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Libero Rassegna Stampa
14.11.2014 Sinai, giornata di sangue: jihadisti filo-turchi contro l'Egitto
Cronaca di Carlo Panella

Testata: Libero
Data: 14 novembre 2014
Pagina: 14
Autore: Carlo Panella
Titolo: «Sta con Israele ed è anti-jihad: Egitto sotto attacco islamista»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 14/11/2014, a pag. 14, con il titolo "Sta con Israele ed è anti-jihad: Egitto sotto attacco islamista", la cronaca di Carlo Panella.


Carlo Panella         Abdel Fattah al Sissi


Attacco terroristico nel Sinai

Spaventosa giornata di attentati in Egitto: il più grave e inquietante è avvenuto, 45 miglia al largo del porto di Damietta, nella zona del Canale di Suez, quando una motovedetta militare egiziana è stata attaccata da una flottiglia di barchini di terroristi. Gravissimo il bilancio dell'arrembaggio a colpi di granata: 8 marinai egiziani morti o dispersi e 5 feriti.
È questo il primo attentato in mare di così grandi dimensioni, dopo l'assalto all'incrociatore Us Cole ad Aden nel 1996, ma il fatto politicamente più rilevante è che i Servizi egiziani, a seguito delle prime indagini che hanno portato all'arresto di 32 sospettati a Damietta, hanno diramato note ufficiose con le quali attribuiscono la responsabilità dell'arrembaggio terroristico addirittura alla Turchia.

I terroristi, dunque, sobillati da Ankara (che avversa frontalmente il presidente al Sissi giudicato "golpista") avrebbero attaccato la nave militare egiziana per punire il Cairo del recente accordo siglato con Israele, Grecia e Cipro per il pattugliamento marittimo delle coste al largo di Cipro in cui si sta perforando il gigantesco giacimento di metano "Leviathan". E' questo uno dei più grandi giacimenti di nuova individuazione al mondo e il suo sfruttamento (siamo nella fase del trivellamento) avrà immense conseguenze geopolitiche. Oltre alla Grecia e Cipro, infatti, Israele non solo non sarà più costretta a importare energia, ma addirittura la potrà esportare (in primis all'Egitto, ovviamente). Ma la Turchia, che spalleggia il governo della Cipro turca - non riconosciuto dalla comunità internazionale - contesta sul piano del diritto la sovranità di Cipro e Israele su Leviathan, ha inviato una flotta al largo di Cipro e i suoi jet spesso sorvolano minacciosamente gli impianti e le flotte greca e israeliana che li proteggono.

L'attentato di Damietta dunque - se hanno ragione i Servizi egiziani - segna l'apertura di un nuovo fronte di tensioni e di guerra a "bassa intensità", proprio a ridosso della zona più esplosiva del Mediterraneo. Gravissimi sono anche gli attentati che hanno colpito l'Egitto nel Sinai, al Cairo e persino in Libia. In un villaggio vicino a Rafah - al confine con Gaza - sono stati infatti uccisi due agenti della polizia, mentre tre soldati sono caduti in un'imboscata vicino alla città di Sheikh Zuweid. Episodi gravi in sé, ma ancora più gravi perché dimostrano che il pur serissimo impegno del Cairo a contrastare i terroristi di Ansar el Maqdis - che riconoscono il Califfato nero Siro-iracheno - non li riesce a debellare.

Dal colpo di Stato dell'agosto 2013 del generale Fattah al Sissi, le vittime egiziane di attentati terroristi nel Sinai sono quasi un centinaio. Per di più, i terroristi minacciano esplicitamente i turisti di Sharm el Sheik e delle altre località turistiche del Sinai, provocando enormi danni a causa del crollo delle presenze. In risposta agli attentati l'esercito egiziano ha fatto saltare altri 9 tunnel (il totale supera ormai la trentina) che portano a Rafah da Gaza, considerata non a torto dagli egiziani il santuario dei jihadisti del Sinai.

Sempre ieri attentato anche nella metropolitana del Cairo per fortuna con solo 21 feriti e infine un vero e proprio "sfregio" a Tripoli. La capitale della Libia è infatti sotto il ferreo controllo delle "brigate di Misurata" e dei partiti islamisti, in primis i Fratelli Musulmani, che l'Egitto di al Sissi non solo contrasta duramente dentro l'Egitto, ma che combatte anche in Cirenaica. Gli aerei egiziani e degli Emirati forniscono infatti una fondamentale copertura aerea alle truppe del generale "laico" Al Haftar che combatte duramente gli islamisti che avevano preso il controllo di Bengasi. In questo contesto l'attentato di ieri contro le ambasciate di Egitto e Emirati di Tripoli assume i chiari connotati di un "avvertimento" che ha forse avuto la piena complicità del governo islamista della Tripolitania. Nel complesso, questa serie di attentati, come tutti quelli che li hanno preceduti, è la controprova del ruolo di punta di diamante nel contrasto politico e militare degli islamisti e degli jihadisti che ha assunto l'Egitto di Fattah al Sissi, non a caso in piena collaborazione con Israele. Incluso il netto contrasto di Hamas a Gaza. Ruolo che al Sissi ieri ha rivendicato a fronte della platea araba: «La mappa del terrorismo si allarga oggi più che mai e i paesi arabi sono di fronte a un pericolo serio, devono quindi unire gli sforzi per sradicarlo».

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