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Dario Sanchez
Un giovane, oggi, in Israele
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Dalla grigia Europa 18/11/2014
 Dalla grigia Europa
Commento di Dario Sanchez

Cari amici,

Vi scrivo dall’Europa, dove mio malgrado le vicende della vita continuano di tanto in tanto a portarmi, e dunque oggi vi racconterò, seppur malvolentieri, di Europa. E per la precisione, di quell’Europa unita solo nel nome, dalle radici giudaico-cristiane che nascondono grandi ipocrisie dove mi sento ormai straniero, nonostante la cittadinanza italiana, le mie origini - spagnole, tedesche e greche - il matrimonio misto di cui sono il frutto tra mio padre, cristiano non credente, e mia madre, ebrea.

Cos’è a turbarmi? Il riconoscimento, primo del suo genere in Occidente, da parte della civile e asettica Svezia di una entità terrorista come Stato? O Il fatto che si stia discutendo di abbracciare questa iniziativa criminale anche nei parlamenti inglese, francese e italiano? Davvero non lo so, e queste buie e umide giornate dall’atmosfera satura di crisi e di decadenza di certo non aiutano coi loro toni tristi. Ma, e questo è certo, il colpo basso delle diplomazie europee al mio Paese non sono che i brutti sintomi di una malattia per troppo tempo ignorata da ogni summit e cancelleria, con l’unica eccezione di Israele, Stato ormai più europeo dell’Europa per i valori e i sentimenti di cui si fa difensore e portatore, ma che di fatto europeo non è per via della sua collocazione geografica.

La brutta malattia, inutile dirlo, si chiama Islam Politico - o, per meglio rendere l’idea, islamofascismo - ed è ormai a uno stadio così avanzato da aver reso sterile l’Albero grazie alla costante degradazione di quelle radici giudaico-cristiane di cui non resta più niente, sostituite come ormai sono dalle metastasi velenose del clericalismo bigotto e dell’islamismo. La linfa umanista e illuminista non nutre più le foglie dell’albero, ridotto a un rogo di spine velenose anticipatorie del sogno perverso di un nuovo medioevo: un lungo autunno costellato dalla nascita di coorti islamiche autorizzate a Londra a legiferare in materia di diritto di famiglia ed ereditario, dalla diffusione incontrastata di pubblicazioni antiebraiche nella scuola saudita di Vienna, dalla cessione di fatto agli islamisti del controllo di intere aree e quartieri in molte democrazie nordiche e dalla crescita ovunque di gruppi integralisti e terroristi direttamente coinvolti nelle guerre di religione in corso in tutto il Medio Oriente e in Nord Africa.

Come sarà l’inverno? Migliaia di francesi di religione ebraica con radici secolari nella Repubblica della fu Libertà, della fu Uguaglianza e della fu Fraternità sono di fatto cittadini di serie B senza il bisogno della proclamazione di alcuna legge razziale. Lasciati indifesi dallo Stato alla mercé di milizie jihadiste che spaccano teste e lapidi e lanciano bombe molotov contro sinagoghe e negozi, sono sempre di più i ragazzi e le famiglie che cercano protezione in Israele, nell’indifferenza dell’opinione pubblica internazionale che assiste impassibile alla montata di questo nuovo esodo; e non solo in Francia.

Al contrario, alla grande minoranza di fede musulmana ogni permesso è accordato. Non ci si vergogna più di definirsi apertamente antisemiti in Europa, e nessuno si stupisce quando un musulmano afferma che bisogna ammazzare tutti gli ebrei, nemmeno quando lo fa dal palco di un teatro o nel corso di una diretta televisiva. D’altronde, gli hanno concesso nel nome del multiculturalismo di trattare le donne come pezze da piedi, di lapidarle, infibularle e di sciogliere loro la faccia nell’acido in totale impunità, dunque… di cosa stupirsi? E non ci si stupisce nemmeno quando a finire nel mirino dei fanatici musulmani, magari coadiuvati dai fanatici cattolici, sono gli omosessuali e altre donne che musulmane non sono. E mentre gli islamisti abbaiano e quando riescono sbranano, i politici europei, in silenzio, chiudono tutti e due gli occhi e pagano.

Pagano ad esempio, tramite l’istituzione di progetti “umanitari” per la striscia di Gaza a cinque e sei zeri il riarmo di Hamas; e pagano decenni di politiche dell’immigrazione inesistenti o sbagliate e di occasioni di integrazione mancate. Noi ebrei, che l’Europa Unita l’abbiamo sognata, sostenuta e voluta, che l’abbiamo immaginata come strumento di integrazione e di diffusione di libertà e democrazia veniamo gradualmente messi alla porta dagli islamisti e da quei politici europei che con le loro politiche hanno permesso all’islamismo di diffondersi e prosperare, e la scopriamo tutta a un tratto matrigna e nemica: concentrata sui numeri, sull’economia, ha dimenticato la sua missione morale e il suo posto nel mondo.

Qualche europeo si preoccupa dell’avanzata dell’Isis, e qualcun altro dalle colonne del Corriere azzarda che le minacce del Califfo alla Città Eterna potrebbero non essere solo sbruffonate, ma la realtà è che l’ISIS ce l’ha già in casa: è nelle scelte perverse di una dirigenza già asservita e islamizzata. Quest’anno è la sindrome di Stoccolma, e non l’influenza, la patologia endemica nelle aule dei Parlamenti europei. A noialtri, uomini e donne liberi, non resta che aspettare il corso degli eventi e prepararci, ancora una volta, a resistere.


Dario Sanchez


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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