Fermare i nuovi Hitler
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
a destra il n° 1
segue nel pezzo il n°2
Cari amici,
partiamo da una domanda retorica: Se nel 1935-36, quando era già ben stabilito nel paese, sviluppando scientificamente la persecuzioni degli ebrei e perfezionava i progetti di guerra, il nazismo avesse cercato di realizzare la bomba atomica, sarebbe stato giusto bloccarlo con qualunque mezzo o no?
La domanda è retorica, perché è ovvio che bisognasse fermarlo. Il nazimso ha fatto danni enormi ed è sembrato vicino alla vittoria senza l'atomica, figuratevi se avesse avuto la bomba.
Bene, allora pensiamo a oggi, a un regime che ha molti punti simili al regime nazista.
E' un regime sanguinario, che domina all'interno uccidendo i propri nemici con pugno di ferro. Un regime antisemita che progetta la sua Shoà contro Israele e lo dichiara apertamente: vogliamo cancellarlo dalla faccia della terra, ripetono continuamente.
Un regime che destabilizza tutta la regione, armando e finanziando movimento terroristi in tutto il Medio Oriente e l'Africa, oltre che organizzare il terrorismo per conto suo in giro per il mondo, un esempio fra i tanti del suo completo disprezzo per la legalità internazionale.
Un paese popoloso, erede di una grande civiltà, fornito di ricche risorse naturali, dunque un paese potente. Infine un paese dominato da un regime dittatoriale ormai da quasi trentasei anni, un'infinità, tre volte la durata del nazismo in Germania.
Khamenei, successore di Khomeini
Sto parlando dell'Iran, naturalmente, che cerca ormai da lunghissimo tempo di dotarsi dell'arma atomica che sarebbe lo strumento con cui dominare la regione e cercare di distruggere Israele. Nonostante i tentativi di copertura dell'Agenzia Atomica dell'Onu quando era presieduta da El Baradei (uno dei leader della “primavera araba” in Egitto, per fortuna caduto nel dimenticatoio) il progetto atomico iraniano è chiaro a tutti, tanto che per fermarlo si è istituito un complesso sistema di sanzioni e spesso vi sono stati episodi di sabotaggio dell'apparato industriale necessario al progetto.
A tutti è chiaro che l'Iran non ha affatto bisogno delle decine di migliaia di centrifughe che ha costruito per separare l'uranio fissile da quello normale: per fare centrali elettriche a energia nucleare non c'è bisogno di uranio altamente arricchito, né serve per scopi medici se non in minima quantità. L'Iran, oltre alle centrifughe, ha testato sistemi di innesco dell'esplosivo, ha costruito missili intercontinentali (già capaci di raggiungere l'Europa) adatti alle armi atomiche, ha perfino diffuso filmati che ne simulano l'uso.
E' chiaro a tutti che bisogna fermarlo per evitare rischi gravissimi in Medio Oriente, non solo nei confronti di Israele, ma anche di nemici storici dell'Iran come l'Arabia Saudita e l'Egitto.
E' chiaro a tutti - salvo che ad alcuni decisori essenziali.
Non a Putin, che pur avendo l'Iran ai confini e tendenzialmente non amico in quanto islamico, considera conveniente sul piano economico e politico vendere tecnologia atomica agli ayatollah.
E non a Obama, che ha pensato di mettersi d'accordo con gli storici nemici del suo paese, quelli che hanno occupato l'ambasciata americana sequestrandone il personale, che hanno in tutti i modi finanziato e appoggiato il terrorismo antiamericano.
Lui dice di volere “engage with”, diciamo accordarsi con il regime persiano, ma in realtà quel che vuole è “appease”, come Chamberlain fece con Hitler a Monaco, dandogli quel che voleva (la Cecoslovacchia) nella speranza di ottenere così la pace.
Come gli disse Churchill in un celebre e profetico discorso: “In nome della pace avete perduto l'onore. Avrete sia il disonore che la guerra.”
Qualcosa del genere sta accadendo a Obama, che pensava di concedere all'Iran il predominio regionale, vendendogli così i suoi alleati storici come l'Arabia e gli emirati del Golfo, per non parlare di Israele, in cambio di un minimo di garanzie sul rallentamento del programma atomico.
C'è stato un primo periodo di colloqui ufficiali per superare il conflitto sul nucleare, che si è concluso a vuoto quest'estate, poi c'è stata una proroga che è finita la settimana scorsa, con un altro risultato negativo. Adesso c'è un'altra proroga di sette mesi. Il fallimento dei colloqui è la notizia più importante della settimana scorsa, perché è l'Iran il vero problema del Medio Oriente, ancora di più di quel che non sia l'asse Turchia-Qatar. L'Iran è infinitamente più pericoloso delle bande che si definiscono “Stato Islamico” (ISIS), per il fatto di essere uno stato ben organizzato, fornito di un'economia ricca di petrolio, di un grande esercito e in prospettiva pure dell'atomica.
Dunque se fosse messo nella condizione di produrla, o anche di fermarsi a un punto in cui fosse in grado di produrla a breve termine, avendo accumulato risorse, macchinari e know how, il pericolo sarebbe grandissimo.
Sembra che Obama puntasse a far fermare l'Iran a un anno dalla possibilità di usare la bomba, che in termini politici è pochissimo (anche perché le tecnologie avanzano e se uno è in grado di predisporre tutto magari quell'anno diventa un mese, mentre Israele chiedeva che tutto il programma di armamento fosse smantellato.
Bene, le trattative si sono interrotte perché gli iraniani hanno rifiutato anche i termini di Obama. Ora nessun accordo è meglio di un cattivo accordo e quindi il fallimento dell'appeasement di Obama è una buona notizia.
Ma nel frattempo, durante il primo ciclo di accordi, Obama aveva sospeso l'applicazione di buona parte delle sanzioni all'Iran, con la solita idea della appeasement (come se buttare un po' di carne a una tigre la scoraggiasse dal cercare di mangiarvi, invece di stimolarle l'appetito).
E adesso queste sanzioni non sono in atto, facendo arrivare agli ayatollah molte più risorse degli anni passati. Dunque, chiedendo il rinvio invece di restaurare le sanzioni, Obama ha regalato altre sette mesi di lavoro per la bomba, l'ha resa molto più vicina. Magari l'accordo non si farà mai, per la semplice ragione che l'Iran potrà prendersi quel che vuole senza chiedere il permesso a Obama. Che nel frattempo ha impedito a Israele di intervenire.
Possiamo solo sperare che il nuovo congresso americano a maggioranza repubblicana riesca a scongiurare almeno in parte la svendita dell'Occidente, non solo di Israele, che Obama sta perseguendo con ostinazione pericolosissima. E che magari, se non il bombardamento dei centri nucleari, qualcos'altro Israele rieca a fare per ritardare l'armamento dei nuovi Hitler.
Ugo Volli