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La Stampa Rassegna Stampa
28.10.2014 Gerusalemme: nuove case. Dov'è lo scandalo?
Cronaca di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 28 ottobre 2014
Pagina: 14
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Netanyahu riaccende la sfida: ' Mille case a Gerusalemme Est'»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 28/10/2014, a pag. 14, con il titolo "Netanyahu riaccende la sfida: ' Mille case a Gerusalemme Est' ", la cronaca di Maurizio Molinari.

Il titolo dell'articolo è fuorviante: non c'è nessuna "sfida", ma soltanto la legittima volontà, da parte del governo israeliano e del sindaco di Gerusalemme Nir Barkat, di costruire nuove case nella capitale dello Stato di Israele, un Paese in forte crescita demografica.


Maurizio Molinari        Nir Barkat, sindaco di Gerusalemme


Case in costruzione nei quartieri orientali di Gerusalemme

C’è la città di Gerusalemme al centro del duello fra Abu Mazen e Benjamin Netanyahu, due leader che hanno cessato di negoziare e i cui contatti diretti sono sempre più rari.
La disputa ha toni aspri. Il presidente dell’Autorità palestinese chiede l’intervento dell’amministrazione Obama «per porre fine alle violenze israeliane contro gli arabi di Gerusalemme» e invoca «un’inchiesta del Consiglio dei diritti umani dell’Onu» sui «crimini commessi». La condanna di Abu Mazen è a tutto campo: vede nell’insediamento di famiglie ebraiche nel quartiere arabo di Silwan, nell’accesso di fedeli ebrei alla Spianata delle Moschee e nello schieramento di mille agenti di polizia nei quartieri arabi i contorni di un unico piano per «ebraicizzare la città che sarà nostra capitale». A dargli manforte è Jibril Rajoub, l’ex rivale che torna a Ramallah per ammonire Israele: «La battaglia su Gerusalemme può infiammare tutti i Paesi musulmani». L’offensiva di Abu Mazen è sostenuta da quanto avviene nei quartieri arabi di Silwan, Wadi Joz, A-Tor e Shuafat: attacchi con sassi, petardi e anche molotov contro case ebraiche, forze di sicurezza ed il tram leggero voluto dal sindaco Nir Barkat, avversato come simbolo dell’unificazione della città.
La reazione del premier israeliano Netanyahu è su tre fronti. Il primo è la sicurezza: dopo il rafforzamento dello schieramento di polizia fa sapere di preparare una legge che comporterà pene fino a 20 anni per chi lancia sassi, oltre al pagamento dei danni causati da parte dei famigliari.
Poi c’è il fronte delle costruzioni: «Israele ha diritto a costruire nella sua capitale come la Gran Bretagna lo ha a Londra e la Francia a Parigi» e dunque autorizza la costruzione di 1060 nuovi appartamenti nei quartieri di Har Homà e Ramot Shlomò. Ma ciò a cui più tiene Netanyahu è la sfida con Abu Mazen. Parlando dal podio della Knesset, lo rilancia: «Le violenze a Gerusalemme sono causate da palestinesi islamici, non cederemo alle loro pressioni come a quelle di nessun altro, la priorità è garantire la sicurezza dei nostri abitanti».
È una posizione che lo allinea a Naftali Bennet, il ministro dell’Economia e leader dell’ala destra della coalizione, lasciando intendere che su questo terreno Netanyahu potrebbe spingersi fino a indire nuove elezioni, per chiedere agli israeliani di rinnovargli la fiducia.

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