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Le mie esperienze con i media Commento di Manfred Gerstenfeld (Traduzione di Angelo Pezzana)
Occupandomi di Israele, Europa e anti-semitismo, sono spesso contattato da giornalisti, il che dà spesso origine a bizarre esperienze. Incontrai un altro giornalista, che non aveva difficoltà ad affrontare il contenuto del libro, e che pareva ben documentato. Lavorava in uno dei giornali tedeschi più diffusi. Non citerò il nome, per evitargli delle grane. L’intervista durò due ore, altrettante ne passarono quando andammo insieme a pranzo. Ma il giornale non pubblicò mai l’intervista. Vidi una sua collega dopo qualche mese, la quale mi spiegò che la direzione si giustificò così “ Non possiamo insultare i nostri lettori”. Ebbi poi una intervista telefonica con un giornalista di un importante quotidiano olandese, che conoscevo da parecchi anni. Mi fece avere il testo per l’approvazione, cosa che feci con qualche piccola correzione. Non venne mai pubblicato Alcuni mesi dopo venni intervistato da Handelsblatt, il più diffuso quotidiano economico tedesco. Risposi a molte domande, inclusi i sondaggi citati nel mio libro. Ricevetti il testo dell’intervista, che rinviai con qualche appunto. Dato che non si erano più fatti vivi, cercai di mettermi in contatto diverse volte con il giornalista, ma senza successo. L’articolo non venne mai pubblicato. Alcuni giornali europei minori e blog in Germania, Svizzera e Olanda hanno recensito il mio libro, ma i media importanti l’hanno ignorato. Non è difficile capirne le ragioni. Nelle conclusioni, distruggo gran parte dell’immagine umanitaria europea del dopo guerra. Come si è rivelata falsa è stato chiaramente dimostrato nella scorsa estate, con l’esplosione degli episodi di anti-semitismo e le dimostrazioni in favore del movimento islamo-nazista Hamas in molti Paesi europei. Un articolo è uscito sul National Post, il più diffuso quotidiano canadese, così come ha fatto l’importante settimanale ebraico americano The Jewish Week con un editoriale in prima pagina. Molte interviste sono uscite sui siti web americani, che hanno dato origine a vari commenti. In Israele, il Jerusalem Post e altre pubblicazioni in inglese ne hanno scritto diffusamente. Media ebraici l’hanno recensito in 13 Paesi. Il Rabbino Marvin Hier, Direttore del Centro Simon Wiesenthal di Los Angeles (SWC), l’ha citato durante il suo incontro con Papa Francesco I. Il SWC e l’Istituto Gatestone hanno inviato il libro, raccomandandone la lettura, ai leader di molti paesi, compresi i leader dell’Unione Europea. Ma le mie curiose esperienze con i giornalisti non si limitano alle reazioni a questo libro. Nel 2012, venne a intervistarmi un giornalista della televisione di Stato belga. Voleva la mia opinione su un programma in quattro puntate della televisione israeliana Canale 10 dal titolo “Allah-Islam, the Spread of Islam in Europe”. Un giornalista israeliano, Zvi Yehezkeli, presentandosi come palestinese, aveva visitato e filmato le comunità musulmane in Europa, rivelando violenza, droghe, possesso di armi e altre attività criminali presenti nei ghetti musulmani. Ebbi una esperienza diversa quando, nel novembre 2008, pubblicai un articolo nel più influente quotidiano olandese, De Volkskrant, titolato “ Stiamo di nuovo vivendo negli anni’30 ?”. Sostenevo che il futuro sarebbe dipeso da chi sarebbe stato più forte, i valori europei oppure l’islam radicale, insieme ai suoi alleati “utili idioti” nelle società occidentali, come i “razzisti umanitari” che restano silenziosi sulla ideologia genocida fra le forze politiche palestinesi e in altre parti del mondo musulmano. Ma l’esperiena più surreale l’ebbi con I media norvegesi. Fredrik Graesvik,della maggiore TV commerciale TV2,mi intervistò nel marzo 2009. Tradusse correttamente gran parte di quanto dissi, ma inserì che consideravo tutti i norvegesi dei “barbari ignoranti” perchè uccidono balene e foche. Falsificando le mie parole. Il traduttore della mia intervista per il sito web, falsificò in maniera ancora peggiore, scrivendo che avevo detto che “ i norvegesi erano stupidi e barbari” e che la “ Norvegia era il paese più anti-semita d’Europa”. Una agenzia di stampa norvegese e qualche giornale svedese le diffusero, con il risultato che ricevetti molte e-mail da norvegesi colme di odio. Sidsel Wold, allora corrispondente in Israele della radio statale NRK riuscì a superare TV2. Mi intervistò, poi mi disse che per errore aveva cancellato l’intervista. Invece di farne una nuova,ne costrui una del tutto inventata, scegliendo alcuni miei testi da internet. Ne venne fuori una intervista tutta inventata, piena di falsificazioni, con lei che criticava ciò che falsamente mi aveva attribuito. Nel 2010, Honest Reporting scelse la Wold per la “menzione speciale di disonore fra i giornalisti” a livello internazionale. Manfred Gerstenfeld è stato presidente per 12 anni del Consiglio di Amministrazione del Jerusalem Center for Public Affairs. Collabora con Informazione Corretta. |
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