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Il Giornale - Libero Rassegna Stampa
17.12.2014 Pakistan, strage nella scuola: il jihad contro gli studenti
Commenti e analisi di Fiamma Nirenstein, Gian Micalessin, Carlo Panella

Testata:Il Giornale - Libero
Autore: Fiamma Nirenstein - Gian Micalessin - Carlo Panella
Titolo: «Beslan e i baby kamikaze: ecco perché l'islam calpesta i più piccoli - Perché stavolta non c'è una fatwa degli islamici? - La jihad contro gli studenti ultima frontiera del terrorismo»

Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 17/12/2014, a pag. 1-15, con il titolo "Beslan e i baby kamikaze: ecco perché l'islam calpesta i più piccoli", l'analisi di Fiamma Nirenstein; a pag. 14, con il titolo "Perché stavolta non c'è una fatwa degli islamici?", il commento di Gian Micalessin; da LIBERO, a pag. 1-13, con il titolo "La jihad contro gli studenti ultima frontiera del terrorismo", l'analisi di Carlo Panella.


Pakistan: la disperazione dei famigliari delle vittime dell'attentato di ieri

IL GIORNALE - Fiamma Nirenstein: "Beslan e i baby kamikaze: ecco perché l'islam calpesta i più piccoli"


Fiamma Nirenstein

A Peshawar, in Pakistan, al grido di «Allah è grande», i talebani hanno ucciso in una scuola 141 persone, per la grande maggioranza bambini.
Non c'è nulla per un uomo o una donna del nostro mondo che sia più comunicativo della parola «bambino»: significa amore, protezione, dovere. L'adorazione del Bambin Gesù è un luogo basilare della cultura occidentale, la nostra arte, la nostra letteratura sono popolate da sguardi infantili. Anche da noi avvengono episodi terribili contro l'infanzia, ma si tratta di bestemmie imperdonabili. Giusto Hitler mandò i bambini tedeschi a morire in divisa. Qui la divisa non c'è, ma nel mondo islamista c'è invece una disponibilità a uccidere in massa i bambini e anche a utilizzarli come armi letali.

Per i talebani, gli iraniani, l'Isis, per sciiti e sunniti estremisti non c'è niente di importante quanto la vittoria finale dell'islam, e l'enorme numero di bambini si presenta come un'assurda svalutazione del loro valore. La strage della scuola di Peshawar in Afghanistan è stata fatta a sangue freddo, la strage per la strage: i talebani hanno fucilato i bambini sul posto e si sono anche dati la pena di spiegare: «Abbiamo colpito la scuola perché l'esercito colpisce le nostre famiglie: abbiamo voluto far sentire loro il nostro dolore». Questa immonda contabilità che si riferisce alle operazioni militari contro i talibani nel Waziristan convince invece che gli assassini non diano nessuna importanza né alle loro famiglie né a nessun valore umano, ma solo ai loro obiettivi politici purtroppo mai messi completamente a nudo o combattuti dal governo doppiogiochista, che adesso li condanna. Se vogliamo applicare gli schemi della guerra islamica, qui abbiamo una strage sunnita contro i sunniti stessi; ma se guardiamo ancora il diario di ieri, vediamo una strage invece stavolta sunnita, di Al Qaida, contro gli sciiti amici dell'Iran. Il risultato è sempre lo stesso: la strage degli innocenti. Infatti in Yemen uno scuolabus è esploso, sono state uccise almeno 15 scolare. Bambine ammazzate perché Al Qaida odia gli Houtis amici degli ayatollah. Bambine e bambini morti punteggiano la guerra islamista. Solo alcuni episodi: l'Iran nel 1980 utilizzò i suoi bambini come frangimine, li munì di una chiave di plastica per il paradiso appesa al collo, li mandò a saltare per aria sulle mine irachene per aprire la strada all'esercito. Circa 100mila bambini iraniani sono stati uccisi così.

