Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 23/11/2014, a pag. 10, con il titolo "Blitz islamista in Kenya, uccisi 28 'infedeli' sul bus", la cronaca di Enrico Caporale.
L'autobus sequestrato ieri in Kenya
Hanno sequestrato un autobus armati di fucile e Corano. Poi hanno chiesto ai passeggeri di leggere versetti del testo sacro: chi non era in grado di farlo è stato ucciso a freddo, con un colpo alla nuca. L’ultimo attacco dei miliziani di al-Shabaab, il gruppo militante sunnita salafita dei «Giovani» (questa la traduzione) dal 2006 protagonista della guerra civile in Somalia, è avvenuto nella contea di Mandera, nord del Kenya. L’autobus, preso d’assalto alle prime ore dell’alba, stava viaggiando verso Nairobi. A bordo c’erano circa 60 persone tra cui diversi funzionari pubblici diretti nella capitale keniana per le vacanze di Natale: 28 i morti. «Dicevano che erano infedeli, apostati che meritano la morte. Hanno ucciso mia moglie, l’hanno uccisa davanti ai miei occhi. Un colpo alla testa, come a tutti gli altri», racconta Douglas Ochwodh, un insegnante di 36 anni sopravvissuto alla strage. Secondo Ochwodh, i miliziani volevano rapire i passeggeri e portarli in Somalia, «ma l’autobus si è impantanato nel fango e così hanno iniziato a sparare».
Al-Shabaab, gruppo terroristico nato da una fusione di più tribù islamiche e dal 2012 affiliato ad Al Qaeda, fino a poco tempo fa controllava buona parte del territorio somalo, compresa Mogadiscio. Poi, nel 2011, un contingente militare delle Nazioni Unite formato da truppe dell’Unione africana, tra cui soldati keniani e ugandesi, costrinse i miliziani a ritirarsi nelle zone rurali del Paese. Da allora, come rappresaglia, il gruppo ha lanciato attacchi soprattutto contro il cristiano Kenya (dove i non musulmani sono la maggioranza), tra cui il più violento è stato quello al centro commerciale Westgate di Nairobi, in cui rimasero uccise 67 persone (settembre 2013). Ora i raid sono aumentati: da mesi al-Shabaab ha scatenato una guerra di religione che solo nelle zone costiere del Kenya ha fatto 90 vittime (la tecnica è quella dell’Isis: uccidere solo gli «infedeli»).
Tuttavia, gli sforzi per fermare la violenza continuano: il governo somalo ha rivendicato progressi, annunciando la riconquista di una città importante come Barawe. Pare che, dopo la morte del leader Ahmed Abdi Godane (la mente dell’attentato al centro commerciale di Nairobi ucciso a settembre in un raid aereo Usa), il gruppo sia allo sbando. Ma forse è presto per dirlo. Godane è stato sostituito da Ahmed Omar, noto anche come Abu Ubaidah.
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