Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 21/10/2014, a pag.21, con il titolo "Via da Auschwitz l'opera d'arte italiana 'non è in sintonia con il museo' ", la cronaca di Gabriele Isman. La storia del Padiglione italiano ad Auschwitz è luna e penosa, IC l'ha affrontata anni fa. Il Padiglione venne realizzato negli anni in cui la Polonia era una 'Repubblica democratica', definizione che sottointendeva comunista. L'Italia si era adeguata, creando un Padiglione che in realtà non riguardava lo sterminio degli ebrei italiani, se non in minima parte qualche accenno ai numeri e a una citazione di Primo Levi. Tutto il resto era un inno al comunismo, al PCI. Liberatasi dal comunismo la Polonia ha accettato la proposta di ristrutturazione, dopo un lungo lavoro diplomatico e politico di Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica romana.
La cronaca di Isman ne riferisce gli sviluppi.
Questa la buona notizia. La cattiva, riguarda il monumento-propaganda che invece di andare al macero, è richiesto da diverse città italiane, il virus comunista è duro da sconfiggere, richiederà ancora almeno una generazione.
L'ingresso Il Padiglione italiano Riccardo Pacifici
AUSCHWITZ- Via l'installazione italiana da Auschwitz perché non corrisponde ai criteri pedagogici e illustrativi indicati negli ultimi anni dalla direzione del museo dell'ex campo di concentramento polacco. Entro il 30 novembre l'Associazione nazionale ex deportati rimpatrierà l'installazione che fu inaugurata nel 1980 e a cui lavorarono su richiesta dell'Aned tra gli altri Primo Levi, Lodovico Barbiano di Belgiojoso, Nelo Risi, Luigi Nono e Pupino Samonà: troppo opera d'arte quella spirale, con simboli politici come la falce e il martello non graditi nemmeno al governo polacco che ha avallato la scelta della direzione per rimuoverla. E mentre l'Aned, come conferma anche la consigliera Grazia Di Veroli, è già in trattative per portare altrove l'installazione (la Regione Toscana e le città di Torino e Bergamo la vorrebbero ) , sarà Palazzo Chigi a indicare come procedere per non perdere quelle stanze nel blocco 21 che altri Paesi ( l'Ucraina, per esempio ) vorrebbero all'interno del museo di Auschwitz.
Dalla Polonia—dove ha accompagnato il sindaco Ignazio Marino e 144 studenti romani nel tradizionale Viaggio della Memoria organizzato dal Campidoglio —è stato Riccardo Pacifici, presidente della comunità ebraica romana, a ringraziare il sottosegretario Graziano Del Rio, incaricato di risolvere il problema. «Con la mediazione del governo —ha detto Pacifici — si è trovata la soluzione per quel memoriale che, a parte una scritta di Primo Levi, nulla racconta della deportazione italiana. Ora sarà possibile costruire un comitato con l'Unione delle comunità ebraiche italiane per sviluppare un'opera di narrazione sul modello di quelle che vediamo qui per altri Paesi come la Francia». E anche Marino ha chiesto che il museo della Shoah che nascerà a Villa Torlonia tragga ispirazione da quel padiglione, magari anche con i contributi degli studenti che in 20 anni hanno partecipato ai Viaggi della Memoria.
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