IC7 - Il commento di Daniele Scalise
Dal 7 al 13 dicembre 2014
Amici cattivi
Marine Le Pen
Tempo addietro un amico che in passato ha militato, con convinzione appassionata e non poca influenza, in area libertaria e radicale e che da decenni sostiene le ragioni di Israele mi ha detto: “Ho l’impressione che a volte alcune persone di destra difendano Israele ma per un grave fraintendimento, ispirati da un sentimento antiarabo e razzista senza sapere, o fingendo di ignorare, che Israele non è mai stato antiarabo, mai anti-islamico, mai razzista”.
Quella osservazione mi ha illuminato su qualcosa che segretamente sapevo ma che non riuscivo a nominare. Negli anni è infatti capitato anche a me di incontrare gente – di destra se non addirittura di estrema destra, reduci o nostalgici di varia misura e con diverse responsabilità – che proclamavano una ambigua simpatia nei confronti di Israele. Gente che vaneggiava parlando con sinistro entusiasmo di uno Stato dove c’era un esercito cazzuto, che sapeva menar le mani senza far tante storie, che trattava gli arabi come si deve e stupidaggini di questo tipo.
Chiunque entri in contatto con la realtà israeliana ha la veloce e netta percezione che l’impronta profonda e convinta, la storia e la politica che segnano quel Paese lo qualificano come una democrazia genuina pur se attraversata da immani fatiche e con tutti i limiti, le contraddizioni e perfino le distorsioni che caratterizzano ogni democrazia che sia degna di questo nome. Il sentimento razzista non entra però nei limiti, nelle contraddizioni e nelle distorsioni di Israele, non è nel suo dna, non viene né tollerato né men che mai coltivato, accarezzato e perseguito. Non sto parlando di un ‘mood’ ma di un elemento essenziale e costitutivo di cultura civile, morale e politica, che costituiscono l’impalcatura di un Paese che pure si trova a vivere e sopravvivere sotto una costante e micidiale minaccia.
Per molto, ma molto meno, altri paesi (guardate il nostro) fanno tornare a galla pulsioni raccapriccianti. Per molto, ma molto meno, la moderna e sicura Europa mostra un cuore nero e torna ad adottare linguaggi indigesti, comportamenti ripugnanti, idee che spaventano per la loro totale spregiudicatezza raccogliendo consensi, incoraggiamenti, vittorie elettorali (sto pensando, nel caso non sia chiaro, alla signora Le Pen, ai vari Salvini, agli schiumosi grillini et similia). Un paio di settimane fa sulla Rete sono capitato su un video molto istruttivo (https://www.youtube.com/watch?v=MynfsmzXoE0).
E’ inutile che lo descriva. Dura pochi minuti, andatelo a vedere e capirete quel che intendo. Non sono certo io a poter e voler distribuire patenti di amicizia o inimicizia per Israele o, men che mai, di antisemitismo. Penso però che non sempre quelli che si professano amici di Israele lo siano per le giuste ragioni. Anche di recente un signore che per anni ha manifestato simpatie e affetto per Israele ha poi pubblicato online un meschino commento sulla guerra di Gaza riferendosi addirittura al ‘governo di Tel Aviv’ ed essendo poi stato attaccato per quell’infelice uscita, ha tentato ancora più malamente di difendersi sostenendo che anche Bernard-Henry Lévy ha usato la medesima espressione senza che nessuno gridasse allo scandalo. Appena l’ho saputo mi sono permesso di fargli notare che l’infame versione italiana dell’articolo di BHL era stata platealmente manipolata dalla traduttrice tanto che il quotidiano che l’aveva pubblicata – il Corriere della Sera – ha dovuto correggerla il giorno dopo. Infatti il testo originale - pubblicato su Le Point - parlava in modo inequivocabile dei ‘gouvernements de Jerusalem’, espressione che nemmeno un analfabeta riuscirebbe a tradurre con ‘governi di Tel Aviv’: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=2&sez=120&id=56192
D’ora in avanti farò molta più attenzione a chi si dice ‘amico’ perché, come diceva uno, di ‘amici cattivi’ non ne ho bisogno. Nessuno ne ha bisogno. Men che mai Israele.
Daniele Scalise, giornalista e scrittore. Scrive su 'Prima Comunicazione'.
E' autore di
Cose dell’altro mondo. Viaggio nell’Italia gay-Zelig
Il caso Mortara-Mondadori
I soliti ebrei-Mondadori
Lettera di un padre omosessuale alla figlia-Rizzoli