Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 19/11/2014, a pag. 5, con il titolo "La pace impossibile e il sogno del cardinal Martini", l'intervista di Marco Garzonio a don Matteo Crimella, biblista.
Marco Garzonio Don Matteo Crimella
Sta accadendo ciò che molti temevano. Gerusalemme è il cuore di tutti i problemi e non solo per tradizione e cultura. In un Medio Oriente ormai sul piano inclinato della destabilizzazione, il conflitto israelopalestinese sta correndo il terribile rischio di infiammare ancora di più una zona che vede allontanarsi la speranza di pace. Nelle ultime settimane si respirava un'aria pesante nella Città Santa. Lo avvertivi nella paura che nessuno nascondeva: dentro le antiche mura e nei quartieri nuovi. Ma chi avrebbe dovuto, da una parte o dall'altra, ha fatto poco o niente per spegnere la miccia.
Anzi. don Matteo Crimella, giovane biblista, responsabile dell'apostolato biblico della Chiesa Ambrosiana, è molto preoccupato. S'è formato proprio nella Città Santa per sei anni, tre dei quali in piena Intifada, vedendo tutti gli orrori delle bombe e delle stragi. E alle ultime notizie commenta turbato: «C'è il rischio si apra un fronte che non si sa poi quando si chiude».
A studiare a Gerusalemme lo aveva mandato il suo vescovo, Carlo Maria Martini. «Si, Martini lo diceva sempre: quando ci sarà pace a Gerusalemme ci sarà pace nel mondo», ricorda Crimella. Ma forse sono pochi a volere che la situazione nella regione si stabilizzi: sia sul posto, sia a livello di grandi potenze. Per non parlare delle divisioni e delle incertezze dell'Europa e della tradizionale impotenza degli organismi internazionali. Già perché sul tappeto vi sono questioni pluridecennali irrisolte: dai profughi, ai confini, dagli insediamenti nelle terre occupate alla frustrazione della popolazione, di quella araba che ha meno ma anche degli israeliani, che hanno il potere ma tanta paura. L'inquietudine di don Crimella è accresciuta da una considerazione ispirata a realismo: «Sembra impossibile che non si tenga conto di un fattore che può accelerare l'escalation: l'estremismo fanatico in via d'affermazione nell'intera area».
Vien da parlare di un copione già visto, anche se tutte le immagini sono insufficienti a dar conto d'una realtà che è di grande sofferenza delle persone, prima ancora che di contrasto a livello politico e istituzionale. Sostiene don Crimella: «Senza riconoscimento, senza legittimazione reciproca non si va lontano. Si finisce per rimanere tutti impotenti davanti ad attacchi e a rappresaglie». II punto che emerge con chiarezza in questi giorni di paura e di morti è che forse occorre cambiare approccio. Che tutti comincino a interrogarsi sulle prospettive se non si interviene in tm luogo simbolo come Gerusalemme. «Sì, Martini definiva la Città Santa "capitale della cittadinanza universale"», dice Crimella. Forse un sogno. Ma in alternativa c'è solo terrore, distruzione, infelicità.
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