Riprendiamo dalla REPUBBLICA-TORINO di oggi, 23/11/2014, a pag. XII, con il titolo "I dubbi sulla mostra dei Palestinesi", la lettera di Antonino Salerno e la risposta di Vera Schiavazzi.
Il Museo Diffuso della Resistenza di Torino
La lettera inviata a Repubblica da un lettore, che pubblichiamo, è colma di pregiudizio e degli ormai classici, ma falsi, luoghi comuni che vogliono dipingere "tutti" gli ebrei come "ultrà sionisti" e al contempo contrapporre sionismo e antifascismo.
Troppo esiguo lo spazio a disposizione di Vera Schiavazzi per rispondere in modo articolato. Ciononostante il suo breve commento prende le distanze dalle inaccettabili posizioni del lettore.
Per leggere il commento di Deborah Fait sulla mostra di Torino, ma anche su mostre analoghe a Vicenza e Portici, http://informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=56138
Vera Schiavazzi
La mostra allestita al Museo della Resistenza, sul tema della più grande e longeva comunità di profughi del mondo, quella dei palestinesi, è stata prodotta dall'Unrwa, l'agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dell'assistenza ai profughi nel mondo. L'ho vista domenica scorsa. Bella. La cosa che mi ha immediatamente colpito è però la difficoltà a trovare traccia delle cause dell'odissea e della persecuzione di cui sono stati e sono protagonisti e oggetto i palestinesi. Si vedono immagini terribili dei palestinesi che "fuggono" disperati nel '48 ma perché lo fecero viene lasciato all'immaginazione dei visitatori; altre immagini mostrano Gaza distrutta più volte, il Libano in macerie, ma non si capisce quale sia stata la causa di tanta morte e tante rovine, se terremoti, maremoti o catastrofi naturali. Se, nonostante tutta questa "prudenza" che sfiora la complicità, un'associazione che rappresenta non più di un migliaio di cittadini ebrei di Torino riesce a convincere la politica torinese a farla chiudere, a parte la personale indignazione per un'inaccettabile censura oscurantista, vuol dire coscientemente e scientemente legittimare e alimentare la credenza che gli ebrei siano dei "diversi".
Ma a nessuno viene il sospetto che questa arroganza non fa che alimentare la causa prima dell'antisemitismo, di tutti gli antisemitismi, di tutti i razzismi? Possibile che questi giovani dirigenti dell'associazione ebraica torinese, tutti ultrà sionisti, non se ne accorgano?
Dove sono finiti gli ebrei sinceri antifascisti di una volta, quelli che conoscevano ancora il limite dell'inaccettabile? Povero Primo Levi.
Antonino Salerno
Gentile signor Salerno, mi pare del tutto legittimo che la mostra dell'Unrwa le sia piaciuta. Ma è l'unica cosa su cui sono d'accordo con lei. La Comunità Ebraica, indipendentemente da chi la dirige (e le posso assicurare che gli ultrà sionisti sono diversi) è tra gli aderenti al Museo della Resistenza, ed è per questo che chiede una chiusura o quanto meno una dissociazione. Forse l'avrà o forse no, e ne trarrà le conseguenze. Quanto all'Unrwa, alle sue ragioni e alla sua legittimità il discorso sarebbe assai lungo. E non credo dipenda dal tempo nel quale i palestinesi hanno cominciato a essere rifugiati: non mi risultano agenzie per i curdi, tanto per citare un'altra popolazione che si è rifugiata pressoché in tutto il mondo.
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