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Il Medio Oriente fuori controllo Analisi di Mordechai Kedar (Traduzione dall’ebraico di Rochel Sylvetsky, versione italiana di Yehudit Weisz)
Ovunque si guardi, in Medio Oriente c’è il caos: massacri sanguinosi, crolli economici e disastri politici. L’atmosfera prevalente degli ultimi giorni, è quella di una situazione che sta andando fuori controllo in tutti i settori. Israele non ha ancora reagito seriamente a queste iniziative palestinesi, e di recente si è saputo che il Ministro Livni, cui era stata affidata la responsabilità dei negoziati con l’Autorità palestinese, è ideologicamente e politicamente a favore di chi ha architettato gli Accordi di Oslo. I sondaggi d’opinione tra la popolazione araba che vive in Giudea e Samaria, dimostrano che Hamas gode più consensi di Fatah. Ecco perché gli israeliani, ma anche tutti coloro che dicono di lavorare per questa soluzione, in realtà stanno favorendo l’ascesa di un altro Stato terrorista come quello sorto a Gaza. L’ISIS ha trucidato 150 donne a Falluja, in Iraq, perchè non avevano accettato di sottomettersi agli umilianti diktat dell’organizzazione islamica. A Peshawar, in Pakistan, i talebani assassini hanno preso di mira una scuola e hanno fatto 141 vittime, tra studenti e insegnanti. Nel Sudan del Sud si sta svolgendo una guerra fra tribù e i morti della giovane nazione sono già migliaia. La Libia è diventata un bagno di sangue in una guerra senza fine tra milizie tribali, mentre un’organizzazione sciita, schierata pro Iran, ha conquistato metà Yemen, compresa la capitale, Sana’a. Dove sono le Organizzazioni per i Diritti Umani? Dove sono gli amici di Rachel Corrie? Perché non li sentiamo né li vediamo fermare con i loro corpi i bulldozer egiziani, come fecero invece quando Israele aveva distrutto ma in misura meno profonda, il Corridoio Philadelphia? I combattenti islamici stanno operando nella regione di Idlib per due motivi: Un altro fattore che aggiunge instabilità nella regione è l’attività dell’Arabia Saudita. Non si compromette direttamente nella guerra, ma condizionando il prezzo del greggio. I sauditi recentemente hanno aumentato la produzione di petrolio in modo da invadere il mercato e abbassare i prezzi. La ragione immediata per questo passo è probabilmente da ricercarsi nei piani sauditi per rendere la produzione di greggio - in rapido sviluppo negli Stati Uniti - in un’impresa non redditizia economicamente e quindi non competitiva. Qualcuno crede che Paesi come l’Iran rimarranno a guardare, mentre l’Arabia Saudita nuoce alla loro economia così duramente? Tutti si rendono conto che un missile iraniano su una piattaforma petrolifera saudita non necessariamente porterebbe alla guerra, ma può certamente far salire alle stelle il prezzo del petrolio. Chi detiene il potere in Iran, nemico di vecchia data dei sauditi, non ci penserà due volte. Vale la pena notare che anche l’Arabia Saudita è stata danneggiata dai minori proventi derivanti dalle esportazioni di petrolio, ma la monarchia saudita ha enormi riserve finanziarie che le conferiscono una tranquillità economica quasi illimitata. I sauditi possono distribuire il petrolio che producono senza profitti anche per un anno, senza gravi danni per la loro economia. Israele, l’isola di stabilità in Medio Oriente, è ora presa nel vortice di una campagna elettorale, che porta naturalmente a una qualche incertezza sul futuro: la coalizione che uscirà dalle elezioni, sarà di centro-destra o di centro -sinistra? Chi verrà eletto cederà alle vane speranze di coloro che in Israele e fuori credono nel delirio dei due Stati, o porterà un elemento di razionalità nel pensiero politico israeliano e si rifiuterà di prendere in considerazione una politica che potrebbe consentire la creazione di un altro Stato del terrore in Medio Oriente, questa volta sulle alture della Giudea e Samaria, il luogo di origine del popolo ebraico? Durante Hanukkah, che stiamo celebrando in questi giorni, ricordiamo i miracoli che i nostri antenati hanno vissuto nella guerra contro i conquistatori greci e in quella culturale che hanno condotto contro gli ebrei ellenizzati che stavano in mezzo a loro, e che si erano schierati con il nemico. Le sfide affrontate allora, sono incredibilmente simili a quelle che il popolo ebraico deve fronteggiare oggi. Possa Dio concedere la vittoria a coloro che sono fedeli a Lui oggi, proprio come fece allora. Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi |
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