Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 17/11/2014, a pag. 50, con il titolo "Il futuro che nasce tra Israele e Torino", la cronaca di Maurizio Molinari.
Maurizio Molinari
Il Technion di Haifa
Microtelecamere per esplorare il corpo umano, nuovi materiali per spingersi ai confini del Sistema Solare, geni che attivandosi allungano la vita di microrganismi e vetture su ruote capaci di dialogare come in un social network: è sullo sfondo di progetti avveniristici che i rettori dell’Università di Torino e del Politecnico di Torino hanno incontrato il presidente dell’Istituto di Tecnologia israeliano «Technion» gettando le basi di una stagione di ricerche comuni che punta a coniugare le start up dello Stato Ebraico con il sistema produttivo piemontese.
Nel parco
Poco distante dal parco dove sorge l’obelisco di Calatrava, il presidente del «Technion» Peretz Lavie, accoglie le delegazioni guidate da Gianmaria Ajani e Marco Gilli spiegando che se in Israele vi sono fra 6.000 e 6.500 start up - il numero più alto del mondo dopo la Silicon Valley in California - è grazie ai laboratori dell’Istituto di Haifa, sorto un secolo fa per accogliere gli ebrei in fuga dall’Europa, cresciuto nell’interazione con aziende di avanguardia ed arricchitosi negli anni Novanta grazie all’immigrazione dall’Urss che fece compiere al corpo accademico un balzo in avanti del 60 per cento. «Qui a Haifa hanno unito in un’unica Università Tecnologia e Medicina - osserva Ajani - e ciò li rende un nostro interlocutore naturale perché a Torino noi all’ateneo abbiamo Medicia, il Politecnico ha Tecnologia, e operiamo in forte sintonia». In concreto ciò significa poter «lavorare su strade comuni, creando team di ricerca che viaggiano assieme puntando ad importanti fondi europei o grants americani». Per questo la delegazione di accademici di Torino ha iniziato una maratona di 48 ore di incontri con i colleghi israeliani di Chimica, Neuroscienze, Biotecnologia, Fisica, Scienze della Vita, Telecomunicazioni, Elettronica, Scienze Applicate e Tecnologia iniziando ad identificare idee comuni. «E’ il primo passo di un percorso che potrà avere ricadute positive sul Piemonte - aggiunge Ajani - perché quando si coniuga ricerca e tecnologia si crea lavoro, come dimostrano non solo Usa ed Israele ma anche Germania e Svizzera»
All’avanguardia
Per Marcello Baricco, vicedirettore del Dipartimento di Chimica, «il Technion è all’avanguardia per la capacità di trasformare un’idea in applicazione immediata e ciò permette di puntare a nuovi traguardi, come ad esempio nel settore dell’energia, grazie alla scoperta di nuovi materiali con conseguenti applicazioni pratiche». Durante una sosta fra gli incontri accademici, il rettore del Politecnico, Gilli, sottolinea un risvolto di valore dei progetti possibili: «Peretz Lavie è appena tornato dagli Stati Uniti dove ha fatto tappa a Detroit in ragione della fase di rilancio dell’industria dell’auto e noi abbiamo una solida collaborazione con Fiat-Chrysler, tanto a Torino che Windsor, ciò può consentirci di operare assieme in questo settore, visto che Israele ha le start up ma manca di manifatture mentre in Piemonte abbiamo importanti capacità produttive». Gilli pensa a progetti su «auto normali e quelle ibride» come allo sviluppo della «connessione veicolo-veicolo» per creare un sistema di comunicazioni fra auto capace di rivoluzionare il traffico. E’ l’orizzonte di una convergenza fra la «Start Up Nation» israeliana e la rinascita di Detroit destinata a passare per Torino e Piemonte. E’ uno scenario a cui Lavie guarda con interesse perché crede ai progetti «global», frutto di interazioni fra protagonisti di culture diverse come sarà la «ConellTech» ovvero l’ateneo delle nuove tecnologie che il «Technion» realizzerà sulla Roosevelt Island di New York City assieme alla Cornell University, puntando su materie di insegnamento del XXI secolo - connecting media, vita umana e vita più sana - che hanno spinto Google ad aderire offrendo uno spazio di 60 mila mq per realizzare «progetti e sogni» degli studenti. «E’ una prospettiva che va incontro ai nostri interessi - osserva Ajani - per le prospettive di sviluppo che racchiude». Nella convergenza accademica fra Haifa e Torino, Gilli individua la cartina tornasole di una similitudine fra Piemonte e Israele: «Il Piemonte ha un territorio il 10 per cento più grande di Israele ed un pil che è la metà, e viviamo simili fasi economiche perché Israele guarda alle nuove tecnologie e noi siamo nella fase post-industriale». Ecco perché Piero Abbina, presidente dell’Associazione italiana Amici del «Techion», afferma che «visite come questa consentono di compiere un passo verso il futuro possibile».
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