutamente nuovo in Italia - controbilancia positivamente il turismo dell’odio promosso dai vari grandi e piccoli pacifinti in cerca di pubblico e palcoscenico:
Israele, fortunatamente, è sempre più percepito dai ragazzi italiani non ebrei come un Paese normale, e non più come terra d’approdo esclusiva per preti, comitive di pellegrini e militanti politici filopalestinesi.
Oggi molti ragazzi che vengono in Israele lo fanno attratti dalla Storia, dalla Cultura e dalle bellezze naturali che questo Paese offre ai suoi visitatori, nonché dalle particolarità che rendono Tel Aviv e la capitale Gerusalemme città uniche al mondo.
D. Qual’era l’opinione che avevi di Israele prima del tuo primo viaggio della scorsa estate?
R. Pensavo che fosse un posto pericoloso, instabile e sconvolto da perenni conflitti, al punto che mi rifiutai di partire con mia madre e mia sorella quando due anni fa, nel periodo di Pasqua, decisero di venire in vacanza in Israele. Una volta tornate mi raccontarono che era una terra accogliente e un posto meraviglioso: molto diverso dal racconti che ne fanno giornali e telegiornali.
D. Cosa ti ha spinto, dunque, a decidere di passare l’estate dei tuoi diciassette anni in Israele ?
R. I racconti e l'esperienza di mia madre hanno sicuramente avuto un peso, ma a dire la verità a spingermi a partire senza la mia famiglia è stata la mia compagna di classe Martina: lei -(pur non essendo ebrea e senza esserci mai stata prima (ndr) -ha sempre avuto il chiodo fisso di Israele. E’ con lei che infatti che ho fatto il mio primo viaggio, visitando Tel Aviv, Gerusalemme e Masada.
D. Per quale motivo una ragazza italiana dovrebbe passare almeno una settimana di vacanza a Tel Aviv piuttosto che… Ibiza, Malta, Barcellona, Mykonos?
R. Probabilmente il motivo è più emotivo che razionale: senza dubbio i luoghi che mi hai citato sono molto belli, e attraenti per una ragazza italiana. Senza dubbio Tel Aviv, la New York del mediterraneo, colpisce chiunque per l’accoglienza e quell’amalgamarsi di culture diverse portate dalle diverse ondate di immigrazione che altrove è difficilissimo trovare: non a Ibiza e negli altri luoghi che mi hai citato. Ma, tanto per dirla tutta, ciò che ti fa restare nel cuore Tel Aviv non sono i grattacieli futuristici, le discoteche il lungomare e i suoi musei, ma l’atmosfera che si respira e la tenacia dei suoi abitanti. Tel Aviv, che davvero non dorme mai, con la sua voglia di vivere frenetica e insaziabile, è una sfida continua al medio-oriente di sangue sconvolto dalla follia islamista.
D. E Gerusalemme?
R. Gerusalemme è una delle città più affascinanti e ricche di storia al mondo: il modo in cui tradizioni religiose diversissime riescono a convivere - nonostante diversi periodi di tensione - è sorprendente.
D. Alcuni attivisti “pacifisti” ed esponenti politici italiani hanno sostenuto che in Israele, e in particolare a Gerusalemme, sarebbe in vigore un regime di apartheid ai danni degli arabi palestinesi. Cosa ne pensi? Cosa rispondi a queste persone?
R. Non c’è alcuna apartheid a Gerusalemme. Sugli autobus ebrei “laici”, “ortodossi" e “ultra-ortodossi”, donne velate e soldatesse israeliane, rabbini e iman, musulmani devoti, pellegrini e turisti siedono fianco a fianco. E lo stesso avviene nelle strade e nei negozi. A queste persone rispondo: venite in Israele, e salite su un autobus.
D. Parlami degli Israeliani.
R. Gentili, ospitali, di una semplicità disarmante: difficile da trovare in Italia. Non ho mai trovato così tanta accoglienza da parte di perfetti sconosciuti. I miei coetanei hanno una maturità superiore rispetto ai loro anni: vivono la vita, ma anche il peso della responsabilità del servizio militare. Rispetto a me ai miei amici italiani hanno tutto un altro senso dello Stato. Lo sentono come loro, da difendere, e non come un corpo estraneo, ostile.
D. Tornerai ancora in Israele? R. Si. Con mia madre, le prossime vacanze di Pasqua. Come avrebbe dovuto essere stato già due anni fa.

Dario Sanchez


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