Riprendiamo da LIBERO di oggi, 21/12/2014, a pag.12, il reportage di Andrea Morigi, dal titolo " La Tunisia guarda all'Occidente. L'Italia si volta dall'altra parte".
Non si capisce la titolazione. Nel pezzo di Andrea Morigi non vi è traccia che lo giustifichi. Anzi.
Andrea Morigi
Nella nuova Tunisia arrivano i capitali stranieri. Aspettano soltanto un po' di stabilità politica per sapere dove, come e quanto investire. Qualcuno si è già mosso pert empo,senza troppi timori. Il consorzio Airbus ha deciso di installare un impianto di manutenzione dei suoi velivoli proprio qui, nel Paese dov'è nata la primavera araba e che, del resto, è anche il primo in cui si è compiuta una transizione democratica. A dimostrazione che è possibile sconfiggere il fondamentalismo con lo strumento del voto, il 26 ottobre scorso gli elettori hanno deciso di punire Ennahda, il partito che si ispira ai Fratelli Musulmani, decretandone la sconfitta politica alle legislative. Dal primo posto del 2011, quando aveva conquistato 89 seggi in Parlamento, è sceso a 69. Una forza consistente, ma ormai marginale anche per l'esito del ballottaggio per le presidenziali di oggi. I fondamentalisti, divisi al loro interno,non erano riusciti nemmeno a esprimere un proprio candidato e, pur dissimulando la loro scelta, avevano puntato tutto sull'attuale capo dello Stato, Moncef Marzouki, riuscendo però a farlo arrivare soltanto secondo. Salvo sorprese che potrebbero derivare dalla forte tendenza all'astensionismo, i pronostici quindi appaiono favorevoli al vincitore del primo turno, l'87enne ex ministro degli Esteri del governo di Habib Bourguiba, Beji Caid Essebsi, il cui partito laico e di sinistra Nida Tounes ha ottenuto anche la maggioranza parlamentare. Al loro fianco, paradossalmente, non si sono schierati né la Francia socialista né i suoi giornali progressisti come Le Monde e Libération, che semmai lanciano allarmi per il ritorno al passato regime, in uno strano gioco parallelo con la stampa del Qatar, l'emirato che tenta di allargare la propria influenza sull’Islam mediterraneo. Così, il quotidiano di Doha Al Arabi Al Jadid grida al complotto perché gli Emirati Arabi Uniti avrebbero finanziato la campagna elettorale di Essebsi, con una cifra fra i sette e i dieci milioni di dollari tutta da verificare, allo scopo di isolare Ennahda ed escluderlo dal prossimo governo. Insieme agli Stati del Golfo, sempre contro i Fratelli Musulmani, si schierano anche i sauditi, ai quali si deve la spinta maggiore verso l'espansione urbanistica di Tunisi.Hanno costruito a loro spese il quartiere più chic della capitale, Les Berges du Lac, a patto che non vi si vendano bevande alcoliche.Ci si può bere in compenso, da Cosmitto, il miglior caffè espresso della città, per il sollievo dei palati italiani. Comunquei tunisini si sono presi la rivincita e, a poca distanza da lì, a La Marsa, hanno trasformato l'antico stabilimento balneare del Bey in un cocktail bar, affollatissimo in barba all'ormai desueto comma 317 del codice penale, risalente al periodo coloniale, che in teoria punisce con quindici giorni di carcere e una multa chi venda alcolici a un musulmano. Insomma le concessioni alla sharia non sono poi così intollerabili e si aggirano facilmente, considerato che la Société de fabrication des boissons de Tunisie, produttrice di alcune delle migliori birre maghrebine, dall'inizio del 2014 ha visto incrementare di oltre il 61% il prezzo delle proprie azioni sulla piazza finanziarial ocale, conquistando il primato per capitalizzazione con un valore complessivo di 737 milioni di euro, nonostante un'imposta del 70% sul prezzo di vendita delle bevande alcoliche e il divieto di pubblicizzarle.Se l'economia avanza nonostante le contraddizioni, il settore del turismo è lo specchio della crescita fra le difficoltà. Se da un lato il villaggio biancoblu di Sidi Bou Said è fra le 20 località migliori del mondo scelte dal National Geographic Traveler per il 2015, dall'altro le incertezze sulla sicurezza nel periodo post-rivoluzione hanno determinato un drastico calo delle presenze di stranierinel 2014. Oltre ad assicurare il controllo dell'ordine pubblico, il governo sta rispondendo con un ampliamento dell’offerta. Accanto alle vacanze nelle spiagge di Djerba, Hammamet e Monastir, si propongono percorsi naturalistici e culturali, valorizzando le aree finora rimaste ai margini del circuito. A simboleggiare lo slancio verso l'Europa è Cap Angela, a 17 km da Biserta, il punto più settentrionale del continente africano a poche miglia marine dalla Sardegna,un litorale ancora intatto circondato da colline e dalla macchia mediterranea. Il Ministro del Turismo tunisino Amel Karboul, una manager quarantenne che si è formata in Germania,porta con sé una cultura della tutela ambientale d'ispirazione nordeuropea e si propone di valorizzare la zona escludendo la cementificazione.Recupererando le costruzioni che si trovano nei pressi del faro, migliorando la segnaletica e la viabilità per facilitare l'accesso all'area, costruiranno spazi di accoglienza.E sperano così di creare nuove opportunità di impiego per una gioventù in parte ancora tentata dall'emigrazione e in parte dalla guerra santa in Siria e in Iraq.Si stima che sul territorio nazionale siano fra tremila e cinquemila le aspiranti reclute dell'Isis, donne comprese, pronte a espatriare per combattere nell'esercito del Califfo.Perc ontrastare il fenomeno, spiega a Libero il ministro Karboul, non basteranno i posti di lavoro e nemmeno con la stretta sorveglianza delle inquiete frontiere con la Libia e l'Algeria,ma occorrerà anche agire alla radice, curando la formazione degli imam e promuovendo un islam compatibile con la società circostante. Alla sfida del radicalismo religioso, che accomuna ormai Europa, America,Australia e Nordafrica, si risponde anche investendo in educazione e cultura. Iniziative come la Maisonde l'Image, fondata da Olfa Fekki e Wassim Ghozlani,che offrono ai nuovi talenti artistici tunisini la possibilità di utilizzare spazi per la grafica, la fotografia e la cinematografia, sono sostenute dall'Organizzazione per la Francofonia, dal British Council, da società multinazionali che si fanno concorrenza nel tentativo di favorire lo sviluppo delle risorse della nazione araba più promettente. Li aiutano, rigorosamente a casa loro, anche gli svizzeri della fondazione Swiss Contact, in collaborazione con aziende statunitensi come Vistaprint e la Conect, la Confindustria locale, per seguire il percorsoformativo di decine di giovani fino a quando trovano in loco un impiego soddisfacente anche dal puntodi vista retributivo. Anche l'Italia, sia pure in unambito diverso, si muove, promuovendo la cultura italiana tramite la DanteAlighieri. Una storica pubblicazione, IlCorriere di Tunisi, testimonia la presenza storica, ma non più incisiva come nel secolo scorso,della comunità italiana,passata dai circa 90mila residenti del 1926 agli attuali tremila. Rimangono circa 700 aziende italiane, ormai radicate da decenni nella realtà produttiva locale.Sono loro il punto di forza per tornare ad avere un ruolo nella trasformazione della nuova Tunisia e orientarla verso l'Occidente.
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