Riprendiamo da SHALOM n° 10, ottobre 2010, a pag.18, con il titolo "Attenzione alle parole che creano le grandi menzogne" il commento di Angelo Pezzana
Angelo Pezzana
Ho sempre avvertito una notevole avversione verso alcune parole, soprattutto quelle che apparentemente possono apparire altro da quello che invece sottintendono. Comincio con una frase, che non manca mai di essere citata ogni volta che ci imbattiamo nelle cronache mediorientali, sia che si tratti di Israele o di mondo arabo, sempre presente invece quando di mezzo c’è Gerusalemme: “Le tre religioni monoteiste”. Questa la definizione che comprende ebrei,arabi e cristiani, riuniti in un unico mazzo sotto la parola monoteismo. Come se il fatto di riconoscere l’unicità di un solo Dio creatore fosse sufficiente per poterle allineare , in una unione che ne annulla le differenze, religiose ma anche storiche. Questa uguaglianza, in particolare oggi, in un mondo che sta subendo un attacco globale da parte del terrorismo islamista, contribuisce a nascondere la vera natura di questa religione, da sempre intrinseca al potere statuale. Conoscerne la storia, lunga circa 1.400 anni, aiuterebbe a capire quanto terrorismo e fede islamica siano indissolubilmente interconnessi. Sarebbe sufficiente una riflessione anche superficiale sulla storia millenaria dell’islam, per farci capire quanto sia lontano dalla realtà identificare – automaticamente, come avviene – la religione con il concetto di pace. Mentre quello che ci viene ripetuto quotidianamente, con insistenza da ogni autorità religiosa, non importa in nome di quale religione parli, pace e fede sono due sinonimi. Niente di più falso. In nome di un Dio, si sterminano intere popolazioni, per bene che vada viene imposta agli “infedeli” una conversione forzata, oppure la morte, se non viene accettata. Malgrado ciò, la nostra cultura occidentale respinge questa verità, preferendo sostituirla con una menzogna, che abbellisce una fede che di pacifico non ha proprio nulla. Ci sono poi due parole, anch’esse vecchie di millenni, che continuano a venire usate a sproposito, danneggiando l’immagine del popolo al quale vengono collegate, a volte senza una specifica intenzione, più spesso però citate in quanto espressione di un pregiudizio che rimane immutato nella testa di chi le pronuncia. Mi riferisco a Caino e Giuda. Comincio dalla prima, resuscitata in un servizio di “Famiglia Cristiana” dedicato al viaggio del Papa in Albania lo scorso mese. Non entro in merito al suo discorso, che peraltro era incentrato sul centenario della 1° guerra mondiale, colmo di invocazioni alla pace accompagnate alla condanna della guerra. Non era stato il Papa a citare Caino, ma il settimanale cattolico, che aveva messo nel catenaccio sotto al titolo, come richiamo al concetto stesso di Male, il nome di Caino. Anche chi bazzica poco la storia degli ebrei, sa benissimo che Caino è un personaggio della Bibbia, figlio di Adamo ed Eva, fratello di Abele. Che il popolo ebraico abbia poi avuto origine dalla stirpe di Abramo, non ha mai influito sul fatto che Caino, proprio nella sua qualità di personaggio biblico, abbia sempre avuto in sorte una relazione stretta con gli ebrei. Rievocarne il nome ancora oggi, quale sinonimo di Male, si compie una operazione che contribuisce, anche se in maniera indiretta, al risorgere dell’ostilità contro gli ebrei, ne è prova la crescita esponenziale in Europa dell’antisemitismo. La seconda parola è Giuda, usata quale sinonimo di traditore. E’ stata una delle armi più impugnate nei due millenni dalla Chiesa, nelle prediche, nei dipinti aventi per oggetto l’arte sacra, il povero Giuda è sempre stato usato per sottolineare, fra le molte colpe che venivano attribuite ai “perfidi”ebrei, il tradimento. Nel linguaggio comune, praticato soprattutto da chi non brilla per eccessiva cultura, è tuttora abbastanza diffusa. Vengono alla mente le parole di Papa Wojtyla, quando a Gerusalemme nel marzo del 2.000, con una mano appoggiata al Kotel, disse “ Fratelli ebrei, vi chiedo perdono per tutto il male che vi abbiamo fatto in duemila anni”. Possibile che le sue parole siano già state dimenticate ? La domanda non è retorica, sul sito dei Francescani Custodi di Terra Santa, quella affermazione non viene riportata, per loro è come se il Papa non l’avesse mai pronunciata.