Riprendiamo dal LIBERO di oggi, a pag. 12, con il titolo "Il pericolo per noi arriva dalla Libia", l'intervista di Chiara Giannini al capo di Stato Maggiore della Difesa Luigi Binelli Mantelli.
Chiara Giannini Luigi Binelli Mantelli
Non più operazioni “nazionali”, ma missioni comuni, che abbiano l'unico obiettivo di garantire la sicurezza dell'Europa e dei suoi Stati membri. Con forze armate non solo finalizzate a proteggere un Paese, ma a “pensare” e operare in modo unitario. Come sta accadendo per Frontex Plus e Triton, le missioni che supporteranno e integreranno Mare Nostrum e che vedono un intervento (finalmente) europeo. Il Capo di Stato Maggiore della Difesa, ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, ne è convinto e lo ha detto ieri a Firenze, nel corso della riunione informale del Comitato Militare dell'Ue, che rientra nell'ambito delle attività connesse con il semestre di presidenza italiano dell' Unione Europea.
Ammiraglio, dopo Mare Nostrum arrivano altre operazioni. Che ci dobbiamo aspettare? «Prima di tutto bisogna fare un bilancio dell'operazione Mare Nostrum. I numeri parlano chiaro: in un anno di attività la Marina, con l'aiuto di altre forze armate, ha tratto in salvo quasi 200mila persone. Abbiamo arrestato più di 300 trafficanti di morte e fermato 5 navi madre. Devo dire che Frontex è solo una parte del problema, che significa controllare le frontiere esterne dell'Ue. Accanto a questo c'è la parte militare che è la sorveglianza perché oggi, con tutte le crisi che ci circondano, il Mediterraneo è anche veicolo di possibili problemi. In un momento di grande instabilità e in presenza di minacce sempre imprevedibili e complesse per l'ordine mondiale, l'Ue ha il potenziale e la legittimità a svolgere un ruolo chiave come fornitore di sicurezza anche mondiale. Credo che l'Europa potrebbe e dovrebbe fare molto di più di quanto non faccia. La sua posizione, nei confronti del Medio Oriente e del Nord Africa (Libia in particolare), e verso le crisi ucraina e sulla questione dell'autodichiarato stato islamico è chiara. Abbiamo però tutti bisogno di perseguire con forza la creazione di nuovi strumenti, sia politici, finanziari che operativi, al fine di garantire l'esecuzione delle operazioni militari in modo sostenibile, rapido ed efficace».
Qual è la finalità di questo incontro? «Abbiamo sviluppato un discorso di continuità nel progresso del rafforzamento della sicurezza e difesa europea attraverso un processo che deve essere per piccoli passi, ma che riteniamo oggi che debbano essere significativi o più veloci, perché il mondo cammina e la storia non aspetta. Vediamo quali saranno i problemi da affrontare assieme».
C'è preoccupazione per la crisi in Medio Oriente e Nord Africa? «Queste crisi che vediamo attorno all'Europa sono crisi per molti aspetti interconnesse. Siamo fortemente preoccupati della situazione in Libia perché è una situazione di non governabilità che potrebbe portare a influssi negativi da parte di organizzazioni terroristiche e criminali».
Si parla, per l'Italia, di rischio terrorismo e di possibili attacchi che sarebbero stati sventati in alcune città. C'è pericolo? «Attraverso il lavoro efficace di tutte le realtà devo dire che in Italia il pericolo immediato non c'è o comunque è molto basso. Questo si è ottenuto tenendo alta la guardia sia all'interno che all'esterno del nostro Paese».
Girone è ancora in India, Latorre a casa, ma che state facendo per i due marò? «In questo momento è opportuno mantenere un certo riserbo perché si stanno sviluppando azioni che lo richiedono. Certamente la scadenza di gennaio porterà a una accelerazione di un lavoro della diplomazia italiana».
Sulla vicenda marò il governo non parla. Ma la stampa indiana riporta della trattativa per una «soluzionecondivisa». Di cosa si tratta? «Non è di mia competenza e quindi mi permetto di non rispondere».
Per inviare la propria opinione a Libero, telefonare 02/999666, oppure cliccare sulla e-mail sottostante