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La Repubblica Rassegna Stampa
24.10.2014 Iran, quando il velo è corto: donne sfigurate con l'acido
Scontro di civiltà? Noo...

Testata: La Repubblica
Data: 24 ottobre 2014
Pagina: 19
Autore: Vanna Vannuccini
Titolo: «Sfregiate con l'acido perché poco velate. Proteste a Isfahan: 'Ora fate giustizia' - Altre 60 ragazze sequestrate da Boko Haram»
Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 24/10/2014, a pag. 19, con il titolo"Sfregiate con l'acido perché poco velate. Proteste a Isfahan: 'Ora fate giustizia' ", l'analisi di Vanna Vannuccini; a pag. 19, l'articolo "Altre 60 ragazze sequestrate da Boko Haram".

Donne in Iran
Vanna Vannuccini: "Sfregiate con l'acido perché poco velate. Proteste a Isfahan: 'Ora fate giustizia' "

Vanna Vannuccini
«Fermate la violenza sulle donne! Non si diffonde la virtù con l’acido!». Migliaia di iraniani sono scesi in piazza a Isfahan per protestare contro gli attacchi all’acido contro le donne, ufficialmente quattro o sei, ma secondo diversi siti web iraniani già molti di più. I manifestanti si sono radunati davanti al ministero della Giustizia protestando per il lassismo degli inquirenti. Troveremo e puniremo i colpevoli, hanno assicurato le autorità, ma per i manifestanti «sono menzogne ». Sui social media molti commentano come gli attacchi all’acido restino impuniti mentre i quattro ragazzi che cantavano Happy sono stati identificati e condannati a tambur battente.
Tutto questo mentre i conservatori in parlamento, a dispetto del presidente Rohani che inutilmente ha tentato di fermarli, stanno discutendo una legge che restringerà i confini della liberà personale garantendo la pressoché totale immunità a coloro «che s’impegnano perché abbia corso il bene e sia vietato il male», in altre parole che correggeranno chi viola i codici di comportamento e di vestiario prescritti a loro parere dalla legge coranica. L’hijab, il velo per le donne, è uno dei due pilastri dell’identità rivoluzionaria iraniana e da sempre gli Ansar e Hezbollah in Iran hanno fermato per strada le ragazze con i vestiti stretti e i foulard che lasciavano vedere i capelli. Ma queste hanno continuato a prendersi sempre maggiori libertà e negli ultimi tempi gli interventi censori si sono fatti più rari.
Gli attacchi all’acido a Isfahan sono cominciati tre settimane fa. Soheila Jurkash, 27 anni, aveva fermato la macchina al lato della strada per rispondere a una telefonata della madre, e non si era accorta dei due in motocicletta che si avvicinavano e dal finestrino aperto le gettavano l’acido addosso. Ora ha viso braccia e gambe bruciate. Il ministro della Sanità, che è chirurgo degli occhi, è venuto a visitarla. Un occhio è perduto, per l’altro le possibilità di salvarlo sono venti su cento. Dopo Soheila, i casi sono continuati.
A Zanjan, dove è in visita, Rohani ha ancora una volta criticato la legge in discussione al parlamento: «L’appello alla virtù non spetta a un gruppo di persone che si considerano i difensori della morale. È compito di tutti i musulmani esercitare l’amore e il rispetto per gli altri e per la dignità umana. Il vero male sono la povertà, la disoccupazione e seminare la discordia», ha detto il presidente.
I conservatori sono all’attacco sui “costumi” anche perché costretti a limitare le critiche sull’altro punto che considerano fondante dell’identità rivoluzionaria, l’antiamericanismo, messo in discussione dal negoziato sul nucleare. Finché Rohani continuerà ad avere su questo punto l’appoggio (sia pure con riserva) del Leader supremo Khamenei, sono costretti a tacere. Ma per Rohani la strada è stretta: se la conclusione del negoziato si allontana, con le ricadute positive sull’economia, la sua promessa di rendere l’Iran un paese più libero e più aperto sarà difficile da mantenere. Il presidente ha in mano il governo, ma gli altri centri di potere restano nelle mani dei conservatori. «Che non venga un giorno in cui qualcuno possa condurre il nostro paese sulla strada dell’insicurezza, seminando la discordia e provocando divisioni in nome dell’Islam», ha detto il presidente a Zanjan, ed è sembrato uno scongiuro.
La redazione: "Altre 60 ragazze sequestrate da Boko Haram"

Miliziani di Boko Haram
Gli islamisti di Boko Haram hanno rapito altre decine di studentesse in due villaggi nello stato di Adamawa, nel nordest della Nigeria. Il rapimento, non confermato dalle autorità, è avvenuto meno di una settimana dopo l’annuncio del governo di una tregua con gli islamisti di Boko Haram: l’accordo prevedeva anche la liberazione delle 219 studentesse ancora nelle mani degli islamisti che le rapirono 193 giorni fa. Secondo gli abitanti dei due villaggi, 40 ragazze sono state rapite a Wagga e una ventina a Grata.
Secondo l’agenzia Misna, che cita fonti locali, «un centinaio di uomini a Wagga hanno sparato, bruciato case e negozi. Poi hanno ucciso due uomini e rapito le ragazze». E continuano gli attentati: ieri un’esplosione su un autobus a Bauchi ha ucciso almeno cinque persone.

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