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La Stampa Rassegna Stampa
01.12.2014 Il Corano un libro di pace? No, è sempre stato usato per il jihad
Papa Francesco parla del viaggio in Turchia, lo riporta Andrea Tornielli

Testata: La Stampa
Data: 01 dicembre 2014
Pagina: 11
Autore: Andrea Tornielli
Titolo: «'Il Corano è un grande libro di pace, il mondo islamico isoli i terroristi'»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 01/12/2014, a pag. 11, con il titolo "Il Corano è un grande libro di pace, il mondo islamico isoli i terroristi", il discorso di Papa Francesco, di ritorno da Istanbul, riportato da Andrea Tornielli.

Papa Francesco riporta l'opinione di musulmani, secondo cui il Corano è un libro di pace. Questo non ha grande rilevanza; anche la Bibbia e i Vangeli, d'altra parte, contengono la descrizione e la giustificazione di molte violenze.
Il problema è il Corano quale simbolo della islamizzazione forzata dei cosiddetti infedeli, da imporre anche attraverso il jihad.
Appropriato, anche se dovrebbe essere ben più incisivo, l'appello del Papa ai leader islamici (come Erdogan in Turchia) che non condannano il terrorismo, quello stesso terrorismo che anzi quasi sempre favoriscono.
Tutto si può dire del Corano, tranne che sia un "libro di pace", visti i risultati che ha prodotto.

Ecco l'articolo:


Andrea Tornielli        Papa Francesco


"Decapita quelli che insultano l'islam"
"Religione di pace..."

Papa Francesco vuole andare in Iraq e non ha abbandonato il suo progetto. Dialogando con i giornalisti sul volo di ritorno a Roma dalla Turchia ha parlato di islamofobia e persecuzione dei cristiani. E di ciò che è accaduto sabato a Istanbul, quando ha pregato accanto al Gran Muftì sotto la volta della Moschea Blu.

La preghiera in moschea
«Io sono andato in Turchia come pellegrino, non come turista. E sono venuto precisamente per la festa di sant’Andrea, dal patriarca Bartolomeo. Quando sono andato in moschea non potevo dire: adesso sono un turista! Ho visto quella meraviglia, il muftì mi spiegava le cose con tanta mitezza, mi citava il Corano là dove si parlava di Maria e di Giovanni Battista. In quel momento ho sentito il bisogno di pregare. Gli ho chiesto: preghiamo un po’? Mi ha risposto: “Sì sì”. Io ho pregato per la Turchia, per la pace, per il muftì, per tutti e anche per me... Ho detto: Signore, ma finiamola con queste guerre! È stato un momento di preghiera sincera».

Sull’islamofobia
«È vero che davanti a questi atti terroristici non solo in Medio Oriente ma anche in Africa, c’è una reazione: “Se questo è l’islam mi arrabbio!”. Così tanti islamici si sentono offesi, dicono: “Ma noi non siamo questo, il Corano è un libro profetico di pace. Questo lo capisco. E credo sinceramente che non si possa dire che gli islamici sono tutti terroristi come non si può dire che i cristiani sono tutti fondamentalisti - anche noi abbiamo dei fondamentalisti, in tutte le religioni ci sono questi gruppetti. Ho detto al presidente Erdogan che sarebbe bello condannarli chiaramente, lo dovrebbero fare i leader accademici, religiosi, intellettuali e politici. Così lo ascolterebbero dalla bocca dei loro leader. Abbiamo bisogno di una condanna mondiale da parte degli islamici che dicano: “No il Corano non è questo!”. Dobbiamo poi sempre distinguere qual è la proposta di una religione da quello che è l’uso concreto che di quella proposta fa un concreto governo. Tante volte si usa il nome ma la realtà non è quella della religione».

La cristianofobia
«Non voglio usare parole un po’ addolcite: a (noi) cristiani ci cacciano via dal Medio Oriente. Alcune volte, come abbiamo visto in Iraq, nella zona di Mosul, devono andarsene o pagare la tassa che poi magari non serve. Altre volte ci cacciano via con guanti bianchi».

Voglio andare in Iraq
«Volevo andare in un campo profughi, ma ci voleva un giorno in più e non era possibile per tante ragioni. Allora ho chiesto di stare con i ragazzi rifugiati ospitati dai salesiani. Approfitto per ringraziare il governo turco, che è generoso con i rifugiati. Sapete che cosa significa pensare alla salute, all’alimentazione, a un letto, a una casa, per un milione di rifugiati? In Iraq io voglio andare. Ho parlato col patriarca Sako. Per il momento non è possibile. Se in questo momento andassi si creerebbe un problema per le autorità, per la sicurezza».

Erdogan e l’Ue
«No, di questo non abbiamo parlato. È curioso, abbiamo parlato di tante cose, ma di questo no».

La terza guerra mondiale
«Sono convinto che stiamo vivendo una terza guerra mondiale a pezzi, a capitoli, dappertutto. Dietro di questo ci sono inimicizie, problemi politici, problemi economici, per salvare questo sistema dove il dio denaro e non la persona umana è al centro. E dietro ci sono anche interessi commerciali: il traffico delle armi è terribile, è uno degli affari più forti in questo momento. L’anno scorso, a settembre, si diceva che la Siria aveva le armi chimiche: io credo che la Siria non fosse in grado di farsi le armi chimiche. Chi gliele ha vendute? Forse alcuni di quelli che poi l’accusavano di averle? Su questo affare delle armi c’è tanto mistero. Sull’atomica, l’umanità non ha imparato. Dio ci ha dato la creazione perché di questa incultura facessimo una cultura. L’uomo l’ha fatto ed è arrivato all’energia nucleare che può servire a tante cose buone, ma l’ha utilizzata anche per distruggere l’umanità. Quella cultura diviene una seconda incultura: io non voglio parlare di fine del mondo, ma è una cultura che chiamo “terminale”, poi bisognerà cominciare da capo, così come hanno fatto le città di Nagasaki e Hiroshima».

Il patriarca di Mosca
«Ho fatto sapere al patriarca Kiril: dove vuoi tu, noi ci incontriamo, tu mi chiami e io vengo. Ma in questo momento con la guerra in Ucraina ha tanti problemi. Tutti e due vogliamo incontraci».

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