Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 08/11/2014, a pag. 1-13, con il titolo "Sul Golan aspettando Al Qaeda ", il reportage di Maurizio Molinari.
Maurizio Molinari
Se il redattore della STAMPA avesse letto con attenzione l'articolo non avrebbe fatto quel titolo. Il pezzo di Molinari è infatti centrato sulle responsabilità dell'Iran quale centro terrorista teso a destabilizzare il Medio Oriente. Invece di fare interviste a Emma Bonino, che dell'Iran danno un'immagine che esiste solo nella fantasia dell'ex Ministro degli Esteri di infausta memoria - lo stesso dicasi dell'ex -ambasciatore Roberto Toscano - sarebbe bene che il quotidiano torinese desse più retta ad un vero competente dell'area mediorientale quale è Maurizio Molinari. Ne trarrebbero vantaggio i lettori e l''immagine della stessa STAMPA.
Il Monte Bantal, sul Golan
Ecco il reportage:
Monte Avital è l'ultimo lembo di Golan controllato da Israele prima delle posizioni di Jabhat Al Nusra in Siria. A valle, fra le bandiere con la stella di Davide e i drappi neri della Jihad ci sono poche decine di metri. Le pendici della montagna segnano la linea di armistizio, concordata dopo la guerra del Kippur del 1973, che si è trasformata nel confine con i jihadisti alleati dello Stato Islamico (Isis) del Califfo Abu Bakr al-Baghdadi. II posto di frontiera è a ridosso delle rovine della vecchia Quneitra dove Al Nusra ha una base logistica da quando in primavera ha cacciato i soldati di Bashar Assad. Sono arrivati in 300 uomini - ricorda Eyal Zisser, arabista dell'Università di Tel Aviv - e il regime non ha avuto forza e volontà per affrontarli». A sorvegliare la guerra civile siriana dalla base di Tzahal su questa vetta a 1204 metri di altezza è Ofek Buchris, il generale di brigata al comando della visione «Bashan» creata per fronteggiare le conseguenze della dissoluzione del regime di Damasco. Mitra a tracolla, kippà sul capo, cultura araba e humour anglosassone, Buchris descrive quanto avviene nel Golan siriano grazie a mappe interattive sulle trasformazioni avvenute: «Quindici mesi fa sull'altro lato c'erano due divisioni siriane, la 90 e 618, adesso al loro posto c'è Al Nusra che controlla l'85 per cento dei 69 km di frontiera ma i maggiori pericoli per noi arrivano dal restante 15 per cento». II riferimento è all'area di Hader, all'estremo Nord del Golan, «da dove abbiamo subito 15 attacchi a partire da marzo». E l'unica zona di confine ancora in mano al regime «e chi ci attacca è un nuovo nemico» afferma il generale, spiegando che «si tratta di siriani che adoperano armi di Hezbollah e vengono addestrati da istruttori iraniani». Le azioni contro Israele sono state lanci di razzi Grad, ordigni-trappola lungo il confine e «altre azioni offensive». «Abbiamo subito quattro feriti e i danni potevano essere maggiori», sottolinea il generale, mostrando un filmato nel quale si vedono tre uomini di Al Nusra tagliare il filo spinato del confine per posizionare in territorio israeliano 20 kg di esplosivo.
E l'analisi degli ordigni adoperati da questo «nuovo nemico» che porta ad Hezbollah in Libano. La regla di quanto sta awenendo è a Teheran, impegnata a creare in Siria «una nuova organizzazione combattente» contro Israele, sfruttando il know-how di Hezbollah. «Hassan Nasrallah chiude un occhio su quanto sta avvenendo», sottolinea il militare. In accordo con le valutazioni di Buchris è un parigrado dell'esercito giordano, Fayez al-Doueiri, a parlare con la tv araba «Al Hadath» per affermare, senza troppe remore, che «l'Iran sta creando in Siria un'organizzazione gemella di Hezbollah, riunendo volontari sciiti iracheni e afghani, grazie agli istruttori della Forza Al Qods comandata dal generale Qasem Soleimani». L'intento di Teheran è sostenere l'esercito di Assad, che ha perso oltre 200 mila uomini - fra perdite e diserzioni - dall'inizio della guerra civile nel 2011 e le conseguenze di questa strategia si affacciano nell'area del piccolo centro di Hader. Aggiungendo un nuovo tassello alle tensioni militari fra Gerusalemme e Teheran. Per Amman «Soleimani è il vero regista della campagna di Assad» e il sospetto è che stia ponendo le premesse per raddoppiare sul Golan siriano la minaccia contro Israele che già incombe dal Libano del Sud. Riguardo al restante 85 per cento del confine, il comandante di «Bachan» spiega: «Al momento Al Nusra non ci lancia contro neanche un proiettile perché ha interesse ad avere un fianco sicuro mentre combatte contro Assad ma ha già detto, in maniera inequivocabile, che quando il Raiss sarà deposto attaccheranno Israele». E un conflitto che «può iniziare fra un giorno, una settimana, un anno, un decennio o mai» e per «essere pronti in ogni momento» Tzahal esegue esercitazioni che simulano possibili attacchi di guerriglia: infiltrazioni di gruppi armati, fino a 200 miliziani, sostenuti da lanci di mortai per infiltrazioni in profondità. «Quando Al Nusra ci attaccherà, lo farà puntando a causarci pesanti danni». Da qui il monitoraggio, capillare, di ogni movimento oltre-frontiera, che avviene con apparecchiature elettroniche, satelliti e anche vedette visto che il teatro delle operazioni del Golan si estende fisicamente proprio davanti al Mt Avital. Fra i video ottenuti ve ne sono alcuni che mostrano Al Nusra raccogliere mine israeliane e siriane posizionate durante e dopo la guerra del Kippur. Nelle immagini si vede un camion pieno di mine israeliane. «Appena ci siamo accorti di cosa stavano facendo gli abbiamo mandato un messaggio chiaro, ed ora non lo fanno più», puntualizza Buchris, senza specificare i contenuti trasmessi ad Al Nusra. «Se c'è una cosa che sappiamo fare è farci comprendere da chi si trova in questa regione», assicura Buchris, che sceglie un linguaggio prudente riguardo alle forze di Assad: «Dall'inizio della guerra civile in oltre cento occasioni siamo stati raggiunti da colpi di fuoco siriani ma si è sempre trattato di errori» e dunque Israele non ha reagito. L'eccezione è il Mig abbattuto sui cieli del Golan a fine settembre: «Aveva superato la linea di demarcazione e trattandosi di un aereo era troppo pericoloso, non potevamo fare altro che colpirlo». Ma è stata un'eccezione. A giudicare da quanto si vede da questa vetta il pericolo non è Assad ma la nuova guerriglia filo-iraniana, in attesa del primo conflitto diretto con i jihadisti sunniti.
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