“Toiletgate” e pensiero desiderante
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
Manifestanti contro Israele in una città europea
Cari amici,
per chi pensava che scherzasse o parlasse alla leggera, eccola qui di nuovo. Mogherini ha ripetuto ieri, in apertura del primo consiglio dei ministri degli esteri dei paesi europei, che “Riconoscere la Palestina non basta, bisogna costruire lo stato palestinese”, naturalmente “a fianco e in pace con Israele” e per il bene di entrambi: http://www.jpost.com/Arab-Israeli-Conflict/New-EU-foreign-policy-chief-Recognizing-a-Palestinian-state-is-not-enough-382017. Come attuare questa convivenza non ha spiegato, anche se evidentemente nella sua mente questo passa per grandi concessioni territoriali all'Autorità Palestinese, dato che ha accennato in precedenza a “Gerusalemme capitale di due stati”. Il processo politico non è chiaro, lo sa anche lei, e il problema principale è la ragione per cui Israele dovrebbe accettare, avendo fatto esperienza di quel che vuol dire cedere territori alle milizie arabe dopo Oslo in Giudea e Samaria, poi a Gaza e nel Libano meridionale e non avendo molta voglia di suicidarsi.
Questo è comunque l'obiettivo dell'Europa, come Mogherini proclama. La burocrazia europea ha già messo a punto un sistema di sanzioni per costringere Israele a piegarsi alla sua volontà: boicottaggi, proibizioni di viaggio, sospensioni di accordi: un armamentario pari a quello che, finora con scarso successo, l'Europa sta usando con Putin (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/187540). Sembra che l'architetto del sistema sia un burocrate austriaco di nome Christian Berger, non si capisce se allievo di Kreiski, il leader socialista che con Palme ha inaugurato qualche decennio fa l'odio della sinistra europea per Israele o piuttosto di Jorg Heider, il capo dell'estrema destra morto di recente.
Il fatto è che il clima nella politica europea si fa sempre più pesante contro Israele e gli ebrei. Non vi sono solo gli atti di antisemitismo spicciolo (ma pericoloso) come per ultimo l'accoltellamento alla gola di un rabbino ad Anversa (http://www.timesofisrael.com/belgian-jewish-man-stabbed-in-antwerp/); vi è una pressione politica che si è vista nella risoluzione della Camera dei Comuni inglese per il riconoscimento dello “Stato di Palestina”, nell'analoga decisione svedese, nelle prossime votazioni che si terranno ai parlamenti francese e spagnolo su questo tema (e il cui esito è scontato).
Vi è stato nei giorni scorsi un episodio che dà l'idea delle pressioni che stanno dietro a questi voti. E' accaduto in un altro parlamento ancora, quello più potente di tutti in Europa, a Berlino. La maggioranza è democristiana-socialista; il principale partito d'opposizione si chiama Die Linke, la sinistra, che corrisponde ai nostri Sel ma ha un certo peso con 64 deputati. Be' il loro leader carismatico Gregor Gysi, quello che si è sostanzialmente reinventato l'estrema sinistra in un paese che si era goduto il comunismo della DDR fino all' '89, è stato contestato, inseguito e in pratica sequestrato in un bagno da due “militanti” antisraeliani (uno purtroppo col passaporto di Israele, per la serie facciamoci del male), spalleggiati da due deputati del partito. La ragione è che Gysi non aveva appoggiato anzi aveva cercato di evitare manifestazioni a favore del terrorismo palestinese. La maggioranza del partito in sostanza si è messa dalla parte degli assalitori. Da questa storia, che in Germania chiamano “toiletgate” (http://www.jpost.com/Diaspora/Making-sense-of-Germanys-anti-Semitic-Toiletgate-scandal-381977), viene fuori che c'è qualcuno che resiste, ma buona parte dell'estrema sinistra tedesca, che si dice comunista e per definizione antinazista, in sostanza appoggia l'antisemitismo appena velato da antisionismo: esattamente come in Italia, nei paesi nordici, in Gran Bretagna. Quel che vogliono è semplicemente l'eliminazione di Israele e agli ebrei accada quel che deve.
Di fronte a questa situazione, è possibile perfino leggere la posizione di Mogherini come moderata, impegnata a frenare l'antisemitismo di sinistra, quantomeno per il fatto di rendersi conto che uno stato palestinese non può nascere senza il consenso di Israele (e dunque senza le necessarie garanzie reali di sicurezza per lo stato ebraico). Che sia così, che una posizione irrealistica e tendenzialmente antisareliana come quella del nuovo capo della diplomazia europea vada letta come moderata, illustra la situazione della politica europea. Che è estremamente allarmante. Ma più che per Israele, per l'Europa. Che sembra aver smarrito del tutto il senso del possibile, la valutazione lucida di chi sono i nemici della sua identità e del suo sistema di vita, che abbraccia disperatamente quelli che vorrebbero essere i suoi carnefici. Un delirio di whishful thinking, di pensiero desiderante di confusione fra i sogni e la realtà, per dirla con l'ottimo Panebianco (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=2&sez=120&id=56057).
Ugo Volli