Pubblichiamo la lettera che un nostro lettore ha inviato al direttore di Avvenire a proposito del cantante Amir Benayoun. Potete leggere il commento di Deborah Fait alla pagina http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=&sez=70&id=56190
Gentile Direttore, leggo su Avvenire del 26 novembre la breve da Israele che, in coda alla notizia sull'appello dell'ONU contro le demolizioni delle case dei terroristi, riferisce del "controverso cantante Amir Benayoun che ha provocato forti polemiche con una canzone anti palestinese". Penso che ai lettori di Avvenire potrebbe interessare conoscerne il testo. Eccolo: "E' vero che arriverà il momento in cui tu ti girerai e allora io ti pugnalerò. / E' vero che ho studiato nelle migliori università. / Oggi sorrido e sono moderato. Domani vorrò andare in paradiso. / Io manderò uno o due ebrei all'inferno. / Sono un ingrato. E' vero ma non mi sento colpevole. Non sono nato nell'amore. / La verità è che arriverà il momento in cui voi mi volterete la schiena e io pianterò un'ascia in quella schiena.
Le sembra una canzone antipalestinese o razzista o istigante alla violenza? A me sinceramente no, anzi, da questo semplice testo, cantato e scaricato da internet migliaia di volte in questi giorni in Israele, si può comprendere l'atmosfera che si respira tra la gente molto meglio che - mi permetta - in cento articoli di Susan Dabbous. E' un sentimento di stupore, senza isterismi ma velato della proverbiale ironia ebraica, è l'amara e pacata disillusione che oggi pervade buona parte della società israeliana, che forse ingenuamente ("sionisticamente") credeva che bastasse condividere le libertà , i servizi e le opportunità di una moderna democrazia occidentale per conquistarsi la benevolenza - se non proprio l'amicizia - degli arabi musulmani e trasformarli in leali concittadini: e che invece scopre che l'islamismo, come una droga letale, sta bruciando anche i cervelli degli arabi israeliani, che l'odio per lo stato di Israele e gli ebrei in quanto tali dilaga e che quello che si pensa sia un islamico moderato può da un momento all'altro gettare la maschera e rivelarsi un tifoso del Califfato, pronto ad immolarsi per la jihad seminando morte tra gli infedeli. E non c'è nessun motivo per dubitare che presto anche noi, nella nostra Europa, nella nostra Italia, nelle strade, nelle piazze e nelle chiese delle nostre città , dovremo affrontare questi stessi problemi, questi "pezzi" della terza guerra mondiale, per dirla con papa Francesco.
Cordialmente,
Bruno Gandolfi, Bolzano