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La guardia è stanca a destra: 5 gennaio 1918
dopo l'Irlanda viene la Gran Bretagna, la Svezia poi la Spagna, poi la Francia. E ora? Sapete chi è il prossimo? No, non è un indovinello. Come avrete capito a prima vista in molti, è l'elenco dei parlamenti e dei governi che hanno riconosciuto la “Palestina” come stato, anche se palesemente non ne ha i requisiti. Ve lo dico io chi è il successivo che voterà nei prossimi giorni, è il Belgio (http://www.jpost.com/Arab-Israeli-Conflict/After-France-Belgian-parliament-in-line-to-recognize-Palestine-383573 ), che pure ha visto che cosa significa riconoscere la Palestina un paio di mesi fa al museo ebraico di Bruxelles. E però, che diremmo se mezzo Sudamerica riconoscesse lo stato catalano, che ha mille volte più ragioni storiche, geografiche ed economiche di esistere della cosiddetta “Palestina”?
Insomma c'è un piano? c'è un accordo? La risposta secondo me è: quasi. Intendiamoci, io non credo a nessuna congiura, non ho avuto informazioni su nuove conferenze di Wannsee in cui decidere le modalità della soluzione finale della questione israeliana. Ma d'altro canto, oltre alla contemporaneità, c'è un altro aspetto interessante in queste risoluzioni parlamentari: sono state tutte proposte da forze di sinistra “moderate” (corrispondenti cioè al nostro PD) o estreme (della genia della lista Tsipras e del Sel, o magari di quegli spagnoli di bella speranza di “Podemos” - incrocio iberico di Tsipras e grillini, di cui è uscito l'altro giorno che sono finanziati dall'Iran: http://www.lastampa.it/2014/12/05/esteri/podemos-sotto-accusa-il-leader-iglesias-finanziato-dalliran-OMZmbk8Q4Tx7sv6Lzgns8I/pagina.html ) . Vogliamo parlare di solidarietà ideologica? Una cosa è sicura: l'Europa è “stanca” di Israele (http://mondoweiss.net/2013/12/official-threatens-occupation ) e lo dice apertamente. Questa “stanchezza” sta diventando un'abitudine linguistica: stanca l'Europa, stanchi i suoi stati, stanco Obama già anni fa (http://mondoweiss.net/2013/12/official-threatens-occupation ) stanco l'Onu, stanco soprattutto Abbas (leggete qui una sua recentissima intervista a un giornale egizioano, molto istruttiva: http://www.memri.org/report/en/0/0/0/0/0/0/8323.htm) . Tutti stanchi, tutti vogliono finire in fretta: trentasei mesi, due anni e si chiuda “l'occupazione”! Non vogliamo più pensarci, basta esistazioni, trattative, equilibri! Lo stato di Palestina è un obiettivo dell'Europa e deve farsi subito, prima della fine del mandato di Mogherini!
Ma sono le ironie della storia: spesso gli effetti sono attivi quando le cause sono da tempo affievolite. L'Europa è stanca, dunque, come disse uno dei tanti famosi ebrei nemici di Israele, Georg Steiner, è Judenmüde (stanca di ebrei), come ne è stanco lui, naturalmente - salvo che si tratti di ebrei morti o di creature letterarie. Vi ricorda qualcosa, questa stanchezza? A me sì, un momento centrale della storia del Novecento. Il 5 gennaio 1918 (18 dicembre secondo il vecchio calendario russo), si riunì a Leningrado un'Assemblea Costituente, unico e ultimo organo elettivo di quella che sarebbe stata l'Unione Sovietica. I bolscevichi avevano avuto un risultato mediocre alle elezioni e avevano solo il 25% dei deputati. Dopo che l'Assemblea respinse il loro progetto di costituzione e continuò per tutta la notte a discutere sul da farsi, un giovane marinaio di nome Anatoli Zhelezniakov (o Anatol Jeleznakoff) comunicò al presidente dell'Assemblea che “la guardia era stanca” e gli ingiunse di scioglierla. Non illudiamoci, anche la stanchezza dell'Europa nei confronti di Israele e degli ebrei non è un puro stato d'animo, è l'illustrazione psicologica della decisione di tagliare un nodo. D'accordo con l'amministrazione Obama, che almeno è un po' vincolata dal fatto che gli Usa sono una democrazia funzionante, che richiede ragione ai governi delle loro politiche, mentre l'Europa non lo è, l'élite europea ha deciso di costringere Israele a un accordo sulle linee di Abbas, che per lo stato ebraico sono un disastro, il serio rischio della distruzione. Queste sono le prime mosse pubbliche. Seguiranno sanzioni, voti all'Onu e pressioni di tutti i tipi. Israele si troverà nella scelta se cedere e rischiare il suicidio o combattere da sola contro la volontà dell'opinione pubblica occidentale, potendo contare solo su pochissimi amici, che a loro volta rischieranno problemi molto seri, come accade già agli ebrei d'Europa. Questo è lo sfondo vero - non solo la lotta di potere - che spiega la crisi di governo in Israele: è necessario che ci sia una linea chiara e un leader legittimato per affrontare la stanchezza della guardia europea senza soccombere. Ugo Volli |
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