La pietra di paragone
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
L'ingresso della sinagoga di Brooklyn dove ieri si è consumato l'ennesimo attentato antisemita
Cari amici,
anche ieri a New York un “maniaco” o un “pazzo” è entrato in una sinagoga del centro mondiale del movimento Chabad (i “Lubavich”) a Brooklyn e ha accoltellato uno studente, per finire poi abbattuto dalla polizia (http://www.jewishpress.com/news/breaking-news/rabbinic-student-stabbed-in-770-chabad-world-headquarters/2014/12/09/). Qualche giorno fa a Créteil dei “teppisti” sono entrati nella casa di una coppia di ebrei e hanno picchiato lui e violentato lei (http://www.jpost.com/Diaspora/Paris-attackers-during-Jewish-womans-rape-robbery-Where-is-the-money-You-Jews-always-have-money-383525). Non passa giorno che a Gerusalemme e dintorni qualcuno provi ad ammazzare qualcuno (la vittima allora diventa per i giornali di sinistra automaticamente un “colono”). L'ultimo, almeno fino a questo momento, è un nipote di uno dei rapitori assassini dei tre ragazzi quest'estate, che ha cercato di emulare l'impresa dello zio (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/188422).
A elencare quel che sta succedendo sul terreno contro gli ebrei in tutto il mondo, non la finirei più. E invece dico solo che non esiste un gruppo umano in questo momento che sia bersaglio di violenza fisica e verbale universale come gli ebrei. Solo i cristiani nel mondo musulmano hanno più vittime, ma solo lì. I giornali continuano a raccontare occasionalmente di aggressioni, quando non possono farne a meno. Ma si tratta di una emergenza vera e propria, paragonabile a quel che accadeva in Europa nei decenni precedenti alla presa del potere del nazismo (che è stato il culmine di un processo, non un evento anomalo e isolato).
Certo, gli ebrei possono rifugiarsi in Israele, ma anche Israele è sotto attacco. A livello ufficiale dei governi europei e occidentali, come vi ho raccontato ieri (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=56338) e l'altro ieri (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=56322), ma anche a livello dell'opinione (http://www.worldaffairsjournal.org/article/jew-nations-global-demonization-israel). In questo periodo natalizio ci sono mostre “d'arte” coi presepi che illustrano un “palestinese” Giuseppe impedito dai cattivi israeliani in cui deve nascere il suo figlio “palestinese” Gesù (peccato che sia parte essenziale della pretesa cristiana alla messianicità di Gesù la sua discendenza dal re Davide, dunque il suo essere ebreo). Ci sono altre mostre in cui si fa vedere la terribile sorte dei rifugiati palestinesi, senza dire che essa è il frutto esplicito della volontà dei paesi arabi di non integrarli, al contrario di quel che fece Israele coi suoi rifugiati dal mondo arabo, che erano più numerosi e altrettanto malmessi. I giornali ospitano opinioni che spiegano quanto Israele sia cattivo, come occupi “illegalmente” i territori “palestinesi” oltre ai “confini del '67” anche se questi non sono confini, ma linee armistiziali che negli accordi del cessate il fuoco, con la firma degli stati arabi, sono definiti privi di rilevanza internazionale. E anche se il fatto che i territori non siano “palestinesi” e “occupati” è una ovvia conseguenza delle clausole degli accordi di Oslo firmati da Arafat. E' importante capire che questo odio per Israele non è la causa dell'antisemitismo che circola nel mondo e porta ad attentati come quello di Brooklyn o di Créteil, ma ne è l'effetto. L'Europa è antisraeliana perché antisemita, non antisemita perché antisraeliana.
