La storia di un budino
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
a destra una confezione
del budino israeliano Miki
Cari amici,
una delle cose più tristi per chi cerca di difendere Israele contro la grande maggioranza dei media e dei politici che lo osteggiano non solo nel Terzo Mondo e nei paesi arabi è dover constatare che c'è in Israele e nel mondo ebraico una minoranza, piccola ma ostinata e priva di scrupoli che lavora esattamente nel senso opposto, per diffamare e possibilmente danneggiare Israele in ogni modo possibile, senza riguardi per la verità o per il buon senso.
Non sto parlando dei nemici interni espliciti e dichiarati, come quella deputata araba Zoabi che ogni giorno si inventa una trovata per cercare di danneggiare il paese che dovrebbe rappresentare (l'ultima è stata la dichiarazione di ieri che l'Esercito israeliano sarebbe peggio dell'Isis: http://www.jewishpress.com/news/arab-mk-zoabi-compares-israel-with-isis/2014/10/20/ ), sforzandosi di essere degna erede di Azmi Bishara, quel suo compagno di partito, parlamentare anche lui, che è scappato quando ha saputo di essere sotto inchiesta per aver fornito in piena guerra a Hezbollah informazioni segrete (http://en.wikipedia.org/wiki/Azmi_Bishara ). Qui non c'è tradimento, solo guerra civile. Gente come questa non si sente affatto israeliana, sono anzi esplicitamente nemici di Israele e del suo popolo, che sfruttano le garanzie democratiche dello stato ebraico per combatterlo.
Se in Italia durante il terrorismo altoatesino o delle BR o in Gran Bretagna durante la guerriglia irlandese o in Spagna durante quella basca qualche deputato si fosse comportato come la Zoabi, avrebbe perduto subito l'immunità parlamentare e sarebbe finito in galera. Ma Israele, accusato di essere “uno stato di apartheid, ha sempre lasciato ampia libertà di azione a questa gente, soprattutto a causa delle scelte della corte suprema.
No, parlo piuttosto degli israeliani di origine ebraica di estrema sinistra e dei loro simili con altri passaporti. Per esempio di quelle 300 “personalità” che di recente hanno scritto una lettera al parlamento inglese per incoraggiarlo al riconoscimento dello “stato palestinese”, incurante degli sfracelli che verrebbero se si realizzasse (http://maki.org.il/en/?p=2985 ), di quei professori di università israeliane che hanno pubblicato appelli per il loro stesso boicottaggio (http://boycottisrael.info/content/boycott-stands-dr-neve-gordon-bds-and-against-oppression ), a quel presidente di una importante ong che ha chiesto ancora una decina di giorni di fa di “restituire” alla Siria, coi risultati immaginabili. E naturalmente dei soliti noti, Pappé e Sand, Chomski e Butler, Soros e i loro piccoli imitatori italiani.
In testa a tutti, quello che si presenta come il “più autorevole” giornale israeliano, Haaretz, che ha editorialisti che spiegano come i palestinesi fanno bene a cercare di ammazzare i “coloni” e si augurano la sconfitta dell'esercito israeliano. E' una speciale tragedia del popolo ebraico di aver generato nemici dal suo seno anche nei momenti in cui era necessaria la massima unità: i Trotski e i commissari del popolo ebrei che fecero il possibile per distruggere l'ebraismo russo ben prima del nazismo, gli Otto Weininger che si fecero ammirare da Hitler, le Weil che in piena Shoà studiavano come eliminare l'ebraismo dalla Francia, il New York Times che fece il possibile per ignorare il carattere specificamente antiebraico delle stragi naziste, le Arendt che giustificarono gli assassini nazisti incolpando i dirigenti ebraici, le lobby che si batterono contro il riconoscimento di Israele, quelle che sostennero in ogni occasione il terrorismo palestinese.
