Cari amici,
come forse qualcuno di voi ricorda, sono spesso stato scettico sulla giornata della memoria, ritenendo che fosse diventata per lo più una celebrazione solo formale in cui non si facevano i conti con le complicità vere della Shoà, con le sue radici profonde, ma ci si limitava a proclamare un buonismo generico, oggi superfluo.
Be', mi sbagliavo, devo confessarlo. Ero troppo ottimista. Non è vero che un ricordo, anche all'acqua di rose, della Shoà sia oggi accettato da tutti come un'ovvietà e quindi rischi di essere poco significativo. Non è più così, le cose sono cambiate.
Vi devo riportare un caso, che è solo un esempio e quindi in sé è piccola cosa, ma ha un senso molto più generale, e naturalmente non è stato pubblicato da nessun giornale italiano. E' una faccenda piuttosto semplice. Una parte abbastanza antica e reputata dell'Università di Londra, che insegna arti, design, scienze umane e sociali si chiama Goldsmith's College (http://en.wikipedia.org/wiki/Goldsmiths,_University_of_London). Come tutte le istituzioni universitarie inglesi, anche questa ha un'organizzazione studentesca che dispone di notevole autonomia e fondi.
Bene, l'associazione studentesca del Goldsmith's College aveva ricevuto la settimana scorsa una proposta che partiva dall'idea che "commemorare le vittime dei genocidi, dell'odio razziale e del totalitarismo, e sensibilizzare il pubblico a questi crimini contro l'umanità, è essenziale per sostenere e difendere la cultura democratica e la società civile", chiedeva di organizzare delle manifestazioni intorno alla giornata della memoria della Shoà, del genocidio armeno (24 aprile) e dell'uccisione di milioni di ucraini per fame organizzata dal partito comunista dell'Urss negli anni Venti sotto la direzione di Stalin. Dunque, su suggerimento di Sarah El-Alfy che oggi copre il ruolo di assessore all'educazione (Education officer) dell'associazione, ma prima era responsabile per il gemellaggio con la “Palestina” (guardatela qui, la fotografia parla da sola: http://www.goldsmithssu.org/elections/candidates/sarahelalfy/) il consiglio direttivo dell'associazione ha respinto la proposta con 60 voti contro 1 (http://blog.eretzyisrael.org/post/100368507846/uk-student-union-votes-against-commemorating-holocaust).
Come aveva detto Sarah El Alfy, forse pensando ai trascorsi negazionisti del suo presidente Abbas, celebrare “l'Olocausto” (anche se moderato dall'associazione con Armeni e Ucraini) sarebbe stato “eurocentrico” e addirittura “colonialista”. Capite: ricordare i genocidi è “colonialista”. E sapete perché? L'ha spiegato un partecipante al dibattito: “dato che l'Unione degli studenti di Goldsmith's è antisionista” (che è un'importante affermazione sul piano del diritto, per esempio uno potrebbe dire che la provincia di Avellino è anticinese? O che l'Università di Oxford è nemica dell'Australia? - ma la neutralità delle istituzioni è un concetto troppo liberale per costoro), dato dunque che “l'Unione è antisionista, non può commemorare l'Olocausto” (http://www.breitbart.com/Breitbart-London/2014/10/16/Student-Union-refuses-to-commemorate-the-Holocaust), con il che sono serviti tutti quelli che teorizzano che antisionismo e antisemitismo sono due cose diverse. Se sei antisionista, lo ammettono anche loro, devi essere antisemita. E' pura logica. E dunque, niente commemorazione (http://tab.co.uk/2014/10/15/now-vile-su-refuse-to-commemorate-holocaust-because-its-eurocentric-and-colonialist/). Dimostrazione evidente che mi sbagliavo, che la giornata della memoria un senso ce l'ha, e ccome.
Qualcuno dirà: sono studenti, non importa. Ed è vero, ve l'ho presentato come un esempio. Ma si dà il caso che a una decina di chilometri dal Goldsmith's College, la settimana scorsa, si sia svolta una votazione perfettamente analoga, con le stesse motivazioni e con un risultato non diverso: con 276 voti contro 12 la Camera dei Comuni ha espresso la volontà di riconoscere la “Palestina”, attualmente retta da un governo che è espressione comune di Hamas e di Fatah. In realtà il governo non conta granché perché l'Autorità Palestinese è una dittatura personale di Abbas, eletto presidente nel 2006 per un mandato di quattro anni (più o meno come erano stati eletti Mussolini e Hitler, la prima e unica volta che si era votato davvero). Sapete allora che cosa ha deciso Abbas, il “presidente” che assomma in sé potere esecutivo, legislativo e giudiziario? Che chi vende una proprietà immobiliare a un ebreo sarà punito tassativamente con l'ergastolo (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/186398#.VEZ7n_msVQc). Non so se capite l'enormità. Pensate che ci sia una pena in Italia per chi vende una casa a un protestante o a uno shintoista. Badate, neanche a un tedesco o a un giapponese, che sarebbe comunque un'enormità. La pena è per chi vende casa a qualcun altro appartenente una religione che non piace all'Autorità. E non è una multa, è l'ergastolo.
Questo è il libero “stato di Palestina” che i deputati inglesi vogliono riconoscere. Un posto che adotta regole con un solo precedente illustre: la Germania nazista. Perché si tratta di regole naziste, che i parlamentari britannici (in sostanza i laburisti, perché gli altri si sono astenuti) appoggiano. Come molti loro predecessori appoggiarono a suo tempo, con lo stesso silenzio, le leggi di Norimberga. Per essere appena più concreti, Neville Chamberlain firmò l'accordo di Monaco con Hitler, lasciandogli mano libera sulla democrazia cecoslovacca, alleata della Gran Bretagna, nel 1938. Ma le leggi di Norimberga erano state approvate nel 1935 e nel '38 erano già largamente applicate, si era alla viglia della notte dei cristalli. Ma Chamberlain non ebbe vergogna a parlar bene di Hitler, ad essere fiero di accordarsi con lui come i parlamentari inglesi non hanno avuto vergogna di esaltare la “Palestina” come lo “stato” di cui c'è assolutamente bisogno per la pace in Medio Oriente.
Insomma, quella storia, quella che al Goldsmith's college non si vuole ricordare perché sarebbe “colonialista” farlo, non è affatto finita, solo che oggi non la proseguono i tedeschi, ma gli islamisti per cui probabilmente Sarah El-Alfy nutre simpatie. E la maggior parte dei politici e dei media europei condivide o si dichiara neutrale, come allora. Per questo non vogliono farci ricordare: quel che si rimuove è più facile da ripetere.
Ugo Volli