Pubblichiamo la testimonianza di un nostro lettore sulla persecuzione degli ebrei in Italai durante la Shoah. L'Italia solo in piccola parte ha fatto i conti con il proprio passato, e grazie a luoghi comuni come quello "italiani brava gente" si è a lungo lavata la coscienza.
Ecco la lettera:
Non riguarda propriamente l'episodio del ghetto romano, ma una mia compagna di classe, anzi, di banco, alla scuola di suore maltesi a Firenze, dove eravamo sfollati io e la mia famiglia. Ero in seconda elementare e i miei mi avevano messo in quella scuola perché, essendo scuola privata, ero esente dall'iscrizione alla famigerata "Gil". La mia compagna di banco si chiamava Esmeralda Segre. Lo dissi a casa. Mio padre mi disse di stare molto attento a non dire il cognome, perché si poteva capire che fosse ebrea. Un giorno vennero a prenderla in classe due tizi vestiti di grigio e con dei cappelli neri, che la mia compagna mostrò di conoscere. La presero e la portarono via. Non la rividi mai più: a tutt'oggi non riesco ancora a capire se fossero effettivamente due suoi parenti (vedo che molti ebrei portano il cappello invece della Kippah), o se fossero invece due funzionari o del PNF o della Gestapo. Io prego ancora che si fosse salvata e viva ancora in qualche angolo del mondo, sia pure sotto nome fittizio.
Shalom
Lettera Firmata