Ma la strage non conosce latitudine: tutti ci ricordiamo quella di Beslan, in Ossezia. Nel 2004 un gruppo di 32 ribelli ceceni sequestrò in un edificio scolastico 1.200 persone; quando le forze speciali fecero irruzione sparò senza pietà uccidendo 186 alunni. L'Isis si fa pregio, ai giorni nostri, di compiere continue stragi di bambini, ostentate nei video come complemento della conquista territoriale, e dei rapimenti e stupri di donne: la famosa frase «prima le donne e i bambini» nel caso dell'Isis ha un significato opposto, più sono deboli e più vengono uccisi. Così è accaduto con i bambini cristiani di Niniveh, con i bambini degli Yazidi. Varie testimonianze parlano di bambini decapitati le cui teste sono state infilzate su picche e messe in mostra. A Raqqa si è parlato di 300 bambini rapiti. Il loro uso è quello di piccoli guerriglieri destinati alla strage e alla morte. Le «università» in cui si fa ai bambini il training militare sono diffuse in tutto il mondo islamico, gli si riempie la testa di dottrine bellicistiche e gli si mette in mano un fucile. Hamas fa così, con una bella fascia verde in testa. I talebani prelevano i bambini dalle madrasse e li usano come bambe umane: vengono equipaggiati di Ied (Improvise Explosive Devices); circa 250 bambini sono stati fermati negli ultimi cinque anni per questo. Una bambina di 10 anni ha raccontato che suo fratello, un talebano, ha cercato di farla saltare per aria a un check point. I palestinesi hanno teorizzato l'uso dei piccoli shahid: bambini con la cintura da suicida sono stati scoperti e salvati dagli israeliani all'ultimo momento; Arafat l'ha teorizzato: «Che c'è di più grande di quando un piccolo eroe diventa uno shahid (un martire)?», disse.

Durante la seconda intifada 40 bambini sono stati coinvolti in attentati suicidi, 29 i terroristi suicidi sotto l'età di 18 anni. C'è una simmetria evidente nel mandare i bambini alla strage e all'assassinio: in ambedue i casi è evidente il disprezzo per la loro vita. La scuola, è solo strumento di indottrinamento. Malala, premio Nobel fu colpita perché andava a scuola. Ieri ha fatto sentire la sua voce di bambina ancora in vita per caso, fra tanti.

IL GIORNALE - Gian Micalessin: "Perché stavolta non c'è una fatwa degli islamici?"


Gian Micalessin

Musulmani di tutto il mondo, musulmani d'Italia dove siete? E se ci siete perché non parlate? Ieri i talebani pakistani hanno massacrato più di cento bimbi. Non erano bimbi kafiri. Non erano figli d'infedeli. Erano tutti bimbi musulmani. Bambini come i vostri. Figli di quella Peshawar che trenta anni fa accoglieva i profughi afghani in fuga dai sovietici. Eppure davanti a quella strage ignobile, commessa, come ammesso dai talebani, per mera, disgustosa vendetta non proferite parola. Avete lanciato «fatwe» per le vignette sul Profeta di un giornale danese. Avete fatto fuoco e fiamme per un episodio televisivo di South Park. Avete bruciato il nostro consolato a Bengasi per una maglietta di Calderoli. Eppure davanti a cento vittime innocenti, alcune freddate con un barbaro colpo alla nuca, non balbettate mezza condanna. Certo la vostra indifferenza è così abituale, così consolidata, così scontata da apparire ormai quasi inevitabile. Anzi guai a disturbarvi. A farlo si rischia di venir messi alla gogna, di finire in quell'inferno del politicamente scorretto dove i nostri utili idioti inventori di baggianate come l'islamofobia, relegano chi osa criticarvi. Ma stavolta il vostro silenzio passa il segno. Guardatevi attorno. Tutto il mondo civile di cui pretendete di far parte - dagli Usa alla Germania, dal nostro Matteo Renzi al suo omologo inglese David Cameron - esprimono la loro indignazione, il loro sdegno per una strage commessa nel cuore della vostra comunità, della vostra «umma». Da voi, invece, manco mezza parola. Le comunità islamiche italiane sempre pronte a schierarsi per Gaza non aprono bocca. I talebani afghani si dissociano ma i predicatori di Al Jazeera sempre pronti a incendiare le folle non farfugliano mezza condanna. E in Qatar, Arabia Saudita e Turchia, vostre nazioni simbolo, regna un silenzio di tomba. Musulmani se ci siete battete un colpo. E se una fatwa per i vostri figli vi sembra troppo recitate almeno una preghiera. Ma per cortesia fatevi sentire. E fatecelo sapere.