A questo si aggiungono le complicità ebraiche, le firme alle infantili petizioni per appoggiare lo stato di Palestina di cui vi ho parlato ieri, ma anche un piccolo capolavoro del New York Times (che come è noto appartiene a una famiglia ebraica che decise fra il '41 e il '45 di minimizzare la Shoà di cui aveva larga notizia, nel '48 di non appoggiare lo stato di Israele e da vent'anni a questa parte di appoggiare le rivendicazioni arabe contro Israele). Ecco la storia: il giornale più importante del mondo ha pubblicato un articolo di un giornalista a sua volta ebreo (Max Blumethal) e violentemente antisionista in cui sostanzialmente si sostiene che Israele non è mai stata una democrazia ma solamente un'impresa razzista e oppressiva. Se vi diverte, lo potete leggere qui: http://www.nytimes.com/roomfordebate/2014/12/07/if-israel-turns-right-where-will-it-end-up-12/a-rightward-shift-in-israel-would-reflect-whats-always-been-true. La cosa interessante è che Blumethal è così nemico di Israele da essere stato espulso dal parlamento tedesco una settimana fa per aver dato fisicamente la caccia nella sede del parlamento al leader dell'estrema sinistra Gregor Gysi, costringendolo a rifugiarsi in un bagno, per non aver dato abbastanza spazio ai suoi deliri antisemiti (ne ho parlato qui, http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=&sez=280&id=56075 naturalmente senza che nessun giornale riprendesse l'episodio; se volete sapere il seguito della storia, leggete qui: http://www.algemeiner.com/2014/12/08/new-york-times-attempts-to-resuscitate-reputation-of-american-anti-semite-max-blumenthal/. Ma purtroppo anche questa non è una novità: che sia l' ”illusione del coccodrillo” (“magari se sono su una zattera con altri naufraghi e li butto giù in pasto ai coccodrilli che ci assediano questi si sazieranno e mi lasceranno stare”) o la più sincera ma altrettanto tragica sindrome di Stoccolma (“amo i miei persecutori, sono così più forti di me che devono essere nel giusto”) non sono mai mancate nel mondo ebraico almeno dai tempi di Pablo Christiani e Nicolas Donin.
Di tutto questo discorriamo da tempo e purtroppo ne continueremo a parlare. Quel che bisogna capire oggi è che non c'è distanza fra l'antisemitismo dei coltelli e delle bombe, l'antisionismo dei giornali e dei politici, il razzismo eliminazionista dei palestinisti: sono tre aspetti dello stesso fenomeno, che purtroppo non si è mai fermato. Centocinquant'anni fa, dopo che l'emancipazione degli ebrei era arrivata in tutti i paesi occidentali e si erano chiusi finalmente gli ultimi ghetti, anche in Italia (1861 - Roma) e in Germania (1863 - Francoforte), gli ebrei del tempo si illusero di poter vivere indisturbati come cittadini italiani o francesi o tedeschi “di religione mosaica”, come si diceva allora. In effetti per un po' ci riuscirono e si impegnarono a mostrare di essere buoni cittadini, anche al prezzo di sacrificare usi e costumi tradizionali. Ma emerse subito l'”antisemitismo scientifico” di Wilhelm Marr (1879), prototipo di tutti i movimenti laici moderni e “presentabili” che praticavano l'odio per gli ebrei, ci fu una campagna violentissima dei gesuiti di “Civiltà Cattolica che durò fino agli anni Cinquanta del Novecento, seguita dalla grande maggioranza della Chiesa, e poco più di una generazione dopo venne fuori il caso Dreyfus (1896). Nel 1895, nonostante le resistenze dell'imperatore Francesco Giuseppe divenne sindaco di Vienna Karl Lueger, il primo politico di successo esplicitamente antisemita.
Come è andata dopo fino a Hitler lo sappiamo. Anche dopo la sua caduta ci siamo detti “mai più”, e abbiamo creduto che fosse una constatazione. Be', non è vero. C'è stata solo una pausa, come quella degli anni Settanta e Ottanta dell'Ottocento, quando sembrava che solo dei reazionari insensati potessero essere antisemiti. Oggi dobbiamo sapere che la grande macchina dell'odio europeo per gli ebrei si è rimessa in moto e il suo obiettivo primo non sono le coppie di Créteil, i bambini di Tolosa, i visitatori dei musei ebraici, ma Israele. Perché è Israele che garantisce e difende gli ebrei di tutto il mondo, che dà loro una speranza e una possibilità di fuga. Per questo l'odio di Israele (o più educatamente, alla maniera di Lüger: il dissenso dalle politiche di Netanyahu) è oggi la vera pietra di paragone dell'antisemitismo risorgente.
Ugo Volli