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Gli hanno venduto una macchina rotta? Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
Cari amici, Il fatto è che hanno comprato uno stato usato. Quella “Palestina” che hanno riconosciuto con tanta prosopopea è stata proclamata come stato già negli anni Novanta da Arafat, poi fra ciclo terrorista e altro, è andata un paio di volte all'Onu a farsi dire che esiste, si è festeggiata da sola dichiarandosi indipendente altre due o tre volte; insomma, se qualcuno si illudeva con un voto di sposare una verginella, aveva fatto male i suoi conti. Ma questo gli uomini d'onore certamente lo sapevano, anzi più che la verginità in Donna Palestina piaceva loro l'esperienza, diciamo il fatto di essere stata su piazza per molti anni e di averne fatte di tutti i colori. Sono sicuro che molti le attribuiscono ben più della sua età - una cinquantina d'anni da quando Arafat l'ha battezzata (naturalmente il battesimo del fuoco) o se l'è inventata. Ma voi comprereste una macchina usata da un tipo come Muhammad Abbas, vecchio furiere del terrorismo laureato all'università Lumumba di Mosca, “presidente” da dieci anni per un incarico che ne dura solo quattro, capo di un regime che nella letteratura internazionale non necessariamente filoisraeliana è definito “cleptocrazia”, cioè governo dei ladri? Io no, naturalmente, ma loro l'hanno fatto. E il puffo mannaro Abbas gli ha rifilato non uno stato usato ma funzionante, come può ben capitare (pensate a qualcuno che dovesse riconoscere oggi certi stati sudamericani, falliti molte volte...) ma uno stato rotto, che proprio non funziona. E a differenza di una macchina rotta, che forse si può riparare mettendo un carburatore o una frizione giusta al posto di ciò che non funziona, uno stato usato proprio non c'è. Un bel bidone per i nostri uomini d'onore. Vi racconto il perché, anzi l'ultimo perché, dato che sono tanti. Sapete, per essere uno stato bisogna controllare il proprio territorio. E il territorio che rivendica la “Palestina” (almeno in questa fase, poi ne vorrà di più, compreso Giaffa e Haifa e Beer Sheva) è quello al di là della linea armistiziale del '49: la Giudea, la Samaria e Gaza. Giudea e Samaria sono di fatto controllate, sul piano della sicurezza, da Israele, anche se gli arabi che vi risiedono si autogovernano. Israele aveva ceduto all'AP il controllo sulla zona A che comprende il 94% della popolazione araba, ma poi ha dovuto spesso farvi ritorno per evitare che si consolidassero nuclei terroristi, dediti alla “lotta armata” contro Israele, ma interessati anche a rovesciare con la forza Abbas. L'ultima volta è stata l'estate scorsa durante il rapimento dei tre ragazzi, ma capita quasi ogni notte che qua o là si svolga qualche azione di polizia israeliana. Abbas non protesta troppo, perché dalla capacità israeliana di bloccare il terrorismo ne va anche della sua vita. Resta Gaza, che è in mano a Hamas. Ma, proprio per favorire il riconoscimento internazionale e per contrastare meglio Israele, nella primavera scorsa il partito di Abbas, Fatah, e Hamas hanno deciso di cooperare in un governo di unità nazionale. Su questa base si sono fatti riconoscere. Be' proprio nel mezzo delle riunioni degli uomini d'onore europei, la favoletta è finita. E' vero che il controllo di Gaza era rimasto in mano a Hamas, che ci aveva fatto tranquillamente una guerra di razzi contro Israele senza chiedere il permesso a nessuno, e che in questi otto mesi né Abbas né il suo “primo ministro” (di cui nessuno ricorda il nome, dato che non conta niente, e anch'io non lo nomino) erano riusciti a mettere piede a Gaza, anzi che le case degli esponenti di Fatah nella Striscia erano state fatte oggetto di attentati per impedire la celebrazione rituale di Arafat. Ma la finzione reggeva. Ora capita che Abbas ammetta ufficialmente di non avere nessun potere sulla Striscia, che è solo responsabilità di Hamas (http://www.jpost.com/Arab-Israeli-Conflict/Abbas-Only-Hamas-is-responsible-for-the-Gaza-Strip-383211), e che Hamas risponda: sapete che c'è? Il governo di unità nazionale con Fatah è finito (http://www.jpost.com/Arab-Israeli-Conflict/Hamas-rejects-Abbas-claim-that-it-colluded-with-Israel-and-says-unity-government-is-over-383264). Finito naturalmente prima di partire, perché come vi ho detto non aveva mai davvero funzionato (http://elderofziyon.blogspot.it/2014/12/hamasfatahunity-is-overbefore-it-ever.html?utm_medium=twitter&utm_source=twitterfeed#.VH1wOjGG9Qd). Che cosa si sono comprati dunque gli onorevoli britannici, irlandesi, svedesi, spagnoli e oggi anche francesi, a quanto pare, dal venditore di stati usati Abbas? Quale palestina? Quella delle città di Giudea e Samaria che sta in piedi grazie alla sicurezza israeliana, alle tasse raccolte da Israele, all'acqua all'elettricità fornite da Israele, usando la moneta israeliana come unità economica? O a Gaza, dove un torvo regime di oppressione non ricostruisce le case distrutte durante l'ultima guerra ma usa gli aiuti internazionali solo per riarmarsi? O nessuno dei due, visto che non hanno affatto le qualità necessarie per essere uno stato? Insomma si sono proprio fatti fregare, bisogna compiangere i poveri parlamentari europei? Purtroppo no. Perché quel che hanno riconosciuto gli onorevoli non è uno stato qualunque, in pace coi suoi vicini, come richiede lo statuto dell'Onu, che Israele sarebbe certamente disposto ad accettare al suo fianco e ad aiutare a crescere. No, i parlamentari non hanno votato per i palestinesi, hanno votato contro Israele e gli ebrei, come i loro predecessori nel parlamento tedesco del '33 e i potenti europei nei secoli (http://www.jspacenews.com/israels-ambassador-europe-failed-jews-40s-failing-israel-now/). Hanno votato per la “guerra contro Israele” condotta da Abbas con mezzi diplomatici, dato che quelli militari sono falliti (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/188039#.VH1wOjGG9Qf). Perché in questo caso, la politica è la continuazione della guerra con altri mezzi - per citare al contrario la famosa frase di Clausewitz. E dunque non si sono affatto fatti fregare, hanno accettato il sacrificio di votare una sciocchezza pur di dare una mano alla continuazione del lavoro lasciato a metà da Hitler nel '45. Non lo dicono, ma in fondo le cose vanno così: l'Europa è sempre quella. Non si lamentino poi i “progressisti” antisraeliani (antisemiti senza saperlo) se l'Europa è percorsa da correnti esplicitamente neonaziste. Perché queste sono semplicemente più coerenti di loro e raccolgono la preoccupazione generale, che non va contro Israele, ma contro l'Islam. Ma i “democratici” non sono in grado di contrastarle, perché appoggiano il fascismo islamico, per esempio quello di Abbas e Hamas. E dunque non possono davvero parlare in nome della libertà e della democrazia, senza essere ridicoli compratori di stati inesistenti.
http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90 |
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