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Informazione Corretta Rassegna Stampa
10.11.2014 IC 7 - Il commento di Federico Steinhaus
Dal 2 all'8 novembre 2014

Testata: Informazione Corretta
Data: 10 novembre 2014
Pagina: 1
Autore: Federico Steinhaus
Titolo: «IC 7 - Il commento di Federico Steinhaus»

IC 7 - Il commento di Federico Steinhaus
Dal 2 all'8 novembre 2014

L’ebola europea


L'antisemitismo cresce in Europa

 Come l’ebola, è un virus misterioso; non si sa come si propaghi e non se ne conosce la cura. Si chiama antisemitismo.
In Polonia, in questi giorni, stanno smantellando un gazebo costruito in un parco pubblico di Varsavia usando le lapidi del cimitero ebraico, subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, quando le ceneri di Auschwitz e Treblinka e Majdanek erano ancora calde. In Germania, in Francia, in Inghilterra, in Belgio, in Norvegia, in Turchia ed anche altrove gli ebrei sono da anni il bersaglio preferito (e facile) di violenze verbali e fisiche. Il pendolo della sorte degli ebrei come bersaglio di accuse e di odio in Europa oscilla, pronto sempre e comunque a riemergere da protagonista.
Suona quasi comica l’accusa (trovata in internet) che Stefano Cucchi sarebbe stato ucciso dai sionisti, ma purtroppo all’idiozia non si possono porre limiti. Da tempo, in Israele e nei territori palestinesi, ma con particolare virulenza a Gerusalemme, è esplosa quella che oramai si può definire la terza intifada: dopo quella dei sassi e quella degli attentati kamikaze, questa si caratterizza per il fai-da-te di singoli individui, spesso arabi israeliani, che con mezzi improvvisati (un trattore, un’automobile, sassi, bombe molotov) aggrediscono i passanti e le forze dell’ordine con sempre maggiore violenza. Sono episodi che ricevono un minimo di attenzione nei media occidentali, a meno che la polizia non uccida uno degli autori, ma che oramai in Israele costituiscono il quotidiano rischio di uscire di casa.
I due fenomeni, il conflitto israelo-palestinese e l’antisemitismo occidentale, sono collegati e quando esplode la violenza tra arabi ed ebrei in Israele anche in Occidente l’antisemitismo diventa più audace ed aggressivo. Durante la recente guerra contro Hamas, ad esempio, a Parigi 200 ebrei si sono dovuti barricare in una sinagoga nella quale si erano raccolti in preghiera e che era stata circondata da una folla urlante “Morte agli ebrei! Ebrei ai forni!” – un grido che si è sentito anche in molte altre città d’Europa. La presenza di 30 milioni di immigrati musulmani (il 5% della popolazione globale) in molti stati europei non è estranea a questo fenomeno. Sono in genere loro che diffondono gli stereotipi del peggiore antisemitismo storico (nel 2011 in Belgio una indagine ha verificato che il 50% dei musulmani ritiene che gli ebrei vogliano dominare il mondo e poco diversi sono i risultati di altre indagini effettuate in vari paesi europei) ed in Francia, uno dei paesi a maggiore presenza musulmana, nel 2013 il 40% delle violenze razziste sono state rivolte contro ebrei, che sono solo l’1% della popolazione. Ed è francese la Tefal, che ha un negozio nella zona occidentale di Gerusalemme, ma di recente ha sostituito l’indicazione di “Israele” con quella di “Palestina” nel suo sito.
Queste aggressioni, da noi ed in Israele, pur avendo l’apparenza di episodi singoli e slegati, sono almeno in parte telecomandati ed ispirati dai “soliti noti”, Iran, Hamas, Hezbollah, Autorità Palestinese. Dopo l’uccisione di una bambina di tre mesi (e di una donna, oltre a numerose persone ferite) da parte di un guidatore che aveva scagliato la sua auto contro un gruppo di ebrei osservanti ed era stato ucciso dai poliziotti accorsi, il consigliere del presidente palestinese Abbas, Sultan Abu Al-Einein, aveva esaltato nella sua pagina Facebook l’azione di questo “eroico martire” che, scriveva Fatah, si era congiunto in matrimonio con le 72 vergini che premiano i martiri di Allah. A Teheran si è svolto un mese fa il convegno “New Horizon”, che il consigliere personale di Ali Khamenei ha inaugurato affermando che si tratta della “più grande minaccia per i sionisti”. Erano presenti 31 personaggi della galassia antisemita e negazionista americana, brasiliana, francese ed anche italiana (con Roberto Quaglia, Claudio Mutti, Maurizio Blondet e Claudio Moffa).
Nella Palestina che sempre nuovi stati occidentali riconoscono (con quali confini?) il quotidiano ufficiale Al Hayat al Jadida ha scritto in luglio che gli ebrei usano il sangue dei bambini palestinesi (una volta erano i bambini cristiani...) per impastare le azzime, ed il 24 settembre scorso la televisione ha citato numerosi esperti secondo i quali Israele aveva avvelenato l’acqua potabile a Gaza e si preparava a fare altrettanto in Cisgiordania.
Un esempio clamoroso di questo schizofrenico atteggiamento selettivo dei media occidentali è il silenzio quasi ermetico sulla decisione dell’Egitto di creare una zona di sicurezza larga 500 metri e lunga circa 10 Km. lungo il confine con Gaza, distruggendo tutte le 800 case che si trovavano a ridosso della fascia di sicurezza: i bulldozer e gli esplosivi hanno già quasi completato l’opera, agli abitanti è stato ordinato di abbandonarle entro 48 ore (si tratta di 1165 famiglie), a loro rischio. Inoltre, l’Egitto ha chiuso per tre mesi il passaggio di Rafah (gli aiuti umanitari diretti a Gaza transitano da Israele), ha distrutto 1600 tunnel e sta costruendo un muro lungo questo confine. L’ISIS attacca i palestinesi di Gaza, mentre Hamas pubblica una lista dei politici che saranno le prossime vittime dell’intifada di Gerusalemme, travolti da auto dei “militanti”. Qualcuno ha sentito una parola di indignazione?
Malgrado tutto, concludiamo con una nota di speranza (o illusione?). Una settimana fa da Gaza è stato lanciato un missile su Israele, ma Hamas ha subito arrestato i 5 autori del lancio confermando di volersi attenere alla tregua. Pochi giorni or sono Netanyahu e re Abdullah di Giordania si sono incontrati in segreto ed hanno concordato sulla necessità di riportare la calma a Gerusalemme, ampliando la collaboazione fra Israele ed il WAQF, l’organismo che da tempo immemorabile ha la responsabilità religiosa dei siti muslmani; anche il presidente palestinese si è associato a questo appello ed ha ordinato alla sua polizia di impedire le violenze in tutta la Cisgiordania. Infine, il governo israeliano ha autorizzato la costruzione di una intera città araba, che potrà arrivare ad avere 40.000 abitanti, nelle vicinanze di Akko. Di questi tempi, in mancanza di meglio ci dobbiamo accontentare...


Federico Steinhaus


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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