Pubblichiamo la lettera inviata da un nostro lettore ai parlamentari Colaninno, Fassina, Cuperlo, Franceschini, Gentiloni:
Gentile onorevole,
e' in programma nel parlamento italiano la discussione sul voto di riconoscimento dello stato di Palestina, sulla scia di quanto avvenuto in Svezia e Regno Unito. A tale proposito le chiedo di dedicare cinque minuti alla valutazione dele seguenti considerazioni. Ogni persona di buon senso puo' facilmente convenire ed auspicare che presto venga costituito uno stato palestinese accanto allo stato di Israele, sui presupposti di pace,confini sicuri, e riconoscimento reciproco. Al momento tali presupposti non ci sono. Non c'e' la pace, e non certo per colpa di Israele : gli atti terroristici degli ultimi giorni che hanno causato morti e feriti tra inermi civili israeliani, tra cui una bimba di tre anni , sono stati sollecitati da Abu Mazen che ha proclamato un " giorno della rabbia ". Non ci sono confini sicuri : I patti di Oslo del 1993 stabilirono che fossero definiti con l'accordo delle parti, ma finora tutte le offerte sono state giudicate insufficienti dai palestinesi, compresa quella di Ehud Barak che nel 2000 propose la restituzione del 90%dei territori acquisiti da Israele in guerre di difesa che gli furono mosse a cominciare dal 1948 fino alla guerra del Kippur. I meno giovani ricorderanno I proclami "butteremo gli ebrei a mare". In ogni caso lo stesso buon senso di cui parlavo all'inizio e la morfologia del territorio suggerisce che ad Israele vengano riconosciuti dei confini che consentano di far vivere in sicurezza la propria cittadinanza sottraendola al pericolo di attacchi dalle colline verso la pianura. Infine il riconoscimento reciproco : non solo I palestinesi non vogliono riconoscere Israele quale nazione del popolo ebraico, mentre concepiscono lo stato palestinese come "judenrein" ,ma Hamas addirittura si pone come obiettivo la sua distruzione, come chiaramente sancito dal suo statuto, e non mi sembra che su questo Abu Mazen si sia mai esplicitamante dissociato. Quindi in queste condizioni il riconoscimento di uno stato palestinese,peraltro ad oggi privo delle strutture necessarie per poterlo definire tale, lungi dall'essere una presa d'atto di una situazione oggettiva ( e poi perche' non farlo anche per il Tibet o per i curdi ?) sarebbe un atto di delegittimazione di Israele, anzi di provocatoria esclusione dello stato ebraico dalle decisioni sull'assetto dell'area che non potrebbe non provocare dure reazioni a livello diplomatico. Aggiungo,e qui concludo ringraziandola per l'attenzione, una osservazione : come puo' l'Italia ,repubblica fondata sulla legittimazione democratica dare riconoscimento internazionale da un lato ad una classe dirigente che procrastina il proprio potere a sei anni dalla scadenza del mandato, e dall'altro ad Hamas, organizzazione inclusa tra quelle terroriste,che appena vinte la elezioni a Gaza (2005) ha fisicamente eliminato tutti i suoi concorrenti politici ed e' oggi largamente infiltrata da affiliati dell Isis?
Con osservanza
Umberto Perugia