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La Stampa Rassegna Stampa
14.11.2014 I forzieri del terrore: primo Isis, Hamas secondo grazie a tunnel e 'fondi umanitari'
Analisi di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 14 novembre 2014
Pagina: 13
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «L'Isis supera Al Qaeda anche nel conto in banca: sono i terroristi più ricchi»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 14/11/2014, a pag. 13, con il titolo "L'Isis supera Al Qaeda anche nel conto in banca: sono i terroristi più ricchi", l'analisi di Maurizio Molinari.


Maurizio Molinari


Miliziani dello Stato islamico

I forzieri del Califfo vantano il primato assoluto ma Hamas detiene una seconda, e ben solida, posizione davanti ai colombiani delle Farc assai meglio foraggiati di Al Qaeda nel post-Osama Bin Laden, carente di donazioni, mentre il fanalino di coda è Boko Haram, ancora alle prime armi in questo tipo di business: è la classifica dei gruppi terroristi più ricchi del Pianeta, stilata dal magazine «Forbes», edizione israeliana, sulla base delle inchieste condotte dai servizi di sicurezza di mezzo mondo.


Terrorista di Hamas in un tunnel tra la Striscia di Gaza e l'Egitto


Ciò che ne esce è una inedita radiografia degli equilibri di forza fra le finanze del terrore. In vetta, irraggiungibile, c’è lo Stato Islamico (Isis) ovvero il Califfato di Abu Bakr Al Baghdadi che, in un tempo record - meno di 24 mesi - ha creato una «formidabile macchina raccogli-denaro» come spiega Aymenn Jawad Al-Tamimi, arabista dell’Università di Oxford, sommando le donazioni private del Golfo all’imposizione di dazi sulle merci in transito nei territori conquistati ed alla vendita del greggio, che è la vera ragione di un primato davvero storico perché nessun gruppo terroristico ha mai avuto tanti soldi nelle casse.
Per il ministero del Tesoro Usa l’estrazione di petrolio - soprattutto in Siria ma anche in Iraq - gli garantisce 1 milione di dollari al giorno ma Israele ritiene che si tratti del triplo grazie all’opera di un network di mediatori, posizionati in Turchia, abilissimi nel giocare al ribasso rispetto al mercato. La seconda posizione di Hamas nasce da un sofisticato sistema di tasse, dazi e tariffe che ha creato da quando, nel 2007, ha assunto il controllo della Striscia di Gaza. Il miliardo di dollari che possiede è frutto dell’«Iva» che Hamas impone sul commercio nei tunnel sotterranei - chiusi dall’Egitto sono lo scorso luglio - e di una miriade di tasse che preleva dai residenti: dalle imposte sulle auto (366 dollari l’anno) ai versamenti richiesti a ristoranti, negozi, pescatori e qualsiasi altra attività commerciale. Hamas può inoltre contare su «fondi umanitari e delle ong» che, secondo «Forbes», riesce a stornare dai finanziamenti internazionali destinati ai civili. Anche le Farc colombiane devono il terzo posto - 600 milioni di dollari - alle tasse imposte alle popolazioni locali ma il grosso delle entrate viene da traffico di droga e rapimenti. Gli stupefacenti costituiscono gran parte dei proventi per Hezbollah libanesi, taleban afghani e Lash-e-Taiba pakistano, accomunati dal frequente ricorso a estorsioni e rapimenti. Solo sesto posto in classifica per Al Qaeda che, orfana di Bin Laden e sfidata da Isis, ha difficoltà a raccogliere donazioni private dal Golfo ed ha visto precipitare le entrate da imposte, visto che gli unici territori che controlla - in Siria con Al Nusra - sono ora sotto l’ombrello del Califfo. I somali di Al Shabaab si distinguono per i guadagni della pirateria nell’Oceano Indiano - che però è in brusco calo - mentre l’Ira nordirlandese, ancora legata agli ideali marxisti-leninisti, conta sui versamenti volontari dei militanti. In fondo alla classifica, i nigeriani di Boko Haram con «appena» 25 milioni di dollari ma l’impressione è che siano destinati a scalare le posizioni perché operano in Africa Occidentale su aree ricche di risorse, miniere d’oro incluse. Dunque hanno la possibilità di progettare un 2015 con un bilancio di chiusura decisamente migliore.

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