Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 16/12/2014, a pag. 35, con il titolo "Da Lutero a Heidegger le radici filosofiche dell'antisemitismo", l'articolo di Alessandra Iadicicco.
Heidegger e Hitler
Gli elogi di Alessandra Iadicicco nei confronti dell'analisi di Heidegger svolta da Donatella Di Cesare sono azzardati, perché la Di Cesare è dentro fino al collo all'affaire Heidegger, essendo la vicepresidente della Fondazione che porta il nome del filosofo nazista, deputata, come tutte le fondazioni, a mantenere vivo il ricordo del defunto, difenderne la memoria, favorirne la diffusione delle idee.
L'opera di Donatella Di Cesare merita una disamina attenta, perché ci sono molti modi per difendere Heidegger e il suo antisemitismo nascondendosi dietro una apparente critica.
Non a caso Di Cesare è una affezionata amica di Gianni Vattimo, noto - oltre che per il suo odio contro Israele - per essere stato il primo diffusore delle idee del filosofo nazista in Italia.
Ecco l'articolo:
Donatella Di Cesare Gianni Vattimo
Capita ancora oggi che la filosofia faccia sensazione. Non è la prima volta che attorno a Martin Heidegger si crei lo scandalo. La news sensazionale di quest’anno è la pubblicazione dei suoi Quaderni neri. Che sono usciti la scorsa primavera in Germania in anticipo sui tempi che Heidegger stesso aveva stabilito, prevedendone la pubblicazione a conclusione della sua monumentale opera omnia. E che, con le loro dichiarazioni antisemite, non certo cadute inavvertitamente dalla penna nell’ambito di una scrittura privata, ma profondamente incardinate nel sistema del pensiero dell’essere, hanno gettato scompiglio nelle opinioni pubbliche.
In Italia i tre volumi del testo usciranno entro il 2015 da Bompiani. Ma già sono disponibili un paio di saggi utili a inquadrare il problema. Sono appena usciti dalle edizioni Ets gli atti di una giornata di studio tenutasi a Pisa in luglio, con gli interventi di studiosi internazionali, da Peter Trawny, curatore degli Schwarze Hefte in Germania, a Jesús Adrián Escudero, a Dean Komel a Alfredo Rocha De La Torre: Metafisica e antisemitismo, a cura di Adriano Fabris. Ma un testo imprescindibile per capire a fondo un nodo filosofico tanto oscuro è quello che Donatella Di Cesare, ordinario di teoretica alla Sapienza di Roma, ha scritto per Bollati Boringhieri: Heidegger e gli Ebrei.
È un libro coraggioso. Di notevole spessore teorico, perché, al di là del clamore scatenato intorno all’affare-Heidegger, punta dritto al cuore della questione: là dove, nel pensiero di Heidegger, la questione dell’essere incrocia la questione ebraica. Mette in luce con chiarezza - sorprendente rispetto alla ben nota oscurità della prosa heideggeriana, in cui pure sapientemente si addentra per interpretare - le radici filosofiche dell’antisemitismo del pensatore tedesco, intrecciate a una fitta tradizione che risale, in Germania, almeno a Lutero. Soprattutto si guarda bene dal pronunciare condanne o assoluzioni - come Di Cesare, dalla sua posizione di vice presidente della Heidegger-Gesellschaft e membro della comunità ebraica di Roma, poteva essere portata a fare - e si propone solo di fornire tutti gli elementi per capire.
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