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La Stampa Rassegna Stampa
28.10.2014 Hebron, meglio il teatro del terrorismo
Commento di Alberto Simoni

Testata: La Stampa
Data: 28 ottobre 2014
Pagina: 17
Autore: Alberto Simoni
Titolo: «Mohammad: con il teatro insegno ai palestinesi a essere una comunità»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 28/10/2014, a pag. 17, con il titolo "Mohammad: con il teatro insegno ai palestinesi a essere una comunità", il commento di Alberto Simoni.

Se son rose, fioriranno. Vedremo se questa iniziativa riuscirà ad avere successo, si tratta comunque di qualcosa di positivo (ricordiamo che la maggior parte delle iniziative che sorgono in West Bank sono mosse dalla volontà di continuare a non riconoscere i diritti di Israele).
Aggiungiamo soltanto che nessuno avrebbe riportato la notizia se i fatti che racconta si fossero svolti in qualsiasi luogo al mondo diverso dai territori palestinesi.

Ecco l'articolo:


Alberto Simoni

 
Un mercato a Hebron

 

I donatori? Sempre i benvenuti, ma ora è tempo di farcela da soli, altrimenti dipenderemo sempre da qualcuno, dai suoi quattrini, dagli aiuti internazionali. Vogliamo cambiare? Costruire una società nuova? Ebbene tocca a noi, facciamolo sganciandoci progressivamente dal sostegno dei donatori stranieri».

Mohammad Issa ha 34 anni, è nato in Egitto, ma vive a Hebron, in Cisgiordania. Ed è un imprenditore. Produce «benessere sociale»: istruzione, cultura, educazione con «Yes Theatre», YT, di cui è general manager dal 2008. «YT» è una sorta di modello di sviluppo sociale, fa aggregazione e innovazione, decine di progetti teatrali, cartellone pieno di appuntamenti, fra opere, allestimenti, scuola di recitazione, burattini da montare e mettere in scena. Coinvolge 18 mila giovani dei Territori, il motto campeggia sul sito Web: «Ispirare la Palestina». A partire dai bambini, motore del cambiamento sociale. Spiega Mohammad: «Non abbiamo dove viviamo luoghi di ritrovo, ecco allora che ci siamo inventati questa formula per migliorare la vita dei bambini e dei ragazzi, per essere comunità». E non solo. Serve per rafforzare un’identità e formare dei cittadini responsabili, aggiunge Issa che per cinque anni ha lavorato per la Banca Mondiale e ha in curriculum un Master in Cooperazione e Sviluppo internazionale.
Il progetto oggi funziona così bene che Mohammad è tornato a Torino per parlare della sua esperienza vincente ai talenti dell’edizione 2014 dell’«Entrepeneurs for social change». Issa infatti in 18 mesi è riuscito a trasformare una realtà culturale non-profit in una vera e propria impresa sociale. Era arrivato a Torino lo scorso anno, aveva spiegato il suo progetto, Crt e Onu lo avevano appoggiato. Così è arrivato il primo contributo. Oltre al training, gli aiuti - non solo economici ma di know how per individuare investitori – per la gestione dell’impresa sociale. Se nel febbraio del 2013 Yes Theatre aveva un budget prossimo allo zero, sei mesi più tardi poteva contare su 70mila dollari. Oggi «YT» è un «Youth Drama Club Incubator», una società che fa comunicazione sociale, culturale e istruzione con un bilancio da 500 mila dollari. Frutto di investimenti. Non di donazioni. Mohammad ripete il suo slogan: «Per ogni dollaro in bilancio, il 30% ormai viene da noi».
Ed è quello che ha spiegato agli «aspiranti Issa» del 2014. L’obiettivo è diventare indipendenti, essere capaci di reperire le risorse ovunque per spingere sempre più in là il proprio progetto.
La società di Mohammad ha 25 dipendenti, (un anno fa erano 13): il 70% sono donne e anche questo è un aspetto di innovazione. «Hebron - dice - è una città molto conservatrice, chiusa, c’è poco spazio per le donne. Con noi invece anche loro possono esprimersi al meglio». Persino sul palco dando voce a pupazzi, «così si mettono in gioco e rivendicano il loro ruolo nella società».

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lettere@lastampa.it

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