Naftali Bennett con Benjamin Netanyahu
Cari amici,
se capite un po' l'inglese e volete capire qual è la situazione reale in Israele e chi è il leader che si può sperare prima o poi succeda a Netanyahu, guardatevi questa intervista a Bennett: http://www.jewishpress.com/tv/video-picks/naftali-bennett-takes-on-the-peace-industry-and-wins/2014/12/07/. Dura oltre un'ora, ma l'intervistatore di Bennett non è un tipo qualunque, è quell'inviato speciale di Kerry per le trattative che risponde al nome di Martin Indyk, uno dei dirigenti dell'”Industria della Pace”, come la chiama Bennett, o se volete dei progettisti della strategia per piegare Israele alla volontà di Obama, che si è dimesso qualche mese fa in seguito al fallimento delle trattative non senza aver detto cose piuttosto ingiuriose su Netanyahu e il governo israeliano. Uno scontro pubblico che non capita spesso e che permette di capire molto. Da cui, se vi interessa la mia opinione, Bennett risulta nettamente vincitore.
Ve ne parlo perché a un certo punto Indyk dice a Bennett: se Israele farà come vuoi tu, avrete uno scontro durissimo con gli Stati Uniti e l'Europa vi boicotterà. Come farete senza l'interscambio con l'Europa? La domanda dà l'idea della rete di ricatti in cui si è mosso in questi mesi e probabilmente da sempre il governo israeliano e corrisponde alla rivelazione (che non viene da un gossip qualunque, ma dal Senato degli Stati Uniti) per cui l'amministrazione Obama ha pronto un piano di boicottaggio di Israele (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/188296). Per essere più chiari, Obama e l'Unione Europea giocano al poliziotto buono e al poliziotto cattivo dei film polizieschi e dato che in questo momento il fallimento di Obama in politica estera è clamoroso e la sua posizione di fronte al Congresso e al paese molto debole, sono gli europei a dover fare i poliziotti cattivi.
Devo riprendere così il discorso che ho fatto ieri (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=56310). E' vero che non esiste un gruppo di incappucciati o un grande vecchio che guidi una congiura antisemita in Europa; ma una direzione strategica c'è ed è la comunità europea. Non tanto il livello politico, che a quel che capisco conta molto poco ed è tranquillamente intercambiabile (guardate per esempio come Mogherini, volente o nolente, ha delegato il dossier iraniano alla sua predecessora Ashton (http://www.wsj.com/articles/eus-mogherini-appoints-catherine-ashton-special-adviser-for-iran-talks-1417808968), come era già stato stabilito prima che la politica italiana assumesse la formale responsabilità politica dell'azione estera dell'Unione (http://www.timesofisrael.com/eus-ashton-to-handle-iran-talks-beyond-november-deadline/ - badate alle date dei due articoli). Vi è la tecnostruttura dei funzionari (i quali si cooptano e dipendono molto tenuamente dai commissari) che decide le politiche di lunga durata. E una di queste è quella contro Israele e per rafforzare la “Palestina”. Una politica che naturalmente, secondo le abitudini di “democrazia guidata” dell'Europa nessun elettorato ha mai discusso e approvato, che non si comunica neanche, ma che comunque agisce e inflenza le decisioni degli stati.
Nell'ambito di questa politica è emersa qualche tempo fa l'esistenza di un piano per sanzionare gli insediamenti oltre la linea verde, senza nessuna base legale, ma solo per volontà della burocrazia europea (http://www.ibtimes.com/european-union-gears-sanctions-against-israel-over-settlements-1724769). In particolare l'Europa ha deciso di cercare di impedire ad Israele di costruire case nei sobborghi di Gerusalemme che sono già edificati da decenni (http://unitedwithisrael.org/eu-threatens-israel-with-sanctions-over-jerusalem-construction/). Si sa anche chi sia l'architetto di questo sistema di sanzioni, un funzionario austriaco che si chiama Christian Berger ed è il direttore del direttorato di Mogherini per il Medio Oriente (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/187540). Ben inteso l'Unione Europea ha smentito l'esistenza del piano (http://rt.com/news/206343-eu-israel-sanctions-settlements/) e Mogherini ha negato che il piano, che evidentemente esiste, stesse per essere messo in atto dall'Europa (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/187540) e ora nel morbido gergo ipnotico dell'Unione Europea non si parla di boicottaggio e di sanzioni ma di “azioni ulteriori”.
Quel che Hans Magnus Enzensberger in un bel libro ha chiamato “il mostro benevolo” di Bruxelles (http://www.einaudi.it/libri/libro/hans-magnus-enzensberger/il-mostro-buono-di-bruxelles/978880621093, ma val la pena di leggere su questo anche l'intervento di Galli della Loggia http://www.ibs.it/code/9788815251558/amato-giuliano/europa-perduta?.html) gioca volentieri il ruolo di poliziotto cattivo nei confronti di Israele, ma non rinuncia mai al suo linguaggio curiale, oscuro, involutamente eufemistico.
E Israele? E' interessante anche per questa ragione sentire l'intervista di Bennett. Israele non ci crede, almeno non ci credono quegli israeliani che non desiderano, come la sinistra in stile Haaretz lo “stupro” del proprio paese che non li ascolta (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/124729). La tecnologia israeliana, l'intelligenza israeliana, l'innovazione israeliana sono più necessarie al mondo dei piani dei funzionari e dei politici che vogliono plasmare il mondo secondo i propri pregiudizi. Questo è quel che sostiene Bennett e probabilmente ha ragione. Resta il fatto che chi come noi sta in Europa deve chiedere ragione ai politici e ai funzionari di questi pregiudizi e dell'incoraggiamento che danno all'antisemitismo da macelleria, tanto in Europa, quanto in Israele. Denunciare il poliziotto cattivo dalla lingua di plastica, bloccarlo per quanto possiamo, è il nostro compito.
Ugo Volli