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La Stampa Rassegna Stampa
14.11.2014 Al Baghdadi: 'Il jihad sia una guerra globale'
Cronaca e commento di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 14 novembre 2014
Pagina: 13
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Riecco Al Baghdadi: 'Guerra ovunque'»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 14/11/2014, a pag. 13, con il titolo "Riecco Al Baghdadi: 'Guerra ovunque' ", la cronaca e commento di Maurizio Molinari.

A destra: Abu Bakr al Baghdadi


Maurizio Molinari

«Illuminate la terra con i vulcani della Jihad»: Abu Bakr al Baghdadi riappare con un audio diffuso online dallo Stato Islamico (Isis) per testimoniare che il raid aereo Usa della scorsa settimana nel Nord dell’Iraq non lo ha ucciso. L’audio di 17 minuti del «Califfo dei musulmani e comandante dei credenti» somma appelli alla Jihad a riferimenti ed eventi avvenuti dopo il raid Usa al fine di confermare che è vivo in maniera analoga a come ha fatto in passato Osama bin Laden.
«Soldati dello Stato Islamico, continuate a mietere vittime di soldati, uccidete ebrei, crociati, apostati e diavoli - afferma la voce attribuita ad Al Baghdadi da «Al-Furqan», il mezzo di comunicazione di Isis - innescate eruzioni di vulcani della Jihad in ogni luogo, al fine di illuminare il Pianeta con fuochi sotto i tiranni, i loro soldati e sostenitori». Nei confronti della campagna aerea in Iraq e Siria della coalizione guidata dagli Stati Uniti, è sprezzante: «L’America e i suoi alleati sono terrorizzati, deboli, senza forze». Da qui il rinnovato appello ai jihadisti dello Stato Islamico: «Non abbandonare il combattimento perché alla fine vinceremo, anche se solo uno di noi sarà rimasto in vita. La marcia dei mujaheddin continuerà finché non arriveremo a Roma».
I riferimenti temporali sono all’invio di altri 1500 soldati Usa da parte della Casa Bianca, all’annuncio dei jihadisti del Sinai - Ansar Beit al-Maqdis - di fedeltà ad Isis, avvenuto lunedì, e ai combattimenti fra sunniti e sciiti in Yemen. A tale ultimo proposito incita i sunniti a «usare le spade contro gli apostati». L’affondo è nei confronti dell’Arabia Saudita definita «testa del serpente» e «roccaforte del Male» fra gli Stati del Golfo «traditori» perché alleati della coalizione, destinata ad essere «devastata» dagli attacchi che chiede ai militanti di realizzare. Il riferimento all’Arabia Saudita suggerisce la volontà di Al Baghdadi di reagire all’attacco subito - nel quale è stato probabilmente ferito - rilanciando l’offensiva di Isis su più fronti. Da qui il riferimento ai «sostegni ricevuti» dalle cellule in Arabia Saudita, Yemen, Libia, Algeria, Tunisia e Marocco ovvero tutti Paesi dove finora Isis ha avuto un basso profilo.
Proprio ieri i media pachistani hanno riportato l’allarme delle autorità del Beluchistan sull’«arrivo di un alto numero di membri di Isis» forse intenzionati ad assumere la guida delle operazioni jihadiste nella roccaforte della vecchia Al Qaeda.
L’audio diffuso da Isis, in un arabo classico arricchito da frequenti riferimenti coranici, è ora all’esame degli analisti di Stati Uniti e Gran Bretagna ma le prime indicazioni emerse sembrano avvalorarne la veridicità.

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