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La Stampa Rassegna Stampa
05.11.2014 Pakistan, barbarie islamista: cristiani bruciati perché 'blasfemi
Cronaca di Giordano Stabile

Testata: La Stampa
Data: 05 novembre 2014
Pagina: 12
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «Pakistan, coppia cristiana trucidata per 'blafemia'»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 05/11/2014, apag. 12, con il titolo "Pakistan, coppia cristiana trucidata per 'blafemia' ", la cronaca di Giordano Stabile.


Giordano Stabile


Rogo di simboli cristiani in Pakistan

Li hanno gettati nella fornace per la fabbricazione di mattoni dove lavorava da tre anni.
Lui, Shahzad Masih 35 anni, e la moglie Shama, 30 anni, al quarto mese di gravidanza. Tutti e due cristiani. Accusati di aver «profanato» il Corano. Blasfemia, un reato punibile con la pena capitale in Pakistan, dove le minoranze vivono in condizioni di intolleranza sempre maggiori. Shahzad e Shama avevavo lasciato la città natale di Clarkabad e si erano trasferiti in un villaggio del Punjab per trovare lavoro. Sono stati assaliti da una folla di quattrocento, forse mille persone. Picchiati a morte e poi bruciati. L'accusa di blasfemia è arrivata, secondo il sito di «Pakistan Today» da uno dei proprietari della fornace che ha visto alcuni pezzetti di carta anneriti dal fuoco e li ha scambiati per pagine del Corano. In realtà, secondo testimoni del villaggio, Shama aveva trovato alcuni amuleti e formulari del suocero, sospettato di praticare la magia nera. Li ha buttati nella fornace, ma ha insospettito il proprietario. Che ha cominciato a diffondere la voce della «profanazione».


Asia Bibi

In un Paese dove Asia Bibi aspetta in cella la sua esecuzione, sempre più vicina nonostante le pressioni internazionali, è bastato un sospetto. Il linciaggio è accaduto vicino proprio a Lahore, la stessa città dove l'Alta Corte ha confermato a ottobre la pena capitale per Asia Bibi, madre di cinque figli, in carcere dal 2009. Mentre ieri Sawan Masih, altro cristiano condannato a morte per blasfemia, dall'aprile del 2014 nel carcere di Faisalabad, si è detto «fiducioso» sulla sua liberazione.

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