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La Stampa Rassegna Stampa
05.11.2014 Vaticano: 'Ormai pochi cristiani a Gaza'. Ma non spiega il perché
Il cardinale Angelo Bagnasco intervistato da Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 05 novembre 2014
Pagina: 12
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «'A Gaza macerie e speranza: ricostruiamo con il dialogo'»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 05/11/2014, a pag. 12, con il titolo " 'A Gaza macerie e speranza: ricostruiamo con il dialogo' ", l'intervista di Maurizio Molinari al cardinale Angelo Bagnasco.

Le dichiarazioni di Bagnasco, presidente della CEI, sono per lo più vuote e di circostanza. Altre volte è andata peggio, vista la posizione di netta opposizione a Israele che caratterizza la politica del Vaticano.
Ci fa piacere constatare che il viaggio di Bagnasco ha previsto due tappe, Gaza e Sderot, mentre a lungo gli emissari del Vaticano hanno preso in considerazione soltanto la parte palestinese.
1) Nell'intervista, però, quando gli viene domandato della situazione dei cristiani a Gaza, il cardinale non dice perché la comunità cristiana della Striscia, un tempo numerosa, è oggi quasi scomparsa. Il motivo è la persecuzione da parte di Hamas e la vita sotto un regime fondamentalista basato sulla legge del Corano.
2) Inoltre Bagnasco parla di appoggio ai moderati, in Israele e in Palestina, e fa riferimento esplicito al "Presidente di Palestina", il dittatore "moderato" Abu Mazen, lo stesso che pochi giorni or sono ha invitato i suoi degni accoliti a fermare "con ogni mezzo" - includendo dunque anche il terrorismo - gli ebrei che vogliono salire sul Monte del Tempio. Se questa è moderazione...

Ecco l'intervista:


Maurizio Molinari      Angelo Bagnasco


Una abitazione a Sderot è colpita da un missile lanciato da Gaza

«II deserto non uccide il fiore della vita»: il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, mormora queste parole sostando con i reporter davanti ai resti dei razzi Qassam caduti sulla cittadina israeliana di Sderot, dove è giunto dopo una visita di 24 ore nella Striscia di Gaza, durante la quale confessa di essere rimasto colpito dalle «distruzioni avvenute» come anche dalla «voglia di rinascita della popolazione civile».
Lei ha guidato l'unica delegazione straniera entrata a Gaza durante 48 ore di chiusura dei valichi di confine. Che situazione ha trovato nella Striscia? «A Gaza abbiamo visto una grande distruzione di edifici, scuole, ospedali, abitazioni. Ho trovato un Paese molto provato ma anche della gente decisa a ricostruire una vita migliore».
Da cosa lo ha percepito? «Specialmente dagli sguardi dei ragazzi e dai sorrisi dei bambini che trasmettono speranza. Ma anche dai civili che cercano fra le macerie delle grandi distruzioni avvenute qualsiasi oggetto di ferro. E' un'immagine che mi ha ricordato quanto facevamo noi in Italia negli Anni Cinquanta. Allora noi avevamo voglia di ricostruire come loro esprimono oggi lo stesso tipo di desiderio».
Con la delegazione Cei, avete incontrato la comunità cristiana di Gaza: in che condizioni vivono? «La comunità cristiana a Gaza esprime grande dignità e abbiamo provato forte vicinanza in occasione della messa celebrata con la gente. E' una comunità numericamente molto esigua ma hanno un compito importante: la ricostruzione delle coscienze. Così come di contribuire a far ripartire la vita. Basti pensare che nelle scuole cattoliche circa l'80 per cento degli alunni è di fede musulmana. Siamo andati per aiutare concretamente le comunità cristiane. Continueremo a farlo sostenendo le opere necessarie per questo territorio che il patriarca latino Fouad Twal conosce molto bene».
Che tipo di rapporti vi sono fra i cristiani a Gaza e le autorità di Hamas? «Il nostro compito è far prevalere i moderati a scapito degli estremisti, negli opposti campi. L'incontro avvenuto in Vaticano fra il Santo Padre e i presidenti di Israele e Palestina ha trasmesso un messaggio di pace, dialogo e moderazione che molti vogliono raccogliere. Domani porterò al Santo Padre la parola di questi popoli, che hanno avuto grande conforto dalla sua recente visita in Terrasanta».
Dopo le macerie di Gaza, siete venuti qui a Sderot, una delle città dove i civili israeliani hanno più sofferto a causa del conflitto combattuto questa estate. Che cosa tiene assieme queste due realtà geograficamente così vicine? «Questo nostro viaggio è stato un pellegrinaggio attraverso un calvario che prosegue, quello di Cristo attraverso tutte queste terre. Restiamo convinti che il deserto non riuscirà a spezzare il flore della vita. La speranza possibile resta legata alla possibilità di unire tutte le forze moderate per allontanare gli estremismi, non sono in questa zona, ma anche nelle altre della regione».

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