L'oro di Roma
Analisi di Vitaliano Bacchi
Julius Evola Benito Mussolini
L'annuncio delle Leggi razziali sulla Stampa
La cronaca è chiara: la cupola romana della mafia e della corruzione partecipa sia di uomini della sinistra che della destra politica ma il ragionamento che induce l'inchiesta giudiziaria conferisce nel senso di individuare nella destra neofascista capitolina la fonte primaria e organizzativa del colossale fenomeno mafioso scoperto e traccia un inequivoco nesso fra l'eversione nera e la criminalità economica comune.
Quindi il sacco di Roma capitale, la sua radicale corruzione istituzionale e l'organizzazione criminale della associazione a delinquere concepita per sfruttare le fonti di finanziamento pubblico a scopo criminale è una impresa e una idea del neofascimo italiano, notoriamente nazionalsolcialista per le sue origini repubblichine e non più caciottaro e sansepolcrista secondo l'archetipo mussoliniano che il neofascismo italiano ha finito per considerare una origine da dimenticare in favore della meno caciottara ideologia ariana del sangue e suolo.
Singolare il contrasto fra una prassi criminale economica di tale spregiudicato affarismo e l'ideologia delle radici fasciste e della sua paludata costante antisemita come manifesto di lotta contro il turpe affarismo, tema comune a tutta la cultura del neofascismo italiano che ha sempre trovato coesione e sintesi nella bolla antisemita fondata sull'iconografia caricaturale affaristica del giudeo, resa tale finanche nel tratto somatico acneide per accentuarne la ripugnanza e nel vestito nero smunto e pieno di tasche per proporne l'identità lugubre e usuraria.
Tutti i proclami di tutte le sigle neofasciste protagoniste della strategia della tensione delle stragi e degli assassinii di magistrati (Occorsio, Amati e altri) hanno sempre ed inevitabilmente rivendicato l'orgoglio della strage o della esecuzione fascista nel nome di un ideale di lotta rivoluzionaria armata disinteressata anticapitalistica ostile all'affarismo della borghesia e presentato il suo spontaneismo armato come l'espressione e il compimento della ideologia fascista della purezza della razza della morigeratezza dei costumi e della spiritualità opposta all'ideologia dell'oro indicata come segno millenario dell'ebreo e del suo materialismo.
Che l'ebraismo abbia rappresentato l'anticristo fascista e il segno della necessità storica della battaglia littoria e ariana per debellarlo sterminandolo espropriandone il patrimonio onde restituire alla purezza dei costumi romani il censo e il diritto ad una esistenza senza giudei in patria ma con il denaro ad essi rubato in tasca lo prova l'ideologia di figure laide e ripugnanti come Giovanni Preziosi (La vita Italiana) e Telesio Interlandii (La difesa della razza) e quella del vecchio barone Julius Evola fiduciario italiano di Himmler appollaiato per decenni in un palazzo nobiliare romano a indottrinare giovani terroristi fascisti con la tradizione ermetica la purezza ariana della esistenza nobile in quanto pura e non aurea come quella degli ebrei.
Barzellette di questo genere finirono poi per costituire la chiosa per il testo della legislazione fascista sulla razza tanto che nel regio decreto legislativo del 17 novembre 1938 firmato dal Re e da Mussolini la definizione di ebreo è data per elencazione di caratteristiche genealogiche e si conclude con una norma di sintesi (è ebreo chi si comporta da ebreo) scritta per consentire di non lasciare fuori nessun giudeo palese od occulto dagli elenchi per lo sterminio.
Un secolo di violenze guerre stermini un secolo di odio di abusi e di furti, una ininterrotta serie di aggressioni ad una idea di identità ebraica inesistente se non per effetto della legislazione scritta per poterli spogliare e sterminare, un secolo di menzogne e falsità sulla presunta disinteressata ed eroica spiritualità fascista proposta come alternativa al vile affarismo giudaico viene quindi oggi finalmente demistificato e smagato in tutta la sua spaventosa menzogna da una inchiesta giudiziaria che presenta alla storia prima ancora che al giudizio la sua verità materiale e inconfessabile circa la vera identità del fascismo italiano, le sue reali radici ideologiche e culturali, la sua balorda e menzognera capacità di fabbricare miti per legittimare i propri abusi e le proprie rapine.
La storia ha presentato il suo conto con una inchiesta giudiziaria non con uno scoop giornalistico e il suo giudizio finale è chiaro: il fascismo e la sua araba fenice neonazista italiana non sono stati che l'impresa di un manipolo di banditi che oggi come allora non hanno mai avuto culto che per le proprie rapine e i propri furti e dare la colpa di ogni male agli ebrei non è stata che la sporca idea per mistificare la propria identità di ladri con quella di nobili rivoluzionari fautori di un mondo liberato dal giudeo e dal suo oro. Tranne quello rubato da loro.
Vitaliano Bacchi