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La Stampa Rassegna Stampa
29.10.2014 Gaza: l'Egitto progetta un canale sul confine per bloccare i tunnel del terrore
Cronaca di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 29 ottobre 2014
Pagina: 14
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Il canale di Al Sisi per isolare Gaza e fermare la jihad»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 29/10/2014, a pag. 14, con il titolo "Il canale di Al Sisi per isolare Gaza e fermare la jihad", la cronaca di Maurizio Molinari.


Maurizio Molinari           Abdel Fattah al Sissi


La Striscia di Gaza

Il presidente Abdel Fattah al Sisi pensa ad un canale d'acqua per separare il Sinai dalla Striscia di Gaza, al fine di scongiurare l'arrivo in Egitto dei jihadisti dello Stato Islamico (Isis). A rivelare quanto sta maturando al Cairo è il giornale «Al-Masry alYoum», secondo cui sono stati i capi delle tribù beduine del Nord Sinai a suggerire il progetto del canale incontrandosi con i comandi militari dopo l'attacco che, venerdì, ha causato 33 vittime fra i soldati. Fonti del ministero della Difesa del Cairo spiegano che il progetto prevede la creazione di un corso d'acqua fra la città di Rafah - divisa a metà fra Egitto e Gaza - e il villaggio arabo di Karem Abu Salem, ovvero il valico di Keren Shalom con Israele. Si tratta di un percorso di 6 km che coincide con l'area dove sono più presenti i tunnel scavati da Hamas ed altri gruppi palestinesi per gestire traffici illeciti.
«In un primo momento avevamo pensato ad una zona cuscinetto lungo il confine» affermano le fonti militari, spiegando che «davanti alla necessità di spostare migliaia di persone» si è optato per il «canale d'acqua» che obbligherà a trasferire solo «alcune centinaia di persone». La realizzazione del progetto idrico ricadrà sui genieri militari - gli stessi a cui Al Sisi ha commissionato il raddoppio del Canale di Suez - e sarà sufficientemente profondo per costituire un'imponente barriera d'acqua per i trafficanti di Gaza. Sin dall'insediamento alla guida dell'Egitto, nel luglio 2013, Al Sisi ha inasprito la guerra ai tunnel di Gaza - giudicando Hamas un'alleata dei Fratelli Musulmani egiziani - inondandoli di letame, distruggendoli con esplosivi ed ordinando alle sentinelle di Rafah di fare fuoco su ogni cosa che si muove. L'idea del «canale di Gaza» porta alle estreme conseguenze tale approccio e si spiega con il fatto che, secondo fonti militari egiziane citate dal quotidiano «El Watan», l'attacco di venerdì è stato messo a segno dal gruppo jihadista Ansar Bayt al Maqdis - che ha aderito in agosto al Califfato di Abu Bakr al Baghdadi - grazie ad attentatori addestrati a Gaza da Mumtaz Durmush, capo del gruppo salafita Esercito dell'Islam. Sebbene Hamas neghi responsabilità dirette, il timore del Cairo si riflette nelle parole del generale Sameeh Beshadi, ex comandante militare del Nord Sinai, secondo il quale «i gruppi salatiti sono in grado di portare seri attacchi alle nostre forze armate grazie a una cooperazione con cellule palestinesi» capace di consentire a Isis di entrare in Egitto.
Tanto più che Adel Habara, leader islamico condannato a morte per terrorismo, dice dalla prigione: «Isis sta arrivando anche in Egitto». Avvalorando l'opinione di chi, come il direttore del Centro di studi strategici del Cairo Sameh Seif Yazal, ritiene necessario «evacuare tutti i civili da un'area lunga 8 km lungo il confine con Gaza dichiarandola zona militare chiusa» con un provvedimento dalle conseguenze più drastiche del canale idrico. Ironia della sorte vuole che durante il conflitto di agosto a Gaza «Gaza Canal» era il titolo di un video israeliano, molto popolare sul Web, che esorcizzava i timori della guerra ipotizzando il distacco per cause naturali della Striscia dalla terraferma.

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