LIBERO - Carlo Panella: La jihad contro gli studenti ultima frontiera del terrorismo"


Carlo Panella

Abbiamo già ascoltato altre volte le parole di sdegno che i potenti del mondo e tanti sepolcri imbiancati dell'islam, hanno pronunciato ieri per condannare l'osceno macello dei bambini di Peshawar. Le abbiamo sentite dopo il tentativo di omicidio della quindicenne pakistana Malala Yousufzai, colpevole di voler studiare. Le abbiamo sentite il giorno dopo il rapimento del 15 aprile scorso delle 276 studentesse del collegio femminile di Chibok, in Nigeria, costrette a convertirsi all' Islam e sposate forzatamente agli jihadisti dei Boko Haram. Abbiamo assistito - personalmente irritati - alla stupida campagna "Bring Back Our Girls", per chiedere la loro liberazione, iniziata dalla boriosa Michelle Obama e poi cresciuta in maniera virale in tutto il pianeta. Ecco, quella stupida campagna, che ovviamente non ha avuto nessun effetto, è il simbolo dell'impotenza e dell'ignavia dell'Occidente - e dell'islam moderato - nei confronti del fenomeno jihadista e della strage degli innocenti studenti che insanguina il mondo musulmano.

Ieri, poche ore dopo la strage di Peshawar, 15 bambini studenti sono stati massacrati assieme a 10 adulti in due attentati a Radaa, nello Yemen. Il 15 giugno 2013 una donna kamikaze si è fatta esplodere nell'università di Quetta in Pakistan, maciullando 14 studentesse. Tre scuole femminili sono state rase al suolo con attentati notturni nel Waziristan pakistano. Sempre vicino a Peshawar, il 7 settembre 2013, quattro ragazzini sono stati massacrati con un attentato contro uno scuolabus e altri sei sono stati uccisi proprio tre giorni fa.

La ragione di questo jihad contro i ragazzini - e soprattutto contro le ragazzine scolare - è ovviamente centrale nell'ideologia dei jihadisti e dei terroristi islamici, ma non è - come stupidamente dicono le anime belle del politically correct - in spregio all'insegnamento e ai libri. E', invece, la pratica conseguenza della lettura formale e integralista del Corano. Malala è stata colpita non perché andava a scuola, ma per la scuola in cui andava. La sua istruzione era sì "Haram", impura perché la donna, come scrive il Corano, «è naturalmente sottomessa all'uomo», ma soprattutto perché non avveniva nella sola forma permessa: la madrassa, lo studio del Corano. Boko Haram, significa «la cultura occidentale è impura» per una ragione discriminante: perché la nostra cultura si basa sulla ragione, anche nella Fede, nel rapporto tra ragione e Fede, come disse magistralmente Benedetto XVI a Ratisbona.

Questo è il punto: fanno strage di bambine e bambini scolari non in odio all'istruzione, ma in spregio alla "nostra" istruzione occidentale. Leggete i nuovi programmi di studio imposti dal Califfato Nero nelle scuole e Università: chiuse le facoltà di Giurisprudenza e Scienze politiche, Educazione Fisica e Belle Arti. Ma soprattutto chiusa la facoltà di Filosofia. Questa chiusura spiega tutto: odiano non solo il libero pensiero, ma soprattutto e innanzitutto il pensiero, come peraltro insegna il più grande filosofo islamico, al Ghazali che scrisse il suo testo più importante intitolandolo proprio: "Contro i filosofi".

E su queste follie oscurantiste, stragi incluse, i jihadisti riscuotono consenso. Come lo riscuotono quando violentano e vendono come schiave le bambine cristiane e yazide. La ragione è semplice e loro la spiegano in dotti documenti che citano le Sure del Corano: questi usi e costumi barbari sono prescritti dal Profeta Maometto. Non si può esercitare la ragione per relativizzarli. Per questo non vengono isolati e combattuti culturalmente dal grande mondo dell'islam cosiddetto "moderato" che pure, in parte, li combatte manu militari. Perché tutto l'islam - tranne marginali eccezioni - concorda pienamente con questo osceno e oscurantista rigetto della razionalità. Il Corano non si può interpretare con la ragione, perché è parola di Dio, immutabile, ininterpretabile. Questo pensa tutto il mondo musulmano che infatti critica e condanna i jihadisti unicamente per la loro violenza sanguinaria. Ma sa bene che le radici ideologiche e religiose sono comuni, che la loro sharia è la stessa che si pratica in molti paesi arabi. Questa è la ragione più profonda e drammatica della terribile lezione che ci viene dai banchi insanguinati di Peshawar: dopo 13 anni dall'11 settembre 2001, la nostra guerra al terrorismo sta fallendo. La barbarie, i jihadisti sono oggi cento-mille volte più forti di allora. E odiano il pensiero.

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