Riprendiamo dalla NUOVA BUSSOLA QUOTIDIANA l'analisi di Valentina Colombo dal titolo "Qaradawi, il 'moderato' che incita a uccidere gli ebrei".
A destra, Yussuf al Qaradawi, il teologo dei Fratelli musulmani in Egitto
Valentina Colombo
“Le parole sono come azioni e fanno accadere le cose. Una volta che sono uscite dalla bocca non puoi più farle rientrare”, ha scritto Hanif Kureishi nel suo romanzo Nell’intimità.
Affermazione che ben si addice a descrivere l’azione e l’impatto delle parole di Yusuf Qaradawi, il teologo di riferimento dei Fratelli musulmani, sia sui membri del movimento fondato da Hasan al-Banna nel 1928 sia sui molti musulmani che lo considerano, a seguito della sua presenza settimanale sul canale satellitare Al Jazeera, un’autorità di tutto rispetto. La responsabilità di Yusuf Qaradawi è quindi immensa poiché ogni sua parola, ogni sua sentenza hanno una forte ripercussione non solo nel mondo islamico in generale, ma anche sulle comunità islamiche che vivono in Europa. Qaradawi non è solo lo shaykh di Al Jazeera, ma è anche il presidente del Consiglio Europeo per la Fatwa e la Ricerca con sede a Dublino, istituzione cui fa riferimento, ad esempio, anche l’Unione delle Comunità e delle Organizzazioni Islamiche in Italia (Ucoii).
Uno dei simboli della Fratellanza musulmana
Ebbene, il 6 novembre 2014 Qaradawi pubblica Appello alla umma: Salvate al-Aqsa. Dall’ottobre scorso, dai disordini sulla spianata del Tempio, in Israele si respira non solo tensione, ma aleggia lo spettro di una nuova intifada, fatta non più di sassi, non più di bombe, ma di aggressioni fisiche con armi da taglio e autovetture, una intifada meno intercettabile e per questo più pericolosa. In siffatta situazione non si sono fatte attendere le dichiarazioni di Qaradawi, lo shaykh che considera leciti gli attentati suicidi in Israele. Nell’appello che segue esprime non solo le accuse nei confronti di Israele e l’invito ai musulmani a difendere la moschea di al-Aqsa, ma invita altresì all’uccisione degli ebrei confermandosi predicatore di un’ideologia che non distingue tra uno Stato e le persone che vivono in quello Stato. Nel testo, pubblicato sul sito personale di Qaradawi, si legge:
«I figli della nostra grandissima umma islamica conoscono bene il livello di oppressione e attacchi, di maltrattamenti e torture, della privazione dei diritti minimi legali e giusti che subiscono i musulmani [che vivono] nella Palestina occupata […] ma costoro resistono, pazienti e continuano a fronteggiare [tutto ciò]. […] Quanto sta accadendo ad al-Aqsa in questo momento è una catastrofe immensa sulla quale la nazione araba e la nazione islamica non possono tacere. È un dovere della umma da Oriente a Occidente abbandonare le questioni meno importanti e le divergenze secondarie per occuparsi della questione primaria per l’islam, la questione palestinese, per occuparsi della questione palestinese nella questione principale, quella di Gerusalemme, ma soprattutto di occuparsi della questione di Gerusalemme nella questione ancora più importante, quella della [moschea] di al-Aqsa imprigionata. «Arabi, musulmani, persone libere di ogni parte del mondo, alzatevi dal letargo, levatevi per difendere i vostri luoghi sacri e vi è vietato lasciare che gli ebrei si prendano gioco di al-Aqsa, che cerchino di spartirla […] tutto questo è vietato a ogni musulmano e a ogni musulmana e lungo la via della moschea di al-Aqsa scorre il sangue e i musulmani offrono vite, ricchezze e figli. «Invito gli ulema del mondo intero a fare risuonare la verità nelle loro moschee, ad annunciare ai loro popoli musulmani quel che devono fare per i loro luoghi sacri e per salvare la loro al-Aqsa. «Invito i leader e i governanti a livello mondiale di liberarsi dei propri interessi personali e delle divergenze parziali per ritrovarsi nella difesa dei luoghi santi della umma, invito i popoli a collaborare uno con l’altro nel costringere i governanti a unirsi e a cooperare. «Invito i figli della Palestina ad affrettare la vittoria per al-Aqsa. Chi può raggiungerla e a resistere colà lo faccia, chi può recarsi a Gerusalemme, per unirsi ai ranghi dei suoi fratelli lo faccia. Chiamate la umma al vostro seguito per sostenere il popolo palestinese con tutto quel che necessita per rafforzare la resistenza e il loro fronte».
Nell’ultimo paragrafo il richiamo al seguente hadith che invita all’eliminazione degli ebrei, hadith che si ritrova citato anche all’articolo 7 dello Statuto di Hamas, organizzazione che fa riferimento ai Fratelli musulmani: «L’Ora del Giudizio verrà quando i musulmani avranno combattuto gli ebrei, e i musulmani li avranno uccisi. Quando gli ebrei si nasconderanno dietro una pietra o un albero, e la pietra o l’albero diranno: ‘O musulmano, o servo di Allah, c’è un ebreo nascosto dietro di me – vieni e uccidilo’. Tranne l’albero di Gharqad che non lo dirà, perché è l’albero degli ebrei».