Certo, vi sono delle differenze, non bisogna confondere i “diversamente sionisti” di sinistra che fanno i consiglieri strategici più o meno occulti dell'Autorità Palestinese con gli ultrortodossi Naturei Karta che appoggiano Hamas e l'Iran, i giornalisti che ostentano “neutralità” coi comici che guadagnano il pane facendo la caricatura dei rabbini e ostentando amicizia con i terroristi. Ma se non è zuppa è pan bagnato; resta la tragedia dei nemici in famiglia, naturalmente apprezzati e onorati e amplificati dalla stampa europea e dai “progressisti” in genere. Ma oltre alla tragedia c'è la commedia.
Di recente la solita Haaretz ha rilanciato con grande clamore l'istituzione di un gruppo Facebook intitolato “Olim le Berlin” (immigrati a Berlino), in cui si propone ai giovani israeliani di traferirsi a Berlino, perché lì, non scherzo, il budino al cioccolato (nel gergo dei giovani israeliani, il Milky) costa meno (http://moked.it/blog/2014/10/20/oltremare-ritorno-a-berlino/ ). Naturalmente il prezzo del Milky è solo l'esempio di un certo aumento dei prezzi al consumo. Ma Israele continua a essere mediamente più economico dell'Europa, come sanno non solo i turisti, ma anche i numerosi immigranti veri che vi arrivano certamente per fuggire l'antisemitismo ma anche per trovare un panorama economico migliore.
La disoccupazione è nettamente inferiore all'Europa, ai limiti fisiologici, la ricchezza diffusa è superiore a quella media europea (http://www.timesofisrael.com/israelis-as-rich-as-most-europeans-report/ ). Ma il gruppo (anonimo) del Milky è stato rilanciato da Haaretz, ha convocato una manifestazione a Tel Aviv, andata naturalmente semideserta (http://www.jpost.com/Israel-News/Record-low-emigration-numbers-supported-by-underwhelming-Milky-Protest-attendance-378897 ), è stato ripreso dai giornali di mezzo mondo (http://80.241.231.25/ucei/Viewer.aspx?Mode=S&ID=2014101728613233 , http://80.241.231.25/ucei/Viewer.aspx?Mode=S&ID=2014101728606383 ), sotto il concetto “i giovani israeliani, disperati dal futuro in Israele scelgono Berlino”, Berlino, la capitale di Hitler, il luogo che racchiude tanto dolore e tanti fantasmi ebraici, sarebbe meglio di Tel Aviv per gli ebrei.
C'è un piccolo problema: non è vero. L'emigrazione da Israele è ai minimi storici (http://www.timesofisrael.com/israeli-emigration-rates-at-all-time-low/ ), anzi vi è un consistente saldo attivo fra immigrazione, emigrazione, ritorno di israeliani che sono andati a trascorrere un periodo all'estero, per esempio per ragioni di studio o di lavoro (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/186240#.VEYLlvmsVQd ). E allora? Perché raccontare queste storie? Perché un giornale che si pretende autorevole come Haaretz, non ospita solo le sparate di Amira Hass e di Gideon Levy (odio vero da tragedia) ma anche questa buffonata del budino al cioccolato, che non ha nessuna base fattuale? Ve lo immaginate che cosa si dovrebbe fare in Italia, con la crisi economica, la disoccupazione giovanile, l'aumento delle tasse che viviamo e l'emigrazione vera dei giovani migliori, che tutti quelli che vivono in università conoscono bene? Altro che Milky...
E però non si parla di questo a proposito dell'Italia o dell'Europa, ma di Israele. La ragione è una sola, “la calunnia è un venticello”, che diventa “un colpo di cannone”, come dice Don Basilio nel “Barbiere”. O in termini goebbelsiani, una bugia ripetuta abbastanza e senza vergogna viene percepita come vera.
E che questo accade con pertinacia su bufale ridicole come il Milky spiega molte cose sul funzionamento della stampa israeliane, di quella europea e anche di quella minuscola ma ostinata e maligna minoranza di ebrei che odiano Israele.
Ugo Volli