Il richiamo all’uccisione degli ebrei aumenta in maniera esponenziale la gravità delle parole di Qaradawi in passato non solo aveva già mostrato il proprio antisemitismo esprimendo la propria ammirazione per Hitler e non partecipando a una conferenza a Doha a causa della presenza di ebrei, ma nel 2013 aveva altresì chiamato al jihad in Siria ponendosi – unitamente a Hasan Nasrallah – all’origine dell’escalation e della degenerazione della “primavera” siriana di cui ancora oggi si assistono le tragiche derive. Ebbene, oggi il peso delle parole dello shaykh di Al Jazeera e leader spirituale dei Fratelli musulmani anche in Europa è ancora più pesante. Il richiamo a combattere e uccidere gli ebrei, attraverso la citazione di un detto di Maometto, all’interno di un comunicato in cui si rivolge alla umma, alla nazione islamica, deve essere valutato con molta serietà e preoccupazione non solo in Israele, ma anche in Europa. Di recente in Belgio le autorità, memori dell’attentato al Museo ebraico di Bruxelles lo scorso giugno, hanno vietato l’ingresso nel paese e di conseguenza la partecipazione alla Foire musulmane de Bruxelles – organizzata dalla casa editrice Gedis e dalla Ligue des Musulmans de Belgique – di Tareq Suwaidan, predicatore kuwaitiano e membro della Fratellanza, per via delle sue posizioni antisemite. Nel luglio scorso durante un evento pubblico Suwaidan ha dichiarato: «Noi non abbiamo problemi con la morte, siamo diversi dagli israeliani […] Tutte le madri della umma – non solo quelle palestinesi – dovrebbero allattare i propri figli con l’odio verso i figli di Sion. Li odiamo, sono i nostri nemici. Dobbiamo instillare questo nei cuori dei nostri figli sino a che sorgerà una nuova generazione che li cancellerà dalla terra. […] Ciascuno di noi uscendo da questa sala dovrà pensare a un piano su come cancellare Israele».
Ebbene, nel novembre 2014 Tareq al-Suwaidan è stato ospite di una serie di eventi intitolati “La notte della speranza”, organizzati da Islamic Relief e pubblicizzati dai vari blog legati ai Giovani Musulmani d’Italia – membri della Femyso che riunisce a sé le organizzazioni giovanili dei Fratelli musulmani in Europa e che è oggi presieduta da Intissar Kherigi, figlia di Rached al-Ghannouchi - a favore del popolo siriano a Roma, Torino, Milano e Bologna. Le posizioni di Qaradawi e Suwaidan non possono essere definite semplicemente anti-israeliane, ma si spingono ben aldilà di quella che potrebbe essere una divergenza politica per poi raggiungere posizioni che vorrebbero la distruzione degli ebrei.
Le autorità belghe hanno compreso la gravità di certe dichiarazioni dopo avere sperimentato il risultato di siffatte idee, ora spetterebbe alle autorità europee in generale e a quelle italiane prendere decisioni definitive sui predicatori che circolano nei propri territori o, come del caso di Qaradawi, che dirigono istituzioni sul territorio europeo, così come sulle associazioni che ideologicamente e teologicamente si ispirano a costoro. Nel marzo 2013 il presidente dell’Ucoii Ezzeddine Elzir ha definito Yusuf al-Qaradawi un «sunnita di origine egiziana, che ha svolto a lungo un ruolo di rilievo nell'organizzazione dei Fratelli musulmani e che è comunemente denominato Papa dell'Islam» e ha dichiarato che l’Ucoii avrebbe potuto fare da tramite tra quest’ultimo, al-Azhar e il Pontefice per la ricostruzione del dialogo interrotto con Benedetto XVI. Nel 2009 Hamza Roberto Piccardo, ex segretario generale dell’Ucoii attualmente membro dell’European Muslim Network di Tariq Ramadan, ha a sua volta definito Qaradawi «un sapiente che unisce la conoscenza alla saggezza, impegnato nello sforzo della contestualizzazione dei principi islamici nella società contemporanea».
Le dichiarazioni antisemite di Suwaidan e Qaradawi sono “già uscite dalla bocca” e non possono più essere fatte rientrare, si trovano nella rete e rimbalzano sui social media, sarebbe utile e necessario tracciare tutta le rete delle associazioni islamiche – e sono molte - che in Europa li considerano come riferimento teologico e ideologico e che ne diffondono le fatwe e che ne promuovono le idee. Sarebbe necessario pretendere che in Europa si diffondano idee che non siano in contrasto con i diritti umani fondamentali e che alle istituzioni, quali il Consiglio Europeo per la Fatwa e la Ricerca presieduto da Qaradawi, venisse imposto di non istituire valori e parametri paralleli su questioni quali il rispetto dell’altro e soprattutto la sacralità della vita altrui.
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